Le lotte intestine ai vertici del Partito comunista cinese aumentano sempre di più, spingendo molti esperti a chiedersi se il presidente Xi Jinping sia ancora al comando, soprattutto dell’esercito. Secondo una prassi consolidata del Pcc, ogni anno prima della cosiddetta Giornata dell’Esercito, il 1° agosto, vengono promossi nuovi generali. Nell’ultimo anno, però, numerosi alti ufficiali sarebbero stati destituiti o indagati attraverso una purga militare. L’attenzione è quindi rivolta a eventuali promozioni o nomine prima di agosto, considerate un segnale della capacità di Xi di controllare le forze armate.
Ma il 2 giugno è morto improvvisamente Xu Qiliang, ex vice presidente della Commissione Militare Centrale, l’organo di vertice delle forze armate del regime cinese. La sua scomparsa si aggiunge a una serie di “disgrazie” che hanno colpito molti alti ufficiali del Pcc, tra morti improvvise, arresti e sparizioni. Anche He Weidong, uno dei due vice presidenti della Commissione Militare Centrale, considerato tra i più fidati collaboratori di Xi, è scomparso – e forse si trova sotto indagine – dalla scena pubblica l’11 marzo.
L’ipotesi di alcuni esperti è che che Zhang Youxia, l’altro vice presidente della Commissione, abbia preso il controllo delle forze armate, sottraendo potere a Xi. Negli ultimi due anni, sono stati destituiti anche altri due membri della Commissione, Li Shangfu e Miao Hua. Se l’assenza di He Weidong fosse confermata, i membri della Commissione passerebbero da sette a quattro. Chi sostituirà i generali rimossi sarà un punto focale della prossima Giornata dell’Esercito del 1 agosto.
UN ESERCITO DI GENERALI IN CARCERE
Da quando Xi Jinping ha assunto la guida del Pcc tredici anni fa, ha avviato ripetute campagne “anticorruzione” (curioso per una persona additata più di una volta come mafiosa) per eliminare i suoi avversari politici, molti dei quali nell’esercito, consolidando così il proprio potere. «Tredici anni di risentimenti», ha dichiarato Su Tzu-yun, direttore della Divisione di Strategia presso l’Istituto di Ricerca per la Difesa di Taiwan, all’edizione cinese di The Epoch Times. «La lotta interna al Pcc, sotto il pretesto dell’anticorruzione, è più pericolosa di un campo di battaglia», ha aggiunto.
Tra il 2023 e il 2024, il regime ha intensificato le purghe, rimuovendo dagli incarichi dodici alti ufficiali dell’esercito, tra cui gli ex ministri della Difesa Li Shangfu e Wei Fenghe, tre comandanti delle forze missilistiche e un comandante dell’aeronautica. Sarebbero 101 i leader militari del Pcc incarcerati, di cui 97 generali e quattro colonnelli, abbastanza per formare una compagnia militare. Alcuni esperti hanno precisato che tutti gli ufficiali epurati nell’ultimo anno erano stati promossi da Xi.
Tang Jingyuan, analista di affari cinesi, condivide questa valutazione: «Questa ondata di purghe colpisce quasi esclusivamente i fedelissimi di Xi. Il che suggerisce un’enorme sostituzione di potere nell’esercito del Pcc», ha spiegato Tang. «Se il controllo militare viene trasferito, la base di potere del leader del Partito crolla. Xi Jinping potrebbe essere ancora il leader nominale, ma di fatto ha perso il controllo del potere del Pcc».
Shen Ming-shih, direttore della Divisione sulla Sicurezza Nazionale presso l’Istituto di Taiwan, ha detto che il Pcc si esprime «attraverso informazioni vaghe o un linguaggio volutamente ambiguo, che indica chi detiene il potere o chi è stato rimosso», rendendo complicato per il mondo esterno “interpretare” questi segnali. Altri esperti ritengono che le lotte interne tra i vertici del Pcc «potrebbero essere molto più feroci di quanto il mondo esterno immagini, e il regime cinese e il suo esercito si trovano in una situazione precaria».