Dal suo ritorno alla Casa Bianca, Donald Trump ha introdotto una serie di decreti e ha portato a diversi cambiamenti politici che (anche) in futuro saranno probabilmente considerati come i più significativi nella Storia degli Stati Uniti.
Come 47esimo presidente, Trump ha ripreso tutto da dove l’aveva lasciato quattro anni prima. Le sue politiche, nel primo mandato, erano state rallentate dall’inchiesta sulla Russia, dalle proteste Black Lives Matter e dalla pandemia, ma al secondo round le cose stanno andando diversamente: Trump si è concentrato principalmente sul suo programma Make America Great Again: garantire sicurezza dei confini, contrastare le pratiche commerciali sleali della Cina e aumentare la produzione energetica americana.
Su tutti e tre i fronti, Trump ha adottato delle misure che nessuno immaginava, come i dazi internazionali o gli accordi presi con El Salvador per la detenzione dei membri delle bande di immigrati. Superando il record di Franklin D. Roosevelt di 99 ordini esecutivi nei primi 100 giorni, Trump sta diventando uno dei presidenti più presenti e influenti di sempre.
Tra le azioni più incisive di Trump è emersa la stretta immediata sull’immigrazione irregolare. Ha infatti avviato una serie di rimpatri di massa e ridotto drasticamente gli arrivi al confine con il Messico, conquistando ampio consenso tra gli elettori. Ha firmato 10 ordini esecutivi per intensificare la lotta a immigrazione irregolare, criminalità e traffico di fentanile. Tra le contromisure attuate, la dichiarazione di stato di emergenza nazionale, l’invio di truppe al confine, la ripresa del “muro” al confine messicano, la classificazione dei cartelli criminali come organizzazioni terroristiche e la fine della cittadinanza per nascita, previsto da una certa interpretazione estesa del 14esimo Emendamento della Costituzione Usa.

Inoltre, a febbraio Trump ha imposto dazi su Messico, Canada e Cina, in risposta all’immigrazione irregolare e al traffico di fentanile. Le sue politiche hanno ridotto drasticamente gli immigrati irregolari al confine. Secondo i dati della polizia di frontiera, il mese di marzo ha registrato il numero più basso di sempre di attraversamenti illegali, con appena 7.180 casi.
Sul fronte economico, a marzo l’inflazione è diminuita grazie al calo dei prezzi del carburante. Trump ha imposto dazi su quasi tutti i partner commerciali, accusandoli di aver sfruttato Washington per decenni. la decisione ha scatenato normale altalena in Borsa, “bruciando” migliaia di miliardi di dollari e suscitando timori tra milioni di americani per la riduzione dei loro risparmi previdenziali.
Il Presidente ha però invitato gli americani ad avere pazienza e a tenere duro, promettendo che l’impatto economico a breve termine sul Paese porterà presto grandi benefici duraturi nel tempo. Al centro della sua dura politica commerciale c’è un dato preoccupante: nel 2024, gli Stati Uniti hanno registrato un deficit commerciale di mille miliardi e 200 milioni di dollari, il più alto al mondo.
In politica estera, Trump si è concentrato sul confronto con il regime comunista cinese. Il Presidente ha imposto dazi del 145% sulle importazioni cinesi, mirando a porre fine alle pratiche commerciali sleali di Pechino. Una strategia che per gli analisti mira a creare uno squilibrio commerciale internazionale finalizzato a isolare economicamente il Partito comunista cinese.
Trump, con la sveglia data all’Europa e alla Nato, ha anche liberato le risorse militari in Europa e Medio Oriente per contrastare le ambizioni geopolitiche di Pechino. A un mese dall’insediamento, Panama è stato il primo Paese latinoamericano a uscire dalla Nuova Via della Seta, e sono già stati annunciati dei piani per acquisire i porti del Canale di Panama da una società di Hong Kong, sebbene l’accordo sia ancora in sospeso. L’amministrazione Trump ha spinto gli alleati a ridurre i legami economici con la Cina e a fermare i “trasbordi” (ovvero delle spedizioni che partono dalla Cina e passano per altri Paesi, per eludere i dazi americani) e limitare gli investimenti cinesi.
Trump sta poi mantenendo anche la promessa elettorale di rifondare il settore energetico americano, firmando sei ordini esecutivi. Il Presidente ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima, ha abolito l’obbligo dei veicoli elettrici, ha disposto l’estrazione di combustibili fossili in Alaska, ha allentato inoltre le restrizioni sull’industria del carbone, e infine ha abrogato numerose norme dell’Agenzia per la Protezione Ambientale e ha cancellato riferimenti al “cambiamento climatico” dai siti pubblici. Ha inoltre messo fine a quelli che la sua amministrazione definisce gli «eccessi regolatori» di Stati e enti locali, licenziando o sospendendo dal servizio centinaia di dipendenti governativi ed eliminato standard di efficienza energetica per elettrodomestici Queste misure rappresentano solo una parte di una strategia organica volta a rivoluzionare le politiche energetiche e ambientali, con una deregolamentazione mirata a smantellare l’ossessione dell’amministrazione Biden per l’anidride carbonica.
In politica estera, con un enorme sforzo diplomatico, Trump ha avviato i negoziati per porre fine ai conflitti in Ucraina e nella Striscia di Gaza, adottando inoltre la linea dura sulle ambizioni nucleari dell’Iran. Trump ha spinto i leader di Kiev e Mosca a trovare accordi per un cessate il fuoco, anche se i colloqui sono in gran parte in stallo, perché nessuna delle due parti sembra disposta a cedere nulla.
Per quanto riguarda l’Iran, l’inviato speciale Steve Witkoff ha partecipato a colloqui con Teheran sul futuro del programma nucleare iraniano. Il Presidente ha chiarito che non permetterà all’Iran di sviluppare armi nucleari, e si è detto pronto a ricorrere all’uso della forza militare contro il regime iraniano, ma solo come extrema ratio.
The Donald ha anche emanato una raffica di procedimenti per abolire il sistema ideologico imposto dall’amministrazione Biden di “diversità, equità e inclusione”, innanzitutto nelle scuole e nelle università, ha ordinato a tutte le istituzioni educative di riconoscere solo due generi – maschio e femmina (Trump spesso definisce la sua come una «amministrazione del buon senso») – e porre fine al sostegno da parte della pubblica amministrazione delle aberrazioni dell’ideologia transgender.
IL DOGE
Nell’ambito della sua vasta azione di riforma della pubblica amministrazione, Donald Trump ha creato il Doge, Department of Government Efficiency, mettendone a capo Elon Musk (Il Doge non è un dicastero tradizionale, ma un organo di governo temporaneo che verrà chiuso il 4 luglio 2026). Il Doge ha il compito di abbattere gli sprechi, le truffe ai danni della Pa e le ruberie, ridurre il personale, modernizzare l’area informatica e individuare aree di risparmio e di miglioramento dell’efficienza lavorativa in tutte le agenzie federali. Finora, ha potato a un risparmio di 160 miliardi di dollari pubblici, molto al di sotto dell’ambizioso obiettivo di mille miliardi di dollari per il primo anno. Al netto degli ( più o meno inevitabili) errori commessi, l’operazione di Musk sta ovviamente incontrando non poche resistenze da parte del mastodontico apparato burocratico americano, che rispetto a una gestione basata su efficienza, produttività e responsabilità personale ha tutto da perdere.