Secondo fonti nella Striscia di Gaza vicine a Hamas, l’organizzazione terroristica conterebbe sul fatto che Israele, nonostante l’inflessibilità ostentata nelle sue dichiarazioni ufficiali, alla fine ceda e accetti di negoziare un accordo parziale che ritardi l’occupazione di Gaza City. I mediatori Qatar ed Egitto starebbero quindi lavorando intensamente con l’inviato americano Steve Witkoff per convincerlo della fattibilità dell’accordo parziale, in modo che possa convincere il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a fare pressione sul primo ministro Benjamin Netanyahu affinché adotti l’accordo. L’emittente qatariota Al-Arabi ha riferito ieri sera che Qatar e Egitto collaboreranno con Witkoff per invitarlo nella regione al fine di avviare un processo negoziale con il governo israeliano.
Un alto funzionario politico ha informato ieri sera i giornali israeliani, in risposta all’annuncio di Hamas di aver accettato la proposta dei mediatori, del fatto che «la posizione di Israele non è cambiata», ovvero: «tutti gli ostaggi devono essere rilasciati» e «devono essere soddisfatte le altre condizioni definite per porre fine alla guerra». Importanti personalità politiche a Gerusalemme confermano l’attuale posizione israeliana e sottolineano che Israele abbia ricevuto la proposta di un accordo parziale dai mediatori e che la stia attualmente esaminando. Tuttavia, affermano che il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar e il presidente del partito ultraortodosso Shas, Aryeh Deri, sarebbero disposti a discutere un accordo parziale, a dimostrazione delle profonde divergenze di opinione all’interno del Gabinetto presieduto da Benjamin Netanyahu.
Diversi articoli sulla stampa araba indicano che la proposta di un accordo parziale include le seguenti clausole: cessate il fuoco per 60 giorni, durante il quale le forze armate israeliane si ritireranno gradualmente dalla Striscia di Gaza; arretramento dei militari israeliani di 800-1.000 metri dalle aree popolate della Striscia di Gaza, a eccezione del quartiere di Shajaiyah e della città di Beit Lahia; in cambio, Hamas darebbe di dieci ostaggi vivi, e Israele rilascerebbe 140 ergastolani e 60 prigionieri condannati a più di 15 anni di reclusione, insieme a tutti i minori e i prigionieri detenuti in Israele; per gli ostaggi israeliani deceduti, ogni corpo restituito sarà scambiato con dieci corpi palestinesi (in totale, si prevede il rilascio di circa 1.700 prigionieri palestinesi, di cui circa 1.500 provenienti da Gaza); quarta clausola: Ogni giorno, nella Striscia saranno trasportati 600 camion con carburante, acqua, elettricità e altre attrezzature (gli aiuti includerebbero anche la ristrutturazione di ospedali e panetterie, nonché attrezzature per la bonifica delle macerie); la distribuzione sarà effettuata dalle Nazioni Unite e dalla Mezzaluna Rossa, in conformità con gli accordi precedenti a partire da gennaio 2025; quinta clausola: il valico di E. Rafah sarà aperto in entrambe le direzioni, in conformità con l’accordo precedente; sesta: durante il cessate il fuoco, si svolgeranno negoziati per porre fine alla guerra. Se l’attuale linea di condotta avrà successo, sarà l’inizio di un cessate il fuoco totale.
Fonti egiziane hanno riferito al quotidiano qatariota Asharq Al-Awsat che Israele dovrebbe fornire la sua risposta alla proposta entro la fine della settimana. La questione del disarmo di Hamas è stata rinviata e sarà discussa solo in seguito.
Taher al-Nunu, alto funzionario di Hamas, ha fatto riferimento alle garanzie contenute nello schema sul tavolo e ha dichiarato a Al Jazeera: «Ci sono garanzie incluse nell’accordo che abbiamo sottoscritto, ci sono garanzie americane per l’accordo, e ci sono anche garanzie da parte della comunità internazionale per la continuazione del cessate il fuoco finché continueranno i negoziati e gli sforzi per porre fine completamente alla guerra».
Netanyahu ha dichiarato ieri che «Hamas è sotto una pressione enorme», e il ministro della Difesa Israel Katz ha affermato che «Hamas è disposto a discutere un accordo sugli ostaggi» perché teme che Israele occupi Gaza City. Il primo ministro israeliano convocherà il Gabinetto di sicurezza questa settimana per discutere gli ultimi sviluppi. Nel frattempo, vanno avanti i preparativi militari per l’occupazione di Gaza City. Una fonte di alto livello sentita da Epoch Israele afferma che Hamas ritiene di poter mettere nuovamente Israele in difficoltà, riuscendo a ritardare di diversi mesi l’occupazione di Gaza City. Insomma: la partita a scacchi tra Netanyahu e Hamas continua.