L’ambizioso programma di Donald Trump ha incontrato un susseguirsi di ordinanze e decisioni varie, da parte dei tribunali inferiori, che lo stanno rallentando. Molte di queste sono state contraddette dalla Corte Suprema federale, che negli Stati Uniti svolge anche le funzioni della nostra corte costituzionale, e le cui decisioni sono interpretazioni definitive della norma in oggetto. E che hanno sempre forza di legge, come in tutti i sistemi giudiziari anglosassoni.
Il presidente degli Stati Uniti, in pochi mesi, ha già raccolto diverse vittorie in Corte Suprema, il che fa nascere diversi interrogativi sulla ratio secondo cui i giudici di grado inferiore che si oppongono al suo programma politico hanno gestito i procedimenti. Queste decisioni sono giunte per lo più attraverso quello che è noto come il “docket di emergenza” o “shadow docket”: un insieme di appelli più urgenti che la Corte Suprema degli Stati Uniti spesso risolve rapidamente (per ovvi motivi) e senza udienze. In questi casi, la Corte Suprema talvolta emette sentenza senza fornire motivazioni.
L’amministrazione Trump ha ottenuto un successo notevole presso l’Alta Corte, “vincendo” in 14 dei 18 appelli sui quali i giudici si sono pronunciati. Finora, la Corte Suprema ha consentito a Trump di bloccare le spese in vari dipartimenti, di rimuovere burocrati di alto livello e dipendenti in prova, e di procedere con misure di emergenza sull’immigrazione. La sua vittoria più significativa è arrivata probabilmente a giugno, quando i giudici si sono pronunciati contro l’applicazione delle ingiunzioni a livello nazionale, un sistema che aveva permesso di fermare molte politiche dell’amministrazione Trump su scala nazionale, anziché limitarsi alle parti coinvolte nel caso specifico.
Tuttavia, le vittorie di Trump finora sono state relativamente circoscritte, perché i giudici si sono astenuti dal prendere decisioni definitive sulla legalità delle politiche presidenziali. «La maggior parte delle contestazioni alle politiche all’Amministrazione non sono arrivate, nel merito, alla Corte. Quindi non abbiamo un’idea chiara di quanta parte del programma del Presidente sosterrà» la Corte Suprema, ha dichiarato a Epoch Times Usa David Super, professore di diritto alla Georgetown University.
In alcuni casi, i giudici supremi (che attualmente sono in maggioranza di nomina repubblicana) si sono pronunciati contro l’amministrazione Trump, in casi di espulsione di clandestini. Il giudice supremo Samule Alìto è uno dei molti che mette in discussione l’autorità dei tribunali inferiori di bloccare le politiche del Presidente. In sintesi, analogamente a quanto sta succedendo ora in Italia, anche negli Stati Uniti è in atto un durissimo scontro tra potere giudiziario e potere esecutivo, mentre il potere legislativo risulta a malapena visibile, sbiadito, sullo sfondo. La differenza tra Italia e Stati Uniti è che negli Usa anche il potere esecutivo è emanazione diretta della volontà popolare, che esprime una figura – il presidente – che è al tempo stesso capo del governo e “capo dello Stato”. Ovvio quindi come il Presidente e il Governo in America siano molto più forti e molto più indipendenti (dai partiti) che nel nostro Paese.