L’Associazione Italiana Falun Dafa ha organizzato venerdì 4 e sabato 5 luglio a Roma due sit-in dei praticanti del Falun Gong per commemorare i praticanti che da ventisei anni in Cina vengono perseguitati a morte dal Partito comunista cinese, e per chiedere la fine della persecuzione della Falun Dafa iniziata il 20 luglio 1999.
L’Associazione italiana Falun Dafa lancia l’allarme per la grave escalation dell’operazione repressiva internazionale orchestrata dalla dittatura comunista cinese per perseguitare il Falun Gong in tutto il mondo, con l’obiettivo finale di annientare questa pacifica via di coltivazione spirituale. Un’operazione attuata al di fuori dei confini cinesi con i sistemi più impensabili: falsi allarmi bomba, cause civili prive di fondamento, minacce e molestie contro i praticanti del Falun Gong e i loro familiari, pressioni e minacce ai sostenitori dei diritti umani e organizzatori di eventi, pressioni diplomatiche e campagne diffamatorie diffuse sui social media.
Un’operazione, spiega l’Associazione, che costituisce un’estensione a livello internazionale della persecuzione che il Pcc porta avanti da ventisei anni in Cina, dove, nell’ultimo anno, sono documentati oltre 150 casi di praticanti del Falun Gong morti a causa della persecuzione (ma il numero reale è ovviamente molto più alto), oltre 540 praticanti condannati al carcere per motivi religiosi, che si sommano alle 5.600 persone che in totale risultano incarcerate (e torturate) in Cina per la sola ragione di essere praticanti del Falun Gong. Numeri già di per sé impressionanti, che però rappresentano solo la punta dell’iceberg di un sistematico genocidio, tanto mostruoso quanto silenzioso.
L’Associazione italiana Falun Dafa esorta quindi il Governo e il Parlamento italiano a condannare e prevenire gli atti di repressione in Italia, e a chiedere al Partito comunista cinese di porre fine alla persecuzione del Falun Gong.
Diversi messaggi di solidarietà sono stati espressi da diverse personalità e rappresentanti della società civile. Questo giornale ha deciso di pubblicare integralmente i più significativi.
Messaggio dal Comitato regionale per i Diritti umani e civili del Piemonte
Il Comitato Regionale per i Diritti Umani e Civili del Piemonte esprime la sua più ferma solidarietà ai praticanti del Falun Gong, vittime di una campagna persecutoria condotta dal Partito Comunista Cinese dal 1999.
Questa persecuzione rappresenta una delle più gravi crisi dei diritti umani in Cina e ha portato a milioni di abusi, detenzioni arbitrarie, torture e uccisioni. Il Comitato Regionale per i Diritti Umani e Civili, tra i suoi principi fondativi, riconosce l’importanza della libertà di credo, di espressione e della dignità umana: valori fondamentali che devono essere sempre tutelati e difesi.
Per queste ragioni, nell’imminenza della data del 20 luglio 2025, ricorrenza del 26° anniversario dell’inizio della persecuzione, vogliamo mandare un messaggio di sostegno che:
• condanna la persecuzione dei praticanti del Falun Gong e il prelievo forzato di organi, pratica che è stata ampiamente documentata e denunciata da rapporti internazionali;
• esprime preoccupazione per la campagna di intimidazione e disinformazione condotta dal regime cinese, finalizzata a colpire i praticanti del Falun Gong e i loro sostenitori.
Il Comitato Regionale per i Diritti Umani e Civili, sostenendo le iniziative organizzate a Roma il prossimo 4 luglio, si unisce alla richiesta di adoperarsi per porre fine alla persecuzione in atto e rinnova il suo impegno a favore della tutela dei diritti umani e della dignità delle persone.
Davide Nicco, Presidente Comitato dei Diritti Umani e Civili
Giampiero Leo, Vice Presidente
Sara Zambaia, Vice Presidente
Messaggio dell’onorevole Emanuele Pozzolo, presidente del comitato permanente sulla tutela della libertà religiosa nella sfera internazionale
Cari amici,
Voi amate e difendete la vita e la libertà e, nel farlo, combattete contro una delle peggiori tirannie demoniache che la storia umana abbia mai visto: la Cina comunista.
Il senso più profondo del vivere terreno si misura nella capacità di essere persone, uomini e donne, anima e corpo: capaci di riconoscere, conservare e tramandare la bellezza del sorriso quotidiano verso i figli e verso il Creato, così come il coraggio di combattere contro il male di chi pianifica un’umanità sottomessa ad una unica ideologia, agli algoritmi globalisti e alla tecnologia pseudo-scientifica.
Chi arriva a vivisezionare i corpi umani, commercializzando organi, in nome della giustizia sociale e del progresso, dovrebbe porre a chiunque un interrogativo personale esistenziale: ognuno dovrebbe decidere se stare in silenzio, compiacere il potere di turno oppure unirsi, spiritualmente o direttamente, alla nobile lotta di chi non vuole arrendersi alla prepotenza del male.
Io, uno tra miliardi di esseri umani, sto con voi: non solo con le parole e con le azioni che segnano la mia attività politica, ma con la forza più potente della storia: la preghiera.
Messaggio della Senatrice Erika Stefani, Segretario della presidenza del Senato e membro della Commissione Giustizia e della Commissione Diritti umani del Senato
Pregiatissimi,
desidero anzitutto esprimere la mia più sincera gratitudine per la cortese considerazione di avermi inviato l’invito a rivolgere un messaggio di saluto in questa importante e significativa manifestazione.
Il movimento politico al quale appartengo ha sempre fondato la propria azione sul principio sacro dell’autodeterminazione dei popoli. Prima di ogni altra riflessione, si deve riconoscere il valore intrinseco dell’esistenza di un Popolo: quando un insieme di individui si unisce condividendo obiettivi, sentimenti e tradizioni comuni, si configura come una vera e propria comunità.
Il Popolo e i cittadini devono essere rispettati, poiché, prima di ogni legge e di ogni norma, esiste la libertà, nelle sue molteplici articolazioni. Questa libertà rappresenta il fondamento irrinunciabile della dignità umana, il cuore pulsante di ogni società autenticamente democratica.
Nessuna minaccia potrà mai compromettere l’integrità di uno Stato o di un Governo che rispetti il Popolo, la sua autodeterminazione e la sua libertà.
È nel rispetto di queste fondamenta che si può garantire la stabilità e la prosperità di un organismo politico.
Vivo in Italia e, pur non potendo che giudicare ciò che vedo e conosco, sono profondamente persuasa, forte della ricca cultura pluralistica del nostro Paese, che ogni individuo debba poter essere libero, nel rispetto degli altri e senza arrecare danno a nessuno.
Vi esorto, pertanto, a mantenere sempre alta la fiaccola del coraggio, del cuore e della mente nelle vostre nobili azioni.
Un saluto affettuoso.
Messaggio di Elisabetta Zamparutti, tesoriere dell’associazione Nessuno tocchi Caino e componente il Comitato europeo per la prevenzione della tortura
Carissimi amici del Falun Gong voi siete la forza della verità, della compassione e della tolleranza. Siete ciò che più teme il regime violento cinese che ruba al popolo la verità e reprime con la forza tutto ciò che non si conforma alla sua ubbidienza. Lo fa all’interno della Cina ma anche oltre i confini.
Lo sappiamo bene. Voi siete il nemico del regime cinese e proprio per questo siete gli amici di ogni spirito e sistema democratico e libero. Siete i miei amici.
In un mondo dove tutto sembra basarsi su rapporti di forza voi siete coloro che possono insegnare quanto invece sia la forza delle relazioni quello che più conta. Nel tempo è la forza delle relazione quella destinata a prevalere. Sono con voi per affermare la verità su chi siete e chi è il regime cinese. Sono con voi per fermare la persecuzione nei vostri confronti e liberare così anche per la parte migliore di noi.
Un abbraccio Elisabetta
Messaggio di Marco Respinti, direttore responsabile della Testata Bitter Winter
Mancano pochi giorni al 20 luglio, e il 20 luglio è una data impossibile da dimenticare.
In quel giorno, nel 1999, il regime comunista che imprigiona e tiranneggia le popolazioni che vivono entro i confini della Repubblica Popolare Cinese scatenò una persecuzione inaudita contro un gruppo di cittadini pacifici, colpevoli soltanto di non conformarsi ai diktat del materialismo ateo che costituisce il cuore dell’ideologia del Partito Comunista Cinese.
Erano i praticanti del Falun Dafa, un movimento spirituale radicato nella tradizione cinese, che da allora è stato colpito con le armi più ignobili, armi che lo hanno decimato.
Fra queste, vi è la turpe pratica dell’espianto forzato di organi umani, destinati peraltro ad alimentare un proficuo mercato nero di cui il regime approfitta.
Questa bestialità deve finire. Deve finire ora.
Sono trascorsi 26 lunghi anni dall’inizio di quella persecuzione. Le testimonianze di vessazioni continue e i documenti inoppugnabili raccolti inchiodano il regime di Pechino alle proprie responsabilità.
Non un solo giorno in più, non un’ora, non un solo minuto debbono trascorrere ancora nell’indifferenza. Il Falun Dafa, i praticanti del Falun Dafa, hanno sete di giustizia e fame di verità. Il mondo non può continuare a volgere lo sguardo altrove, trastullandosi in amenità e commerci con un regime – quello comunista cinese – le cui mani grondano sangue.
«Fino a quando?», si domanda l’autore del Salmo 13 nella Bibbia giudeo-cristiana. Fino a quando il mondo lascerà che le sorelle e i fratelli del Falun Dafa paghino il prezzo altissimo della convivenza internazionale con un governo illiberale che incarcera ingiustamente e uccide i propri cittadini?
Messaggio di Antonio Stango, presidente della Federazione italiana diritti umani
A 26 anni dall’inizio della persecuzione dei praticanti del Falun Gong da parte del regime del Partito Comunista Cinese, gli Stati democratici e gli organismi internazionali dovrebbero non soltanto chiedere la fine dell’oppressione, spesso sanguinosa, di questa disciplina spirituale in Cina; ma anche prestare concreta attenzione all’aumento delle forme di repressione transnazionale attuate dal regime cinese in numerosi Paesi, compresa l’Italia. Le minacce, le aggressioni anche fisiche, la diffamazione organizzata sui social media, le pressioni su governi, amministrazioni locali, enti culturali, associazioni per i diritti umani, con lo scopo di isolare i praticanti del Falun Gong e impedirne le attività non sono accettabili; e i nostri governi, così come le istituzioni dell’Unione Europea, dovrebbero metterlo in chiaro con fermezza.
Messaggio di Giulio Terzi di Sant’Agata, senatore della Repubblica e presidente della Commissione Politiche Ue.
Di fronte all’intensificarsi della repressione transnazionale da parte del Partito Comunista Cinese (Pcc) contro i praticanti Falun Gong in tutto il mondo, tramite subiscono intimidazioni, aggressioni fisiche, cause legali infondate e diffamazione attraverso i social media, è necessario esprimere loro il più forte sostegno e condivisione per la straordinaria e così coraggiosa lotta del loro movimento pacifico. Quando, nel 1999, il Pcc ha messo al bando la disciplina spirituale del Falun Gong, i loro praticanti si rivolsero agli Stati democratici e agli organismi internazionali per porre fine all’oppressione e chiedere il rispetto dei diritti loro negati. Oggi ancora una volta, ci uniamo a loro nel chiedere all’UE, ai suoi Stati membri e alle amministrazioni locali di non cedere alle interferenze e alle pressioni, anche in campo culturale, volte a colpire i praticanti del Falun Gong, che non chiedono altro che il rispetto della dignità umana, dei diritti e dei valori universali dell’umanità.