Sette militari israeliani sono morti martedì a Khan Younis, nel sud di Gaza, in un attacco che si è rivelato il più letale subito dall’esercito israeliano dalla rottura del cessate il fuoco con Hamas avvenuta a marzo. Un tenente, tre sergenti maggiori e tre sergenti appartenenti a un battaglione del genio, sono rimasti uccisi in seguito all’esplosione di un ordigno che ha incendiato il blindato su cui viaggiavano. L’ala militare di Hamas ha rivendicato l’attacco e ha riferito di aver lanciato anche un missile anticarro contro un secondo veicolo intervenuto in soccorso.
L’episodio aumenta la pressione sull’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu affinché si giunga a un cessate il fuoco duraturo e si ponga fine a un conflitto che dura da quasi due anni. L’ipotesi è osteggiata dai membri più radicali della coalizione di governo. Il sostegno popolare al primo ministro era crollato dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 nel sud di Israele, considerato il più grave fallimento di sicurezza nella storia del Paese. Una parziale ripresa dell’immagine pubblica di Netanyahu è arrivata con la decisione a sorpresa di colpire l’Iran, azione vista come un duro colpo inflitto a uno storico nemico.
Moshe Gafne, parlamentare di un partito ultraortodosso della coalizione, ha sollevato dubbi pubblici sulla prosecuzione del conflitto. «È un giorno di grande tristezza, con sette soldati caduti. Non comprendo ancora perché combattiamo lì. Qual è l’obiettivo?» ha dichiarato durante una riunione parlamentare. Ma il conflitto prosegue nonostante le pressioni interne e internazionali per un cessate il fuoco permanente e per la liberazione degli ostaggi ancora detenuti. I ministri Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich insistono per la continuazione dei combattimenti. La coalizione di destra al governo, formata da partiti laici e religiosi, dispone di una maggioranza parlamentare risicata, rendendo ogni dissenso destabilizzante.
Il Forum delle Famiglie degli Ostaggi e dei Dispersi ha chiesto agli Stati Uniti di promuovere un accordo internazionale per ottenere il rilascio dei prigionieri. Al momento, 20 ostaggi si trovano ancora a Gaza, mentre Hamas detiene anche i corpi di 30 persone decedute.
Netanyahu ha posto tre condizioni per la fine del conflitto: il rilascio degli ostaggi, il disimpegno di Hamas da qualsiasi ruolo futuro a Gaza e la consegna delle armi. Hamas ha dichiarato di essere disposta a rilasciare gli ostaggi solo in cambio di un cessate il fuoco permanente e del ritiro israeliano dalla Striscia, escludendo ogni trattativa che preveda il disarmo.