La caduta della Borsa in Cina diventa un indicatore di lealtà politica

10 Luglio 2015 11:12 Aggiornato: 20 Gennaio 2025 18:24

I mercati azionari cinesi sono crollati malamente, dopo il valore massimo degli ultimi sette anni raggiunto nel mese di giugno. Lo Shanghai Composite, l’indice principale, ha perso il 29 per cento nel giro di poche settimane e dal picco del 12 giugno sono stati bruciati oltre 2.500 miliardi dollari, con il conseguente panico politico.

Il Ministero delle Finanze e le società di brokeraggio hanno promesso di pompare quasi 20 miliardi dollari nel mercato per mantenere i prezzi.

L’8 luglio quasi la metà di tutte le società hanno smesso di fare trading nelle borse di Shanghai e Shenzhen, secondo i dati forniti da Wind Information e citati dalla Phoenix Television di Hong Kong. Dopo la chiusura del mercato del 7 luglio più di 600 società si sono rivolte ai loro ticker per fermare i trading, portando a 1.400 il numero totale di società con trade chiusi. Ciò significa che i prezzi sono rimasti bloccati, ma il capitale degli investitori è rimasto intrappolato.

Da un’altra parte sono inoltre emerse le tattiche collaudate del regime comunista: voci cospirative, censura e propaganda che sembrano voler trasformare il mercato azionario in un indicatore di lealtà politica al Partito Comunista Cinese (Pcc).

Le prime vittime sono stati i giornali che hanno osato riportare suicidi a causa del crollo del mercato.

Il 4 luglio la Commissione regolatoria di Sicurezza della Cina ha annunciato che stava punendo tre società mediatiche cinesi per aver riportato «notizie false». Il tanto temuto Ufficio di Pubblica Sicurezza è stato chiamato ad assistere al caso.

I servizi in questione riguardano casi di persone che si sono suicidate lanciandosi dagli edifici, ma i funzionari hanno detto che questi suicidi non erano dovuti alla perdita dei soldi nel mercato finanziario. I funzionari non hanno spiegato come fossero sicuri di ciò.

«Il regime cinese sta cercando di indagare quelle voci in modo che le persone non osino pubblicare online quelle storie che riguardano il modo in cui gli altri si suicidano a causa della caduta delle azioni», ha detto Zhu Xinxin, ex redattore alla Hebei People’s Radio Station, in un’intervista a Radio Free Asia.

«In effetti questo si traduce in veri e propri casi di persone che saltano dagli edifici che non vengono segnalati. La ragione di questo è la paura dei disordini sociali, che provocherà il collasso del ‘mantenimento della stabilità’ del regime», ha detto Zhu.

Zhu ha detto che i crolli di mercato in passato hanno innescato disordini sociali per cui le autorità stanno lavorando «disperatamente per avere un rimbalzo del mercato azionario».

L’accusa del Partito per mezzo di alcuni importanti organi di stampa – tra cui il sito di notizie ufficiali della provincia cinese meridionale del Fujian – ha messo in giro delle voci che rendono difficile distinguere quelle vere da quelle inventate.

Un analista online ha risposto che il Quotidiano del Popolo dovrebbe essere indagato per aver diffuso voci, dopo aver pubblicato un articolo ad aprile dal titolo ‘4000 è solo l’inizio di un mercato in rialzo’. Secondo questo analista le voci sono parte di una deliberata campagna di propaganda del regime che parla bene del mercato e intende persuadere i piccoli investitori a credere che i prezzi aumenteranno.

Il 7 luglio lo Shanghai Composite Index ha chiuso a 3.727 punti, quasi 300 al di sotto della promessa implicita del Quotidiano del Popolo.

I media del Pcc, infatti, hanno promosso questa quotazione con tempestività.

Il 6 luglio il Quotidiano del Popolo online, media portavoce del Pcc, insieme all’agenzia statale Xinhua, ha pubblicato tre articoli intitolati così: ‘Capaci e fiduciosi di mantenere stabile il mercato finanziario’, ‘Fiducia nello sviluppo stabile e sano del mercato finanziario’ e ‘Fare trading con le azioni è un processo di apprendimento’. Tutti sono stati pensati per dare supporto mentre gli indici crollavano.

«Il mercato ha attraversato 20 anni di sviluppo … è pienamente capace di uscire da questa crisi temporanea», c’era scritto in uno di questi articoli. «È molto pericoloso essere irrazionali quando le azioni stanno salendo e non è giusto svendere irrazionalmente quando il mercato si sta correggendo», ha continuato.

E mentre vengono soppresse le notizie di quelli che si sono uccisi a causa della recessione del mercato, sono incoraggiate le storie di quelli che diventano ricchi in una notte.

Il Legal Evening News ha riferito che la signora Sun, una 78enne, ha speso 20 mila yuan (circa 2.800 euro) per comprare azioni nel 1994, e il 10 giugno valevano 600 mila yuan (circa 86 mila euro).

«Ho speculato e fatto trading con le azioni, seguendo le politiche del governo centrale», ha detto al Legal Evening News. «Le nuovi trasmissioni sono da vedere», ha continuato, riferendosi al noioso telegiornale statale della sera, che parla molto dei leader e delle politiche di Partito.

Questi articoli sono stati accuratamente derisi dagli utenti di internet nella sezione commenti e quando sono stati condivisi sui social media.

Il Partito ha un buon motivo per preoccuparsi. Dopo aver pompato pubblicamente la bolla azionaria, mantenere i prezzi del mercato è diventata una prova di credibilità del regime. Anche dopo le ultime trattative in preda al panico e gli annunci di immissione di moneta nello scorso fine settimana, il 6 e il 7 luglio i mercati non sono riusciti a riprendersi.

Ora, con la metà delle società fuorigioco nelle due più grandi borse della Cina, tutte le scuse secondo cui i mercati in Cina sono liberi di avere un loro prezzo sono state scartate.

Il problema potrebbe diventare molto più grave per il regime, oltre che per i piccoli investitori, furiosi e alcuni in vena di suicidio. Questo perché una grande quantità di capitale che ha portato a un rapido aumento del mercato è preso a prestito – o da società, oppure da agenzie di brokeraggio che forniscono il capitale, il cosiddetto prestito margine.

Questa leva, che potrebbe costituire il 5-10 per cento del mercato, secondo Anne Stevenson-Yang di J Capital Research è anche una delle ragioni di fondo che spiega la caduta così repentina del prezzo delle azioni: mentre scendono i prezzi delle azioni, le posizioni dei titoli sono liquidate forzatamente in modo che i broker non perdano i loro prestiti.

Secondo il Quotidiano del Popolo, il Partito Comunista sembra che abbia ordinato alle società di brokeraggio di non vendere le azioni fino a quando l’indice Shanghai Composite è al di sotto dei 4.500 punti.

Articolo in inglese: ‘Stock Market Plunge in China Becomes Litmus Test of Political Loyalty

Consigliati