L’accordo “agrodolce” tra Ursula e Donald

di Redazione ETI
29 Luglio 2025 9:38 Aggiornato: 29 Luglio 2025 21:05

Le alte cariche dell’Unione Europea hanno reagito con un misto di sollievo e (nuova) ansia all’annuncio del nuovo accordo commerciale con gli Stati Uniti. Domenica, subito dopo la comunicazione ufficiale, la Commissione Europea ha diffuso una dichiarazione a nome della von der Leyen, che ha sottolineato come l’intesa garantisca «certezza, stabilità e prevedibilità in tempi incerti per le imprese e i cittadini di entrambe le sponde dell’Atlantico». La Von der Leyen ha anche espresso gratitudine al presidente statunitense Donald Trump, descrivendolo come un «negoziatore tenace, ma anche un abile costruttore di accordi».

Secondo i termini preliminari dell’accordo, i 27 Stati membri dell’Ue acquisteranno energia dagli Stati Uniti per un valore di 750 miliardi di dollari, mentre i dazi sulle importazioni europee, inclusi i veicoli automobilistici, saranno al 15%. L’accordo è stato finalizzato sul filo di lana, visto che il termine (evidentemente improrogabile) fissato da Trump era il primo agosto, data in cui sarebbero entrati in vigore dazi del 30% su quasi tutte le importazioni dall’Ue.

L’incontro tra Trump e la von der Leyen è avvenuto in Scozia, nel corso di un viaggio inizialmente privato e a margine dell’incontro col primo ministro britannico. Interrogata dai giornalisti sull’adeguatezza del 15% per i produttori automobilistici europei, la von der Leyen ha risposto: «Il 15% non è un risultato da sottovalutare, ma è il massimo che siamo riusciti a ottenere». Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha accolto con favore l’accordo in una dichiarazione rilasciata domenica, sottolineando che esso consente di evitare un’«escalation inutile nelle relazioni commerciali transatlantiche». Merz ha evidenziato come l’economia tedesca, fortemente orientata all’export e con un settore automobilistico di primaria importanza, avrebbe subito gravi conseguenze senza questo accordo.

Ma non tutte le reazioni in Europa sono state altrettanto diplomatiche. Il primo ministro belga Bart de Wever ha scritto su X domenica: «I dazi aumenteranno in diversi settori e alcune questioni cruciali restano irrisolte», auspicando che gli Stati Uniti abbandonino «l’illusione del protezionismo». Il ministro francese dell’Industria, Marc Ferracci, ha criticato l’accordo definendolo «squilibrato», pur riconoscendo che garantisce stabilità a imprese e produttori. Il primo ministro francese François Bayrou ha definito l’accordo una «giornata nera per l’Europa» e  un atto di «sottomissione» a Trump. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha invece suggerito che la presidente della Commissione non sia riuscita a negoziare un accordo più favorevole per l’Ue; intervenuto lunedì nel podcast Warrior’s Hour, Orbán ha commentato: «Noi ce lo aspettavamo, perché Trump è un peso massimo della negoziazione, mentre la von der Leyen è un peso piuma», per poi aggiungere: «L’accordo europeo è peggiore di quello britannico».

Giorgia Meloni, fermata dai giornalisti a margine del suo viaggio di Stato in Etiopia, ha commentato a caldo mantenendo in modo neutro: dicendo sostanzialmente che l’accordo è un fatto positivo ma che per poter commentare con cognizione di causa è necessario prima analizzare numerosi «dettagli».

Quanto a The Donald, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato con soddisfazione il raggiungimento dell’accordo con l’Ue, che corona mesi di negoziati intensi e complessi. Prima del vertice, Trump aveva detto ai giornalisti che le possibilità di un’intesa erano al massimo del «cinquanta per cento». Bruxelles si era detta pronta alla guerra commerciale pur difendere i propri interessi.

L’accordo, che favorirà scambi commerciali per un valore annuo di mille miliardi di dollari – pari a un terzo del commercio mondiale – rappresenta un traguardo cruciale per le relazioni transatlantiche.
Di seguito, i punti principali dell’intesa tra Stati Uniti e Ue.

DAZI

Gli Stati Uniti applicheranno un dazio del 15% sulla maggior parte dei prodotti europei, un’aliquota che non si aggiunge ai regimi doganali preesistenti ma li sostituisce. Rispetto alla richiesta iniziale di Donald Trump, che oscillava tra il 30% e il 50%, si tratta di un dazio sensibilmente più moderato: anche Trump ha fatto un passo indietro, quindi, come è d’altra parte normale in ogni negoziazione; «abbiamo scelto un livello più basso per non penalizzare nessuno» ha infatti dichiarato Trump, descrivendo l’intesa come «il più grande accordo mai siglato, non solo in ambito commerciale, ma in assoluto».

È importante sottolineare, nell’ottica del “libero scambio”, che l’accordo prevede l’azzeramento reciproco dei dazi su una serie di prodotti, tra cui aerei e loro componenti, macchinari per la produzione di semiconduttori, prodotti chimici e farmaceutici, oltre a risorse naturali e minerali strategici. Esenti dai dazi saranno anche diversi prodotti agricoli, come carne bovina, etanolo, pollame, riso e zucchero.
Quanto al settore automobilistico europeo, i dazi sulle importazioni saranno appunto al 15%, in linea con quanto concesso al Giappone pochi giorni prima. Per l’acciaio europeo, invece, resteranno in vigore dazi al 50%, ma Stati Uniti e Ue stanno negoziando l’introduzione di un sistema di quote: «Per acciaio e alluminio, affrontiamo insieme la sfida globale della sovracapacità produttiva – ha infatti spiegato la von der Leyen con un evidente riferimento alle pratiche di dumping della Repubblica Popolare Cinese – lavoreremo per garantire una competizione equa a livello mondiale, riducendo le barriere tra di noi attraverso una diminuzione dei dazi e l’adozione di un sistema di quote».

INVESTIMENTI

Anche l’Ue si impegna a effettuare investimenti significativi negli Stati Uniti. I 27 Paesi membri investiranno 600 miliardi di dollari nell’economia americana e acquisteranno prodotti energetici statunitensi – tra cui gas naturale liquefatto, combustibile nucleare e petrolio greggio – per un valore di 750 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. Inoltre, in linea con gli obiettivi di spesa per la difesa della Nato, l’Ue acquisterà forniture militari americane per centinaia di miliardi di dollari.
Lo stesso approccio si è visto anche in altri accordi siglati dall’amministrazione Trump. Il Giappone, ad esempio, investirà 550 miliardi di dollari nell’economia statunitense, con fondi destinati a settori strategici come manifattura, semiconduttori e farmaceutici. Nell’intesa con il Regno Unito, annunciata in primavera, Iag, la società madre di British Airways, ha confermato l’acquisto di aerei Boeing per 13 miliardi di dollari.

LE BARRIERE NON DOGANALI

L’accordo affronta anche ostacoli commerciali non monetari, come sottolineato dal rappresentante commerciale degli Stati Uniti, Jamieson Greer: «Abbiamo coperto un terreno molto vasto con questo accordo, che avrà un impatto significativo nel ridurre il nostro deficit commerciale e incrementare le esportazioni verso l’Ue», ha dichiarato Greer il 28 luglio durante un’intervista al programma Squawk Box di Cnbc. Secondo i dati dell’Ufficio del rappresentante commerciale, il deficit commerciale statunitense con l’Ue per i beni è stato di 235,6 miliardi di dollari l’anno scorso, in crescita del 12,9% rispetto al 2023. Greer ha evidenziato che l’Ue collaborerà con gli Stati Uniti per uniformare gli standard in materia di telecomunicazioni e cybersicurezza. Inoltre, verranno semplificate le procedure di certificazione per latticini e carne suina.

L’accordo dovrà ora essere ratificato dai diversi Stati membri dell’Ue. Il 28 luglio, gli ambasciatori si riuniranno per un confronto con la Commissione, con l’obiettivo di analizzare i dettagli tecnici e perfezionare gli aspetti ancora in discussione. «Ci sono dettagli da chiarire, e questo avverrà nei prossimi giorni», ha dichiarato anche la von der Leyen in una conferenza stampa dopo l’incontro con Trump.

Quanto ai “mercati”, le Borse americane hanno aperto la settimana con variazioni minime: l’indice Nasdaq dei titoli tecnologici ha registrato un rialzo massimo dello 0,4%, mentre il Dow Jones Industrial Average e lo S&P 500 sono cresciuti di circa lo 0,1%. In Europa, invece, le Borse hanno chiuso in territorio negativo: il Dax tedesco ha perso circa l’1%, il Ftse di Londra è sceso di quasi lo 0,6% e il Cac 40 francese ha ceduto lo 0,4%.
Secondo Jamie Cox, managing partner di Harris Financial Group, gli investitori ovviamente si aspettavano un accordo con l’Ue (e non una guerra commerciale), soprattutto dopo l’intesa con il Giappone. Il vero problema è ancora irrisolto, invece: «la vera sfida commerciale rimane la Cina, che probabilmente si mostrerà meno accomodante» ha commentato l’analista a Epoch Times Usa, per poi proseguire: «Il prossimo tema dominante nei mercati sarà la sicurezza, e l’accordo con l’Ue accelera questa evoluzione».

 

 

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