L’intelligenza artificiale può davvero annientare l’Umanità?

di Barry W. Bussey per et usa
31 Agosto 2025 18:29 Aggiornato: 31 Agosto 2025 18:29

Il principio dell’inviolabilità della persona affonda le sue radici in tradizioni filosofiche, giuridiche e spirituali di antica data. Esso afferma che ogni essere umano possiede una dignità intrinseca, che deve essere rispettata e tutelata. Questo concetto ha plasmato la nostra concezione dei diritti umani e ha ispirato le normative create per garantirne la tutela. Storicamente, l’inviolabilità della persona si intreccia con l’idea dell’imago Dei, ossia l’essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio, come enunciato nella teologia cristiana. Tale convinzione sottolinea l’unicità della creazione umana, meritevole di rispetto e salvaguardia. Il racconto antico della creazione, in cui la divinità insuffla la vita nell’uomo, pone in risalto la sacralità dell’esistenza umana. «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò», dice la Genesi 1:27.

Martin Luther King, durante la lotta per i diritti civili, ricordò al popolo americano che: «L’intero concetto dell’imago Dei, come espresso in latino, “immagine di Dio”, è l’idea che ogni uomo porti dentro di sé qualcosa che Dio ha infuso. Non si tratta di un’unità sostanziale con Dio, ma della capacità di ogni uomo di entrare in comunione con Lui. Questo gli conferisce unicità, valore, dignità. E come nazione, noi non dobbiamo mai dimenticare che non esistono gradazioni nell’immagine di Dio. Un giorno comprenderemo che Dio ci ha creati per vivere come fratelli e rispettare la dignità e il valore di ogni persona».

Tuttavia, nel corso della Storia, questo principio è stato spesso calpestato. Dalle atrocità delle antiche tribù agli orrori del fascismo in Europa, l’Umanità ha assistito a innumerevoli episodi in cui la dignità individuale è stata ignorata. Le tragedie della Seconda guerra mondiale, in particolare lo sterminio sistematico degli ebrei nei campi di concentramento, hanno rappresentato un monito drammatico sulla necessità di tutele più rigorose contro tali violazioni. Dopo il conflitto, si è diffusa a livello mondiale la consapevolezza che tutelare gli esseri umani richiedesse più che semplici leggi positive. È emersa una comprensione metafisica del valore intrinseco dell’essere umano, che impone allo Stato di non abusare né perseguitare arbitrariamente gli individui.
Questa presa di coscienza ha portato alla creazione di varie Carte dei diritti umani e normative che proteggono esplicitamente le persone da discriminazioni basate su razza, religione, convinzioni politiche, età, genere e altre caratteristiche.

Ma oggi ci troviamo a un bivio con l’avvento dell’intelligenza artificiale. Da un lato, l’intelligenza artificiale a promette di migliorare il benessere umano, specialmente per chi soffre di disabilità fisiche o mentali (la possibilità che l’Ia aiuti le persone a camminare di nuovo, a recuperare la vista o altre capacità perdute rappresenta una prospettiva piena di speranza); dall’altro. cresce lo scetticismo sulle implicazioni di questa tecnologia. Con il progresso dell’Ia, si teme che possa “superare” l’intelligenza umana, arrivando a non rispettare l’Umanità, per mancanza di quella disposizione empatica necessaria a onorare la dignità umana.
I colossi tecnologici riconoscono che questa tecnologia sostituirà i lavoratori umani, concentrando una porzione sempre maggiore della produzione economica mondiale, pari a cento mila miliardi di dollari, nelle mani di chi possiede l’intelligenza artificiale. Con l’Ia che sfugge al controllo umano, la tecnologia potrebbe evolversi al punto da superare il pensiero complesso e l’ingegno umano. Già oggi, gli esperti di salute mentale osservano che la dipendenza dall’Ia per le attività quotidiane potrebbe portare a un’erosione delle capacità mentali e fisiche umane. Man mano che gli individui diventano più dipendenti dall’intelligenza artificiale, rischiano di perdere la capacità di pensare in modo critico e eseguire compiti in autonomia.

Un’altra grave preoccupazione riguarda l’uso dell’Ia nella guerra moderna. Le nazioni competono per dominare questo settore, adducendo imperativi economici. Tuttavia, al cuore di questa corsa c’è la volontà di accrescere il potere militare attraverso l’Ia. Siamo nel mezzo di una rivoluzione militare che rende tutte le precedenti insignificanti al confronto. Sebbene i pianificatori militari riconoscano che l’intelligenza è potere, alcune figure di primi piano ammettono apertamente che ci stiamo rapidamente avvicinando a una superintelligenza artificiale incontrollabile. La distruzione catastrofica dell’Umanità per mano dell’intelligenza artificiale non è più una paura immaginaria. Geoffrey Hinton, considerato il “padrino dell’Ia”, dice che ci sia una probabilità tra il dieci e il venti per cento che l’Ia possa spazzare via l’umanità dal pianeta. Riflettendo sulla sua carriera, Hinton si rammarica di non aver sviluppato meccanismi di sicurezza per gli esseri umani nell’Ia, per concentrarsi solo sul farla funzionare.

Di fronte a queste sfide, è imprescindibile restare vigili nel difendere il principio dell’inviolabilità della persona. Abbiamo già superato il punto di non ritorno? La superintelligenza artificiale è il nostro futuro immediato? Dobbiamo garantire che lo sviluppo e l’uso dell’Ia siano guidati da considerazioni etiche che pongano al centro la dignità e il rispetto umano. La tutela degli esseri umani deve rimanere la priorità assoluta, anche in un’era di rapidi progressi tecnologici. Siamo disposti a rinunciare ai presunti benefici dell’Ia finché non potremo garantire che non violi il principio fondamentale dell’inviolabilità umana? Solo così potremo assicurare che la dignità della persona resti intatta, anche di fronte a cambiamenti tecnologici senza precedenti. Che Dio ci aiuti a preservare l’imago Dei!

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