Il primo ministro britannico Keir Starmer ha annunciato oggi che la Gran Bretagna dichiarerà il riconoscimento dello Stato palestinese alla sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di settembre «a meno che il governo israeliano non adotti misure sostanziali per porre fine alla terribile situazione a Gaza, accetti un cessate il fuoco e si impegni per una pace sostenibile e a lungo termine, rilanciando così la prospettiva di una soluzione a due Stati. Il che include il consentire alle Nazioni Unite di riprendere la distribuzione degli aiuti e l’esplicitazione che non vi saranno annessioni né in Giudea né in Samaria».
Nella sua dichiarazione, Starmer ha esordito definendo gli eventi del 7 ottobre 2023 «il peggior massacro nella storia di Israele» sottolineando che Hamas sta ancora tenendo in ostaggio alcuni palestinesi, per passare subito alle sofferenze dei palestinesi a Gaza: «A causa della grave mancanza di aiuti, stiamo assistendo a bambini che muoiono di fame, bambini troppo deboli per stare in piedi […] Questa sofferenza deve finire».
Starmer ha poi affermato che la Gran Bretagna sostiene gli sforzi di Stati Uniti, Egitto e Qatar per raggiungere un cessate il fuoco sostenibile, che però deve portare alla formulazione di un piano di pace più ampio – piano che la Gran Bretagna sta già elaborando con i suoi partner internazionali – che miri a garantire la sicurezza e una governance adeguata a Gaza, e che sia mirato a gettare le basi per i negoziati su una soluzione a due Stati: «Il nostro obiettivo rimane: un Israele sicuro e protetto, insieme a uno Stato palestinese sovrano e vitale» ha affermato Starmer, secondo cui il riconoscimento dello Stato di Palestina «contribuirebbe a un reale progresso nel processo di pace».
Nella dichiarazione rilasciata, a stretto giro, dal ministero degli Esteri israeliano si legge: «Israele respinge l’annuncio del primo ministro britannico. Il cambio di posizione del governo britannico in questo momento, a seguito della mossa francese e delle pressioni politiche interne, costituisce una ricompensa per Hamas e compromette i tentativi di raggiungere un cessate il fuoco a Gaza e un piano per il rilascio degli ostaggi».