Washington chiede la fine dei massacri in Siria

di Redazione ETI/Epoch Israele
21 Luglio 2025 7:07 Aggiornato: 21 Luglio 2025 7:07

Nella provincia di Sweida regna un silenzio teso, dopo che il ministero degli Interni siriano ha annunciato l’evacuazione dei militanti beduini dalla zona, confermata anche dai capi tribù, che hanno annunciato di aver ritirato il loro popolo. Nella serata del 19 luglio, il portavoce degli Interni siriano, Nour al-Din al-Baba, ha dichiarato all’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana che a seguito degli intensi sforzi del ministero degli Interni per attuare l’accordo di cessate il fuoco «tutti i combattenti tribali sono stati evacuati dalla città di Sweida e gli scontri nei quartieri della città sono cessati».
Secondo quanto riportato dal canale di informazione siriano Al-Akhbariya, anche il Consiglio siriano delle tribù e dei clan ha annunciato il ritiro di tutti i propri combattenti dalla città, «in conformità con le istruzioni della presidenza siriana per l’attuazione del cessate il fuoco».

In commento agli eventi, il ministro degli Esteri americano Marco Rubio ha definito «un disastro» quanto sta accadendo nella provincia di Sweida, e ha invitato il governo siriano a perseguire tutti i responsabili delle «atrocità» che vi hanno avuto luogo.
In una dichiarazione pubblicata su X, ha Rubio scritto: «Negli ultimi tre giorni, gli Stati Uniti hanno seguito da vicino Israele, Giordania e le autorità di Damasco in merito ai pericolosi e difficili sviluppi nella Siria meridionale. Gli stupri e i massacri contro persone innocenti che stanno continuando devono cessare. Se le autorità di Damasco vogliono preservare la possibilità di una Siria unita e stabile, libera dal controllo dell’Isis e dell’Iran, devono contribuire a porre fine a questo disastro utilizzando le proprie forze di sicurezza per impedire all’Isis e ad altri jihadisti violenti di entrare nella regione e commettere massacri. Devono assicurare alla giustizia tutti i responsabili delle atrocità, compresi quelli all’interno delle loro stesse fila. Inoltre, gli scontri tra gruppi drusi e beduini all’interno della provincia devono cessare immediatamente».

In precedenza, l’inviato statunitense in Siria, Tom Barrack, aveva chiesto l’immediata cessazione delle ostilità: «La decisione del presidente Trump di revocare le sanzioni è stata un passo di principio, che ha offerto al popolo siriano l’opportunità di superare anni di sofferenze e atrocità inimmaginabili. La comunità internazionale si è ampiamente schierata a sostegno del giovane governo siriano e osserva con cauto ottimismo il suo tentativo di abbandonare un’eredità di dolore per un futuro di speranza. Tuttavia, questa fragile aspirazione è ora offuscata da un profondo shock, poiché gli atti brutali delle fazioni in guerra sul campo minano l’autorità del governo e interrompono qualsiasi parvenza di ordine. Tutte le fazioni devono deporre immediatamente le armi, cessare le ostilità e abbandonare i cicli di vendetta tribale».

L’agenzia di stampa Sana ha riferito che ieri si è tenuto un incontro tra Barak e il ministro degli Esteri siriano Asad al-Sheibani e il Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi. I tre hanno discusso della situazione in Siria e delle modalità per rafforzare il cessate il fuoco. Durante l’incontro, Barak e Safadi, lui stesso druso, hanno ribadito il sostegno al cessate il fuoco e agli sforzi del governo siriano per attuarlo; Safadi e Barak hanno inoltre «concordato misure concrete volte a sostenere la Siria nell’attuazione dell’accordo, garantendone la sicurezza e la stabilità, proteggendo i civili e assicurando la sovranità dello Stato e lo stato di diritto in tutta la Siria». Tra le misure concordate, il rilascio dei detenuti di tutte le parti, gli sforzi di riconciliazione comunitaria nella regione, il rafforzamento della pace civile e la fornitura di aiuti umanitari.