Blackout in Spagna e Portogallo causato dal crollo della produzione solare

di Giovanni Donato/Owen Evans
1 Maggio 2025 17:07 Aggiornato: 1 Maggio 2025 17:07

Il gestore della rete elettrica spagnola Red Eléctrica de España ha escluso un attacco informatico come causa del blackout che lunedì ha colpito Spagna, Portogallo e parte della Francia, indicando invece un improvviso calo della produzione dal solare come possibile motivo.

Secondo il quotidiano spagnolo La Vanguardia, Eduardo Prieto, responsabile di Red Eléctrica de Espana, ha dichiarato che il sistema elettrico ha subito una grave perdita di potenza, causando instabilità e in seguito la disconnessione dalla rete francese: «il problema potrebbe essere dipeso dall’energia solare, ma è presto per dirlo con certezza».

In effetti, i dati del gestore elettrico mostrano che, al momento del blackout, il solare fotovoltaico rappresentava il 59% dell’elettricità in Spagna, l’eolico quasi il 12%, il nucleare circa l’11% e le centrali a gas a ciclo combinato il 5%. In soli cinque minuti, tra le 12:30 e le 12:35 di lunedì, la produzione solare è crollata di oltre il 50%, passando da più di 18 gigawatt a circa 8.

L’elettricità è stata ripristinata, in gran parte, sia in Spagna che in Portogallo nella mattinata di martedì. Nonostante Red Elétrica abbia escluso un cyberattacco, la Corte spagnola ha annunciato l’avvio di un’inchiesta per verificare questa possibilità.

Il gestore ha comunicato di aver ripristinato il 99,95% della domanda, mentre l’omologo portoghese Ren ha riferito che lunedì sera la rete era «perfettamente stabile». Ren ha eseguito un’operazione complessa di «riavvio a “freddo”», riattivando la centrale a gas di Tapada do Outeiro per ripristinare l’energia nell’area di Porto. Un riavvio a freddo implica la riaccensione graduale delle centrali e la loro riconnessione alla rete, un processo che richiede estrema cautela per garantire sicurezza e stabilità, ha spiegato il gestore elettrico portoghese.

Il gestore elettrico francese Rte ha invece confermato che alcune abitazioni nel Paese Basco francese sono rimaste senza elettricità solo per pochi minuti lunedì.

Secondo Net Zero Watch, gruppo di esperti britannico che analizza le politiche di decarbonizzazione, gli analisti della rete ritengono «altamente probabile» che l’entità del blackout nella penisola iberica sia legata al funzionamento della rete spagnola, quasi interamente dipendente da fonti rinnovabili al momento dell’incidente. «La stabilità delle reti dipende dall’inerzia, una resistenza al cambiamento improvviso propria delle grandi turbine a gas, ma assente nell’eolico e nel solare». Un’eccessiva dipendenza dalle rinnovabili può insomma ridurre l’inerzia, rendendo le reti vulnerabili: «In reti dominate da eolico e solare, i guasti possono propagarsi quasi istantaneamente, causando blackout».

L’analista energetico John Kemp, ha sottolineato che la regione vanta uno dei complessi «più grandi di energia rinnovabile da eolico e solare» al mondo, il che rende il blackout un «caso di studio» sull’affidabilità delle rinnovabili e sulla complessa ripresa dopo blackout molto grandi. Inoltre le centrali nucleari spagnole si sono spente automaticamente tramite sistemi di sicurezza passivi, che interrompono la reazione nucleare in caso di perdita di energia dalla rete. La Spagna dispone ancora di sette reattori nucleari, che generano circa un quinto della sua elettricità. Con la politica di dismissione nucleare, verranno tutte chiuse entro il 2035; il primo reattore previsto per lo spegnimento sarà nel 2027. Dopodiché la Spagna dovrà “contare” solo sulle rinnovabili, come eolico e solare.

I blackout di questa portata sono rari in Europa. Va ricordato però che 2003, un problema su una linea idroelettrica tra Italia e Svizzera ha causato un’interruzione che ha lasciato quasi tutta l’Italia senza elettricità per circa 12 ore.

IL BLACKOUT ITALIANO DEL 2003

Il blackout italiano del 28 settembre 2003, ufficialmente, sarebbe stato causato da una serie di eventi concatenati nel sistema elettrico, con origine in Svizzera, ovvero: primo, un cortocircuito su una linea ad alta tensione tra Mettlen e Lavorgo, appunto in Svizzera, causato da un arco elettrico tra la linea e un albero, che ha provocato la disconnessione della linea, evento aggravato da condizioni di forte vento e dalla vegetazione; secondo, un sovraccarico delle linee vicine: la disconnessione della prima linea ha redistribuito il flusso di energia su altre linee di interconnessione tra Svizzera e Italia, causandone il sovraccarico, facendo scattare la disattivazione automatica di protezione; terzo, effetto domino: il sovraccarico ha portato alla perdita di sincronismo tra la rete italiana e quella europea, causando la separazione della rete italiana dal sistema interconnesso europeo; quarto, inadeguata gestione dell’emergenza: i meccanismi di protezione e le procedure di coordinamento tra i gestori delle reti (in particolare tra Svizzera e Italia) non sono stati sufficientemente rapidi o efficaci per prevenire il collasso, e la rete italiana non è riuscita a bilanciare il carico, portando a un blackout generalizzato. Infine, sempre secondo la versione ufficiale, domanda elevata e scarsa capacità di riserva: La notte del blackout, la domanda di energia era relativamente alta (benché fosse fine settembre), e la capacità di generazione interna italiana era limitata, e c’erano poche centrali di riserva disponibili per compensare il deficit.

Una concatenazione di eventi degna del 6 al Superenalotto. Ma l’allora recente privatizzazione male gestita e la dipendenza dell’Italia dall’energia importata, resero realtà un evento che, a livello di calcolo probabilistico, era trascurabile.

Sia il caso italiano del 2003 che quello recente (che ha colpito ben tre Paesi europei lasciandone due quasi del tutto “al buio” per molte ore) mandano lo stesso messaggio: forse, è meglio avere una rete elettrica diversificata, efficiente e indipendente a livello nazionale. Perché, nel mondo di oggi, anche un solo giorno senza corrente può costare molto caro.

 

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