«Il massacro di Piazza Tiananmen non è solo una tragedia per i cinesi, per gli etnici cinesi o per gli asiatici: è una vergogna e un trauma condiviso da tutta l’Umanità». Sono trascorsi 36 anni, ma il dottor Huang Chen-ya, oggi 85enne, ricorda con chiarezza quanto i cittadini di Hong Kong «amassero profondamente» la Cina. Ex parlamentare e neurologo rinomato, Huang era una figura di riferimento nel 1989. Alla notizia del massacro di Piazza Tiananmen, il suo primo istinto era stato contattare i principali ospedali di Pechino.
«Come medico, la mia priorità era capire se potevo fare qualcosa per aiutare le persone uccise o ferite» racconta a un raduno di Sydney che commemora il 36esimo anniversario della strage. «Ho chiamato tutti i principali pronto soccorso, e i medici che rispondevano erano angosciati, dicevano che non avevano più nulla a disposizione […] Ogni medico di turno nei grandi ospedali di Pechino mi dava la stessa risposta». Il dottor Huang voleva organizzare un invio urgente di aiuti medici da Hong Kong a Pechino, ma l’operazione richiedeva l’approvazione dei primari: «Quando abbiamo contattato i primari, il tono era diverso: dicevano che la situazione non era così grave come sembrava, che Pechino poteva gestirla da sé e che non c’era bisogno di aiuti esterni».
Li Yuanhua, all’epoca docente presso l’Università Normale della Capitale a Pechino, ricorda di essere tornato a casa «profondamente triste» e impaurito. Mentre i colpi di arma da fuoco echeggiavano come petardi, il professor Li non riusciva a dormire, immaginando cosa stesse succedendo agli studenti in Piazza Tienanmen
Wiki Chan, era un dottorando: uno dei tanti giovani cinesi che, una volta all’estero, hanno appreso la verità sul Partito comunista cinese. «La storia è quello che è, si possono avere opinioni proprie, ma nascondere le parti negative è sbagliato, è estremamente malvagio, soprattutto quando si tratta della repressione di voci che chiedono diritti umani e libertà».
«In realtà, il Partito comunista non dialoga in modo normale. Sa solo costringerti alla sottomissione, intimidirti, farti inginocchiare. Non esiste un concetto di uguaglianza» osserva un altro ex professore che ha trovato asilo politico in Australia, «considerando la Cina come la seconda economia mondiale e il nostro principale partner commerciale, non si comprenderà mai veramente» cosa sia la dittatura comunista cinese, che non può essere considerata un normale governo o sistema politico, perché «non lo è». Il Partito comunista cinese, osserva questo anziano esule che probabilmente non rivedrà mai il proprio Paese «è un demone sotto mentite spoglie».