Da alcuni mesi in Cina stanno tornando alla luce antiche statue rupestri di Buddha, che negli anni Cinquanta furono sommerse per ordine del Partito comunista cinese per realizzare bacini idrici e dighe.
Chi conosce il modus operandi del regime cinese, sa che questo è solo uno dei sistemi coi quali il partito al potere ha sistematicamente cancellato la cultura tradizionale cinese, in ogni sua forma ed espressione.
Dall’inizio di luglio, i media cinesi segnalano l’emergere di un complesso di sculture di Buddha risalenti alla dinastia Song (960-1279) lungo le sponde del bacino artificiale di Yutan a Chongqing, che occupa la parte superiore del fiume Yangtze, nella Cina meridionale, considerata culla della civiltà cinese.
Le sculture sono disposte all’interno di una parete rocciosa alta circa tre metri e larga sei, comprendono 27 statue di Buddha racchiuse in sei nicchie.
Deng Qibing, responsabile della ricerca presso l’Istituto di Ricerca sulle incisioni rupestri di Dazu, ha spiegato che nel distretto di Dazu, nel quale si trova la diga, dall’inizio della primavera le precipitazioni sono state inferiori al normale, facendo sì che il livello dell’acqua si abbassasse, rivelando le statue. Il bacino è stato costruito nel 1959 e ampliato nel giugno 2007.
Nei mesi precedenti, lungo il fiume Yangtze e il fiume Giallo erano riemerse altre due serie di statue antiche, anche questa raffiguranti Buddha.
A giugno, sempre a causa dell’abbassamento del livello dell’acqua, ne sono ricomparse oltre venti, un tempo facenti parte del Tempio di Foji. Nel 1974 il tempio era stato sommerso per realizzare il lago artificiale di Shufangba a Anyue, nella provincia di Sichuan. Durante la stagione secca le teste delle statue emergevano quasi ogni anno, ma dagli anni ’20, per alcuni mesi e in diverse occasioni, emergono completamente.
E a maggio, nella provincia di Henan, a causa dello stesso fenomeno sono apparse statue simili nelle grotte di Qianzui, nel lago artificiale di Duofeng nella contea di Qi a Hebi, lungo il Fiume Giallo, altra culla della civiltà cinese. Si ritiene che le statue delle grotte di Qianzui siano state scolpite durante il periodo dei Wei orientali (534-550). Per secoli e fino alla metà del XX secolo, erano visibili lungo le sponde dei fiumi, finché Mao Zedong, capo del partito comunista cinese, fece costruire il bacino idrico di Duofeng, sommergendole.
L’Amministrazione delle Riserve culturali e del turismo della contea di Qi ha spiegato che la prolungata permanenza nell’acqua ha corroso le statue facendo sparire diverse teste e mani.
Sotto la dittatura di Mao – durata fino alla sua morte nel 1976 – sono iniziati i progetti per la conservazione dell’acqua su larga scala, costruendo numerosi bacini idrici, mettendo in atto i propositi secondo cui: «Lottare con il cielo è una gioia infinita, lottare con la terra è una gioia infinita e lottare con l’umanità è una gioia infinita». Secondo il comunismo, preservare e tramandare la cultura tradizionale è contraria alle politiche di uno Stato rivoluzionario.
Wang He, osservatore degli affari cinesi che vive negli Stati Uniti, spiega che molte di queste strutture sono state costruite vicino a famosi siti storici e antichi luoghi religiosi sacri della Cina, come i monti Wudang.
«Molti siti storici e statue antiche, tra cui le statue del Buddha di Anyue, nel Sichuan, molto famose, sono state sommerse dall’acqua dei bacini. È un fenomeno molto comune in tutto il Paese».
Ha osservato inoltre che gran parte di questi progetti non ha contribuito in modo significativo alla produzione di energia idroelettrica, determinando invece una serie di impatti ambientali negativi. Non si è tenuto in nessun conto le antiche statue di Buddha e i siti storici che «sono semplicemente scomparsi… sepolti dall’acqua».
Anche Wang Weiluo, autorevole idrologo cinese residente in Germania, ha confermato che sommergere manufatti e siti storici per costruire bacini artificiali, senza alcuno sforzo per preservarne o monitorarne lo stato, nella Cina comunista è ampiamente praticato, aggiungendo che riguardo al numero di siti storici scomparsi «non ci sono dati».
Esempio ne è la costruzione del lago artificiale Xin’anjiang, noto anche come lago Qiandao: iniziata nel 1957 è stata completata nel 1960: «Hanno sommerso l’intera città della contea e molti edifici antichi ora sono sott’acqua».
Un altro caso citato da Wang Weiluo è il controverso progetto della Diga delle Tre Gole. Durante la sua costruzione, dal 1994 al 2012, il regime ha lasciato che la diga inondasse numerosi siti storici di grande valore, causando problemi ambientali a livello nazionale.
Numerosi templi, villaggi e città antiche, insieme a innumerevoli manufatti sono scomparsi per sempre, poiché il progetto della Diga delle Tre Gole prevedeva non solo un enorme bacino idrico, ma ha anche la deviazione del corso di alcuni tratti del fiume Yangtze.
Wang Weiluo ci ha detto: «Dal momento dell’approvazione del progetto delle Tre Gole, c’è stato un lasso di tempo nel quale poter salvare le opere artistiche e i siti storici, ci sarebbe voluto molto tempo per metterli al sicuro. Ma il partito non ha avuto la “pazienza” di farlo, così la maggior parte di tutte queste opere sono state fatte sparire sott’acqua».
L’idrologo spiega: «Per realizzare la diga, tutti gli edifici al suo interno vengono fatti saltare in aria con l’esplosivo, poi il bacino viene sgomberato, dicendo che questo serve a garantire la qualità dell’acqua. Per questo è difficile trovare una statua di Buddha completa o un gruppo di statue di Buddha nel nuovo bacino.
Nei Paesi normali, di solito si provvede al trasferimento dei siti culturali insieme ai reperti in luoghi adatti alla conservazione o alla riorganizzazione dell’ubicazione dei siti moderni per evitare perdite di inestimabile valore.
Wang Weiluo ha paragonato il sistema “cinese” con la costruzione della diga di Assuan in Egitto negli anni Sessanta.
In quell’occasione, i templi di Abu Simbel stavano per essere sommersi, e Weiluo ricorda che l’Egitto disse di non avere soldi per trasferire il tempio: «Allora l’UNESCO ha provveduto al salvataggio e al trasferimento del tempio, utilizzando i fondi dei Paesi sviluppati. Il costo era molto elevato e il progetto è stato portato a termine principalmente da una società tedesca». L’impresa di costruzioni tedesca Hochtief è stata determinante per il trasferimento dei templi di Abu Simbel.

Wang He afferma che sommergere siti e manufatti storici in progetti di ingegneria idraulica è un altro tipo di “rivoluzione culturale” che il PCC ha portato avanti, negando al popolo cinese la possibilità di conoscere i propri preziosi monumenti e siti storici.
«È una perdita enorme, che sabota la trasmissione della cultura tradizionale cinese. Ed è impossibile fare il conto. È solo che oggi, di tanto in tanto, le notizie riportano che alcuni luoghi si sono prosciugati o il livello dell’acqua si è abbassato, e alcune sculture e siti storici sono riemersi. Solo così possiamo conoscere un po’ della straordinaria e gloriosa antica cultura cinese».
La Rivoluzione culturale è stato l’imponente movimento politico lanciato dal Partito comunista nella Cina continentale dal 1966 al 1976, per cancellare sistematicamente la cultura e i valori tradizionali cinesi e distruggere tutto quanto fosse ritenuto non rivoluzionario, “occidentale” e democratico. Durante quel tragico periodo della Storia furono distrutti innumerevoli templi, statue di Buddha e testimonianze culturali.