Il Vietnam ha introdotto dazi antidumping su specifiche categorie di acciaio laminato a caldo provenienti dalla Cina, ostacolando gli espedienti adottati da Pechino per aggirare i dazi facendo passare le esportazioni attraverso Paesi terzi. La nuova misura, con aliquote comprese tra il 23,1% e il 27,83%, è entrata in vigore il 6 luglio e resterà applicata per cinque anni. Lo ha reso noto il 7 luglio il ministero dell’Industria e del Commercio di Hanoi.
Il provvedimento è giunto al termine di un’indagine secondo cui le importazioni dalla Cina hanno provocato «gravi danni» all’industria siderurgica locale. Le importazioni dall’India, pur incluse nell’indagine, sono state giudicate quantitativamente e qualitativamente trascurabili. Tra le imprese colpite figurano grandi produttori statali, tra cui Angang Steel, Baoshan Iron & Steel e Baotou Steel Union. La Cina, principale produttore mondiale di acciaio, viene da tempo accusata di saturare i mercati internazionali con materiali a basso costo, danneggiando i concorrenti.
La decisione vietnamita segue alla conclusione di un nuovo accordo commerciale con gli Stati Uniti. L’intesa prevede l’esenzione dai dazi per le merci statunitensi in ingresso in Vietnam, mentre le esportazioni vietnamite verso gli Usa saranno soggette a un’aliquota del 20% — inferiore al 46% annunciato ad aprile, ma comunque doppia rispetto all’aliquota base del 10%. Per i prodotti provenienti da altri Paesi e solo transitati in Vietnam prima dell’ingresso negli Stati Uniti è previsto un dazio del 40%. Secondo numerosi analisti, tale misura è volta a contrastare le operazioni di transito fittizio, in particolare da parte di aziende cinesi che cercano di aggirare i dazi statunitensi più elevati.
Sebbene la Cina non sia stata espressamente citata, il provvedimento è stato interpretato come un avvertimento: qualsiasi Paese che favorisca indirettamente le esportazioni cinesi eludendo i dazi statunitensi potrebbe incorrere in sanzioni severe. «Le merci fatte transitare per evitare un dazio più elevato saranno sottoposte proprio a quell’aliquota», ha dichiarato Trump in una serie di lettere ufficiali indirizzate ai Paesi coinvolti, pubblicate su Truth.
Il 1° agosto entreranno infatti in vigore ulteriori dazi nei confronti di altri Paesi asiatici considerati centri nevralgici per il transito delle merci, tra cui Cambogia (36%), Malesia (25%), Indonesia (32%) e Thailandia (36%). La Cina si trova attualmente in una tregua commerciale della durata di 90 giorni, in scadenza il 12 agosto. Fino ad allora, sarà possibile raggiungere un accordo con Washington e scongiurare la riattivazione dei dazi, che in passato avevano toccato anche il 145%.