Benjamin Netanyahu difende la decisione di occupare militarmente la Striscia di Gaza, sostenendo che Israele «non ha altra scelta se non quella di portare a termine il compito e di sconfiggere definitivamente Hamas». Nel corso di una conferenza stampa nella serata di domenica 10, Netanyahu ha delineato gli obiettivi della prossima offensiva militare a Gaza e ha dichiarato di voler contrastare una «campagna mondiale di falsità», mentre si intensificano le critiche sulle condizioni umanitarie nell’enclave.
«Il nostro obiettivo non è occupare Gaza. Il nostro obiettivo è liberare Gaza, sottraendola ai terroristi di Hamas – ha affermato Netanyahu. Sarà creata una zona di sicurezza lungo il confine di Gaza con Israele per impedire future infiltrazioni terroristiche. Sarà istituita un’amministrazione civile a Gaza che aspiri a convivere in pace con Israele. Questo è il nostro progetto per il periodo successivo alla caduta di Hamas». Il primo ministro israeliano ha poi precisato che esiste un «programma temporale piuttosto ristretto» per gli sviluppi futuri a Gaza, elencando le sue cinque condizioni per porre fine al conflitto: Hamas deve essere disarmato, tutti gli ostaggi devono essere liberati, e Gaza deve essere completamente smilitarizzata, con l’esercito israeliano che mantenga un «controllo di sicurezza prevalente» sul territorio e un’amministrazione civile non israeliana – diversa, però, sia da Hamas sia dall’Autorità palestinese – che assuma la gestione di Gaza. «Con questo intendo un’amministrazione civile che non educhi i suoi bambini al terrorismo, che non paghi i terroristi e che non lanci attacchi terroristici contro Israele» ha dichiarato Netanyahu. «Dato il rifiuto di Hamas di deporre le armi, Israele non ha altra scelta che portare a termine il lavoro e di sconfiggere definitivamente Hamas».
Parlando ai giornalisti Netanyahu ha incolpato Hamas di molti problemi a Gaza, inclusi i decessi tra i civili, la distruzione delle infrastrutture e l’incapacità di far arrivare gli aiuti a chi ne ha bisogno. Numerose organizzazioni estere hanno espresso preoccupazioni di carestia nella Striscia di Gaza. Netanyahu ha affermato di stare valutando la possibilità che il suo governo intenti una causa contro il New York Times, dopo che il giornale ha recentemente utilizzato in copertina la foto di un ragazzo palestinese affetto da paralisi cerebrale, suggerendo che la sua fragilità fosse dovuta alla denutrizione nella Striscia di Gaza anziché alla sua condizione medica. Il giornale ha poi pubblicato una rettifica.
Il primo ministro israeliano ha poi spiegato che il suo programma temporale ristretto per l’operazione militare deriva dal desiderio di «porre fine al conflitto» in tempi brevi, il che implica colloqui con gli Stati Uniti «su misure aggiuntive». Ma senza restare con le mani in mano: Israele, ha detto Netanyahu, sta designando corridoi sicuri, creando nuovi punti di distribuzione degli alimenti, precisando che Israele prevede di aumentare i lanci aerei di aiuti. Il tutto «senza consentire a Hamas di saccheggiarli». Dopo aver subito diverse critiche per non aver permesso un maggiore accesso ai giornalisti stranieri a Gaza, Netanyahu ha dichiarato che l’esercito israeliano consentirà l’ingresso a un numero maggiore di reporter nella Striscia. «C’è un problema di sicurezza – ha detto Netanyahu – ma credo che possa essere gestito in modo responsabile e prudente per preservare la vostra incolumità».