La bontà del Cielo è la “chiave”

di Redazione ETI/Eric Bess
8 Giugno 2025 20:32 Aggiornato: 8 Giugno 2025 20:32

Chiudiamo gli occhi e cerchiamo di immaginare noi stessi in una versione migliore. Come ci vediamo? Come ci comportiamo?

Molto probabilmente, nel compiere questo esperimento mentale, ognuno avrà una visione diversa da quella degli altri. Alcuni potrebbero immaginare di avere molti soldi, fama o potere e potrebbero anche pensare che questi elementi siano necessari per diventare migliori.

Tuttavia, credo sia importante ricordare che tra le persone con denaro, fama e potere alcune possono essere buone, generose e compassionevoli, mentre altre sono distruttive e malevoli. Dobbiamo quindi chiederci: possiamo essere la versione migliore di noi stessi se ci comportiamo come persone cattive? Ovviamente, se lo chiedete a me, la risposta è un sonoro no!

Indipendentemente da quello che possiamo ottenere nella vita, per riuscire a esprimere la parte migliore di noi stessi, dovremmo essere buoni. Recentemente mi sono imbattuto in un dipinto del pittore britannico romantico Philip James de Loutherbourg (1740-1812), intitolato L’angelo che lega Satana, che mi ha fatto pensare alla lotta interiore che dobbiamo spesso sostenere per far emergere la parte migliore di noi.

L’ANGELO CHE LEGA SATANA

Philip James di Loutherbourg, L’angelo che lega Satana, 1797 ca. Centro di Yale per l’arte britannica, Connecticut. Pubblico dominio

Il dipinto di Loutherbourg, che presenta una vivace colorazione, è la rappresentazione di un angelo che si scaglia contro Satana. In genere, è l’arcangelo Michele che viene raffigurato mentre sconfigge Satana (come nel dipinto di Guido Reni) e quindi ci riferiremo all’angelo come a Michele.

Guido Reni, San Michele Arcangelo sconfigge Satana, tra il 1630 e il 1635 ca. Santa Maria della Concezione dei Cappuccini, Roma. Pubblico dominio

Michele è la figura centrale della scena: il drappo rosa pastello che ruota fluente intorno ai grigi freddi della sua armatura lo fa risaltare sullo sfondo illuminato dal cielo.

La sua posa è dinamica: la gamba destra è appoggiata su una roccia dietro di lui, mentre la gamba sinistra poggia sul fianco di Satana; le sue ali spiegate assecondano sia il colore che il movimento del drappo che gli scorre intorno; la capigliatura dorata e fluente riprende il colore della chiave che tiene nella mano destra e la mano sinistra afferra le catene con cui sta legando Satana.

Quest’ultimo appare in una evidente posizione di sconfitta. Il suo corpo si contorce per la pressione del piede di Michele, mentre afferra con una mano le catene che l’arcangelo gli ha messo al collo, con l’altra stringe un serpente che gli avvolge il braccio, e la testa, che Loutherbourg ha trasformato in teschio, si gira a guardare Michele.

Satana non si distingue molto dall’ambiente circostante. Se socchiudiamo gli occhi sulla sua immagine, noteremo che la parte superiore del corpo quasi si confonde con lo sfondo, ed è interessante notare che il suo corpo risalta maggiormente nello spazio intorno all’area in cui Michele punta il piede.

I colori complementari e contrastanti dei verdi – tenue e intenso – e del rosso acceso inondano la metà inferiore della composizione. Le gambe di Satana si sono trasformate in code verdi di serpenti, una delle quali sprofonda nel rosso rovente e feroce dell’inferno sotto di lui, mentre l’altra si avvita in lontananza, sul lato sinistro.

CONTROLLARE LA DISTRUZIONE

Questa immagine può aiutarci, con la sua saggezza, a seguire una via di miglioramento di noi stessi?

È facile pensare che quest’opera rappresenti la lotta tra il bene e il male, tra il paradiso e l’inferno e che questo scontro abbia luogo da qualche parte, “là fuori”, separato da noi. Tuttavia, prendiamoci un momento per volgere lo sguardo a noi stessi e per prendere in considerazione l’idea che questa scena possa riflettere una lotta che avviene dentro di noi.

Loutherbourg ha raffigurato Satana con un teschio come testa e, in genere, i teschi nelle belle arti rappresentano la morte o la distruzione. Una delle sue gambe di serpente scende all’inferno, mentre l’altra si contorce in lontananza, inoltre, tiene un serpente nella mano sinistra. Questi elementi serpentini rappresentano la tentazione. Possiamo quindi concludere che Satana rappresenta la morte, la distruzione, la tentazione, o anche una relazione tra questi elementi: la morte e la distruzione derivanti dalla tentazione. Queste tentazioni si diffondono nel mondo circostante e ci collegano all’inferno, come le gambe serpentine di Satana.

Se Satana rappresenta quindi gli elementi maligni, secondo il dipinto che stiamo analizzando, vorrebbe dire che il male corrisponde a quelle tentazioni che causano morte e distruzione. Come possiamo, per scoprire il nostro io migliore, controllare le tentazioni distruttive?

Michele qui rappresenterebbe il controllo della tentazione che causa morte e distruzione: controlla Satana con il suo piede e con le catene. Michele, un angelo che rappresenta la bontà del cielo, può legare Satana, l’incarnazione del male. Impugna una chiave in alto, verso la luce del cielo: è questa la chiave che incatena Satana e lo tiene prigioniero? Sta indicando che il male viene sconfitto attraverso il Cielo ?

La chiave quindi potrebbe essere non solo lo strumento che rinchiude Satana e le sue tentazioni, ma potrebbe anche essere il simbolo di qualcosa che ci “libera”, che apre la prigione in cui ci rinchiude la tentazione.

All’inizio di questo articolo abbiamo fatto un esperimento col pensiero. Ci siamo chiesti quale sarebbe la versione migliore che vorremmo di noi stessi. Secondo la saggezza che questo dipinto può ispirare, la bontà del Cielo darebbe forma alla migliore versione di noi stessi?

La bontà del Cielo è la chiave con cui possiamo “chiudere” le nostre tendenze distruttive e liberarci dalle tentazioni?

Le arti tradizionali contengono spesso rappresentazioni e simboli spirituali il cui significato può essersi perso nel tempo. Noi cerchiamo di interpretare le arti visive in modi che possano svelarci il loro senso morale. Non abbiamo la pretesa di fornire risposte assolute a domande che ricorrono da generazioni, ma speriamo che le nostre domande ispirino un viaggio riflessivo verso la trasformazione in esseri umani più autentici, compassionevoli e coraggiosi.

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