I capi palestinesi stanno seriamente considerando la possibilità di trasformare l’Autorità Nazionale Palestinese in uno Stato e di dichiararlo, unilateralmente, tale all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York nel settembre 2025. Lo hanno dichiarato alti funzionari dell’Autorità Nazionale Palestinese al quotidiano qatariota Al-Arabi Al-Jadeed, che è considerato uno dei portavoce del governo del Qatar. Un alto funzionario palestinese ha dichiarato che il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, dovrebbe rilasciare la dichiarazione previa dichiarazione costituzionale preliminare da parte della presidenza palestinese. Inoltre sarà necessario fissare una data precisa per le elezioni del Consiglio Nazionale Palestinese. La dichiarazione costituzionale, che sarà pubblicata da Abbas, definirà i confini, il carattere, il contenuto e il quadro costituzionale dello Stato fino all’approvazione della Costituzione palestinese.
Quanto alle elezioni per il Consiglio Nazionale, l’organismo che rappresenta il “Parlamento” palestinese, l’alto funzionario palestinese ha chiarito che si terranno una sola volta e che non si terranno ulteriori elezioni, nemmeno per il Consiglio Legislativo. Ha osservato che è possibile che l’annuncio della trasformazione dell’Autorità Nazionale Palestinese in Stato venga fatto anche prima della data delle elezioni per l’Autorità Nazionale Palestinese, che, secondo la dichiarazione di Abbas, sono previste entro la fine dell’anno.
Per quanto riguarda la tempistica, la stessa fonte ha osservato che la questione era stata discussa già nel 2015, ma era stata congelata da Abbas, senza specificarne le ragioni; quindi, tornare sulla questione ora servirebbe a trarre vantaggio dall’improvvisa ondata internazionale favorevole al riconoscimento dello Stato di Palestina, nonché a rispondere alla strategia di annessione della Cisgiordania da parte di Israele. «Perché aspettare che Israele dia esecuzione alle proprie minacce e annetta effettivamente la Cisgiordania, quando non rimane quasi nulla dell’accordo interinale [gli Accordi di Oslo, ndr]?» ha commentato il funzionario palestinese, secondo il quale la risoluzione si fonderebbe su una base giuridica di quattro importanti risoluzioni Onu: la Risoluzione 181 sulla Partizione, le Risoluzioni 242 e 338 del Consiglio di Sicurezza, la risoluzione dell’Assemblea Generale che ha riconosciuto lo Stato di Palestina come Stato osservatore presso le Nazioni Unite, e la Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza che ha dichiarato illegali gli insediamenti. Si baserebbe inoltre sul riconoscimento di uno Stato palestinese da parte di 149 Paesi, che potrebbero raggiungere quota 160 entro la fine dell’anno.
A livello politico l’obiettivo di questa iniziativa è realizzare l’idea di uno Stato palestinese, mantenere l’unità del territorio palestinese e la sovranità geografica e politica su di esso, e impedire la separazione della Striscia di Gaza o l’intervento esterno nei suoi affari, non lasciando così il potere di fatto nelle mani del governo israeliano.
Fonti politiche a Gerusalemme sentite da Epoch Israele, affermano che Israele starebbe monitorando gli sviluppi della questione e che questa non sarebbe ancora una decisione definitiva da parte di Abbas, il quale – ragionano a Gerusalemme – comprende bene che si tratterebbe di una grave violazione degli accordi di Oslo, e che un passo unilaterale del genere comporterebbe una dura risposta da parte di Israele. Che, fra l’altro, ha già deciso di usare il pugno duro contro Hamas occupando tutta Gaza. Fonti di alto livello della sicurezza israeliana, affermano inoltre che al momento non esisterebbe un largo consenso palestinese su questa idea di Abbas, da parte di tutte le fazioni palestinesi guidate da Hamas.