Migranti
È in corso dalle prime ore di oggi una vasta operazione internazionale coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria, ed eseguita dagli uomini della polizia di Stato del Servizio centrale operativo e della squadra mobile di Reggio Calabria. Sono 25 i cittadini stranieri destinatari di una ordinanza di custodia cautelare in carcere e 43 indagati in stato di libertà, per un totale di 68 soggetti accusati di far parte di una rete internazionale di trafficanti di migranti articolata su quattro associazioni perfettamente organizzate per curare tutte le fasi della traversata dei clandestini lungo la rotta del Mediterraneo orientale, dai porti della Turchia fino alle coste della provincia reggina. Più di trenta gli sbarchi ricostruiti dai magistrati reggini e dalla polizia di Stato, tra il 2017 e il 2022, per complessivi duemila migranti clandestini circa approdati sulle coste del territorio nazionale a bordo di barche a vela stipate all’inverosimile, per un giro d’affari nell’ordine dei dieci milioni di euro stimato grazie all’analisi di centinaia di transazioni finanziarie estero su estero. Grazie al coordinamento della Direzione nazionale antimafia, di Eurojust, Interpol, Europol e Servizio per la Cooperazione internazionale di polizia, sono stati individuati scafisti e capi delle organizzazioni criminali, tutti cittadini di Georgia, Ucraina, Turchia e Moldavia. Disposto anche il sequestro di tre milioni e trecentomila euro circa.
Ex Ilva
Oggi «si comincia una trattativa da zero, perchè non c’è nessuna intesa specifica, anche se ci siamo scambiati tutte le informazioni per iniziarla». Lo ha detto il presidente di Regione Puglia, Michele Emiliano, giunto alla sede del ministero delle Imprese e Made in Italy, poco prima dell’inizio dell’incontro a oltranza convocato dal ministro Adolfo Urso con gli enti locali di Taranto. Il punto fondamentale «è che questa fabbrica già oggi è in cattive condizioni e produce molto poco. Per fortuna, quindi, inquina molto poco, oggi. La prosecuzione di questa attività, sia pure a basso regime, è molto importante perchè tiene in piedi il lavoro di migliaia di persone, ma è altrettanto chiaro che il processo di decarbonizzazione o è convincente per la comunità locale, o costituirà un problema politico, perchè se qualcuno pensa di concludere il processo di decarbonizzazione in 12 anni, penso anche voi vi sentireste presi in giro, e questo non è possibile» ha aggiunto. «Bisogna trovare questo punto di equilibrio. In realtà, la decarbonizzazione avrebbe dovuto già cominciare secondo quanto previsto dal governo Draghi. Vi ricordo che i forni elettrici erano già stati finanziati con un miliardo del Pnrr. Poi, questo governo ha revocato il finanziamento per ragioni che hanno una loro credibilità per i tempi di rendicontazione del Pnrr, e adesso partiamo da zero. Ma questa non è responsabilità degli enti locali, nonostante la Regione ne parli da dieci anni. Non possono certo pretendere che la decarbonizzazione sia rinviata a tempo indeterminato e improbabile, perchè questo non significa che diciamo no all’accordo di programma, ma vuol dire no alla decarbonizzazione e ci sta prendendo in giro», ha concluso Emiliano.
Bankitalia
Nel secondo trimestre del 2025 i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale sono migliorati rispetto alla rilevazione precedente, rimanendo nel complesso sfavorevoli, ma con una sensibile riduzione del saldo negativo fra i giudizi di miglioramento e peggioramento. Nello specifico, il saldo si è collocato a -20 punti percentuali, da -30 in marzo, risultando meno negativo in tutti i settori di attività, classi dimensionali e aree geografiche. E’ quanto emerge dall’indagine condotta dalla Banca d’Italia tra il 19 maggio e il 12 giugno sulle imprese italiane dell’industria e dei servizi, con almeno 50 addetti. Le valutazioni sull’andamento della domanda corrente sono tornate positive per la prima volta dopo tre trimestri, con la quota di imprese che ha indicato un aumento della domanda dei propri prodotti che supera di 8 punti quella delle imprese che ne hanno riportato una diminuzione (da -1 nel trimestre precedente): un dato sospinto principalmente dalla componente interna, spiega Bankitalia.
Infrastrutture
Non possiamo rinunciare a fare scelte, anche rischiando errori, perché senza decisioni il Paese resta fermo. Lo ha detto il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Edoardo Rixi, intervenendo all’evento «L’Italia che abiteremo by Remind», in corso a palazzo Inail di Roma. «I tempi di realizzazione di strade e ferrovie non sono compatibili con la durata di un governo. Servono programmazione e un dialogo costante tra pubblico e privato per evitare che le infrastrutture diventino terreno di scontro politico», ha spiegato. «Abbiamo bisogno di trasformare il Paese ma questo richiede il sostegno dell’opinione pubblica. Oggi le esternalità negative dei cantieri, come traffico e disagi, rischiano di bloccare progetti strategici. Senza un’alleanza tra Stato, imprese e cittadini, nessuna grande opera può arrivare a compimento», ha sottolineato il viceministro. «Siamo la prima generazione che rischia di lasciare ai figli un reddito inferiore rispetto ai padri. Dobbiamo rigenerare città e infrastrutture per garantire un futuro di sviluppo», ha concluso Rixi.