Un sesto giornalista, Mohammad Al Khaldi, è rimasto ucciso nell’attacco aereo israeliano della scorsa notte contro una tenda allestita per la stampa nei pressi dell’ospedale Al Shifa della Striscia di Gaza, dove hanno perso la vita anche cinque membri della troupe dell’emittente panaraba qatariota Al Jazeera. Lo riferiscono fonti ospedaliere locali citate dalla stessa Al Jazeera, secondo le quali Al Khaldi gestiva un canale di informazione su YouTube. La sua morte si aggiunge a quella di cinque membri dello staff di Al Jazeera: Anas al Sharif, corrispondente; Mohammed Qreiqeh, corrispondente; Ibrahim Zaher, cameraman; Moamen Aliwa, cameraman; Mohammed Noufal, assistente. Secondo Reporter senza frontiere, il bilancio dei giornalisti uccisi dall’inizio della guerra ammonta ad almeno 186, mentre le autorità di Gaza parlano di quasi 270 vittime tra operatori dell’informazione dal 7 ottobre 2023.Da Gaza City, il corrispondente dell’emittente panaraba qatariota Hani Mahmoud ha parlato di «una mattina molto cupa» per la perdita di cinque colleghi, ricordando di averli incontrati poche ore prima dell’attacco e di aver discusso con loro delle difficoltà del lavoro e della fame crescente. «Erano sempre in prima linea – ha detto – documentando bombardamenti su edifici residenziali, uccisioni di donne e bambini, carestia e distruzione di scuole e infrastrutture».
Oggi a Gaza si sono tenuti i funerali delle vittime di Al Jazeera, con cortei che hanno accompagnato le salme dall’ospedale Al Shifa ai cimiteri, seguiti da una folla in lutto. Intanto, sui social, è stato diffuso il messaggio postumo di Anas al Sharif, scritto il 6 aprile scorso con l’indicazione di pubblicarlo in caso di morte, nel quale il giornalista affida alla comunità internazionale la «Palestina e i suoi bambini innocenti» e ribadisce di «non aver mai esitato a raccontare la verità senza distorcerla», invitando a «non dimenticare Gaza».
«Se queste parole vi giungono, sappiate che Israele è riuscito a uccidermi e a silenziare la mia voce», recita il testo, che prosegue affidando a parenti e amici il compito di sostenere la famiglia, la moglie e i figli Sham e Salah.Le forze israeliane hanno rivendicato il raid sostenendo che Al Sharif fosse «un terrorista operante sotto le spoglie di giornalista» e accusandolo di aver diretto una squadra di lancio di razzi e di appartenere a un’unità d’élite di Hamas. Documenti sequestrati a Gaza collegherebbero, secondo le forze armate israeliane, «in modo inequivocabile» il giornalista alla militanza armata. Tel Aviv ha affermato che l’operazione rientra nel contrasto a membri di Hamas coinvolti in attacchi contro civili e truppe israeliane.