Hamas ha accettato una proposta di accordo che prevede un cessate il fuoco temporaneo e il rilascio di ostaggi. L’annuncio è stato fatto dal Qatar. Ora si attende la risposta di Israele.
Il cessate il fuoco durerebbe sessanta giorni, durante i quali verrebbero scambiati un numero ancora non definito di prigionieri e ostaggi, oltre al riposizionamento delle forze israeliane e a un aumento degli aiuti umanitari diretti a Gaza, secondo quanto dichiarato dal portavoce del ministero degli Esteri qatariota Majed bin Mohammed Al Ansari, che ha commentato: «La risposta di Hamas è stata molto positiva e si allinea in gran parte a quanto precedentemente approvato dalla parte israeliana, ma la mediazione è ancora in attesa di una risposta ufficiale da Israele». Hamas avrebbe concordato sul novantotto per cento di quanto accettato da Israele, ha precisato Ansari, e sarebbe d’accordo a una conclusione definitiva della guerra.
Ma la strada per arrivare alla pace a Gaza è ancora lunga: se si raggiungesse un’intesa tra Israele e Hamas, seguirebbe comunque una fase dedicata alla discussione sull’attuazione dell’accordo.
«Se non si raggiungesse un accordo ora, tutti si troverebbero di fronte a una catastrofe umanitaria senza precedenti; lo Stato del Qatar prosegue i suoi sforzi in collaborazione con la Repubblica Araba d’Egitto, gli Stati Uniti d’America e altre attori internazionali per spingere verso un cessate il fuoco e l’ingresso di aiuti umanitari» ha poi aggiunto il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar.
Non si sa ancora se l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff abbia intenzione di andare al Cairo o a Doha per ulteriori negoziati, sebbene le comunicazioni siano in corso, secondo Ansari. L’ultima volta che Witkoff è stato a Doha, è tornato in America dichiarando che Hamas non voleva porre fine ai combattimenti: «Hamas mostra chiaramente una mancanza di desiderio di raggiungere un cessate il fuoco a Gaza», aveva postato su X a luglio, aggiungendo che «mentre i mediatori hanno compiuto un grande sforzo, Hamas non sembrava né coordinato né agire in buona fede». Witkoff aveva poi concluso dicendo che sarebbero state valutate «alternative per riportare a casa gli ostaggi e cercare di creare un ambiente più stabile per la popolazione di Gaza».
Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato il 18 agosto su Truth: «Vedremo il ritorno dei restanti ostaggi solo quando Hamas verrà affrontato e distrutto. Quanto prima ciò avverrà, tanto maggiori saranno le probabilità di successo».
Anche l’ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee, ha espresso scetticismo sulla possibilità di raggiungere un accordo con Hamas dicendo «io vorrei essere ottimista, ma sono anche consapevole di chi abbiamo di fronte» durante un evento dell’American Jewish Congress il 19 agosto. «Qui non stiamo trattando con uno Stato nazionale, e non stiamo trattando con persone onorevoli», ha poi precisato l’ambasciatore americano, «qui stiamo trattando con dei selvaggi, e questi sono selvaggi che hanno compiuto le cose più orribili nei confronti di altri esseri umani». Huckabee ha poi ribadito la posizione statunitense secondo cui Hamas non possa rimanere al potere a Gaza: «Hamas non ha futuro a Gaza: non potrà né rimanere né assumere alcun ruolo di governo».