Il direttore generale del ministero degli Affari esteri israeliano, Eden Bar-Tal, ha recentemente presentato, in una conferenza stampa destinata ai giornalisti stranieri, un’analisi del rapporto Ipc pubblicato la scorsa settimana che ha dichiarato che larghe fasce della popolazione nella Striscia di Gaza stanno praticamente morendo di fame. Il rapporto Ipc è prodotto dall’Integrated Food Security Phase Classification, un’ente internazionale fondato da Ong, enti pubblici e altri enti facenti capo all’Onu, che si occupa di problematiche relative a cibo e nutrizione a livello mondiale. L’indice Ipc è un punto di riferimento per governi, agenzie umanitarie, organi di informazione e persino organismi giuridici internazionali.
Il funzionario israeliano parlando ai giornalisti ha usato toni molto forti: «Il rapporto Ipc è manipolatorio e si basa unicamente sui dati Ipc, senza fare riferimento ad alcuna informazione esterna e senza considerare prove contrastanti; e noi disponiamo di un’enorme quantità di tali prove. Tutto ciò che vi mostrerò oggi si fonda sui dati Ipc, che a loro volta derivano da informazioni fornite da Hamas». Bar-Tal ha poi proseguito denunciando diverse storture e contraddizioni che il governo israeliano rileva nel rapporto Ipc.
Innanzitutto Eden Bar-Tal ha denunciato la presenza nel rapporto di dati inventati: Hamas segnala circa sei decessi al giorno nella Striscia di Gaza, mentre lo standard Ipc per definire una carestia prevede 188 morti quotidiani, quindi «mancano all’appello 182 decessi al giorno, persino secondo i dati stessi di Hamas – ha sottolineato il funzionario degli Esteri israeliano – l’Ipc nel rapporto ha aggiunto altri 182 morti al giorno che non esistono, solo al fine di raggiungere la soglia necessaria a giungere alla conclusione prestabilita che vi sia una carestia». Un’accusa gravissima, ma è solo l’inizio.
Eden Bar-Tal ha poi parlato di selezione manipolativa dei dati: su un’indagine condotta su 15.749 bambini, sono stati utilizzati i dati relativi a soli 7.519 di essi – portando al “risultato politico” che gli autori del rapporto intendevano ottenere in partenza. l’Ipc ha utilizzato i dati di soli 7.519, selezionando soltanto quelli che avvaloravano la tesi prestabilita della carestia a Gaza. L’uso completo dei dati, avrebbe posizionato Gaza City ben al di sotto della soglia di fame acuta; e i dati parziali di luglio sono stati distorti per suggerire un aumento esponenziale della malnutrizione globale acuta, con un falso aumento della mortalità stimato in oltre 30 volte superiore ai livelli reali.
Terzo, Bar-Tal denuncia un occultamento di prove: l’Ipc stesso ha realizzato non una ma due indagini, e una l’ha nascosta in un’appendice; e l’indagine relegata all’appendice dimostrerebbe l’assenza di ogni carestia a Gaza. Inoltre Israele sarebbe stato escluso dal processo di raccolta e analisi dei dati, una condotta contraria a quella standard dell’Ipc stesso in altri contesti.
Quarto, diverse regole metodologiche dell’Ipc non sarebbero state rispettate: sarebbe stato applicato uno standard del 15% basato sulla circonferenza media del braccio superiore (Muac), vietato dalle linee guida Ipc per contesti come Gaza e definito dalla comunità scientifica come impreciso. Inoltre, pare siano stati usati dati provenienti da cliniche – espressamente proibiti dalle norme Ipc – e criteri di classificazione modificati dopo il 7 ottobre 2023 (giorno dell’attacco terroristico di Hamas a Israele), il tutto per facilitare la dichiarazione di carestia. Basata su fonti non verificabili, come il ministero della Salute di Gaza, che opera sotto il controllo di Hamas.
Poi ci sarebbero le “evidenze” positive del tutto ignorate dal rapporto: Bar-Tal ha sottolineato un forte aumento delle consegne e delle distribuzioni di aiuti umanitari, e un calo significativo dei prezzi degli alimentari a Gaza. Israele – ha detto il funzionario israeliano – ha implementato misure come pause quotidiane nei combattimenti e apertura di valichi e percorsi di fornitura per i beni di prima necessità, oltre alle riparazioni di linee idriche ed elettriche; tutte cose ignorate nel rapporto Ipc. Esistono inoltre “evidenze” credibili che dimostrerebbero una mortalità inferiore ai livelli di carestia, e persino un declino del problema della malnutrizione nella Striscia di Gaza.
Secondo quanto dichiarato dal portavoce del ministero degli Affari Esteri di Gerusalemme, Israele ha inviato una lettera all’Ipc chiedendo la ritrattazione del proprio rapporto, precisando che, in caso di mancato adempimento alla richiesta, il governo israeliano si rivolgerà ai Paesi donatori per sollecitare la sospensione dei finanziamenti all’Ipc.