Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdel Ati ha dichiarato che «il quadro è completamente chiaro per quanto riguarda la gestione di Gaza dopo la guerra e se ne discuterà alla conferenza per la ricostruzione della Striscia che si terrà dopo la fine dei combattimenti». Lo ha dichiarato in una recente intervista all’emittente televisiva egiziana Al-Cairo. Badr Abdel Ati. dice che l’Egitto ha iniziato ad addestrare 5 mila agenti di polizia palestinesi, in coordinamento con la Giordania e l’Autorità Nazionale Palestinese, con l’obiettivo di colmare il vuoto di sicurezza nella Striscia di Gaza in caso di fine della guerra. Il ministro degli Esteri egiziano ha poi affermato che è stato raggiunto un accordo con «tutte le parti interessate» in merito alla nomina di 15 importanti figure tecnocratiche di Gaza che governeranno la Striscia per sei mesi «affinché possano costituire un vero nucleo per l’attuazione della sicurezza e della legge a Gaza».
Le dichiarazioni di Abdel-Ati sono arrivate dopo l’inizio dei colloqui preliminari di ieri al Cairo, con la partecipazione di una delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Haya, che hanno affrontato una serie di questioni, tra cui i modi per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza. In una conferenza stampa tenutasi martedì, Abdel-Ati ha affermato che il Cairo sta collaborando con il Qatar e gli Stati Uniti per raggiungere «l’obiettivo principale: il ritorno alla proposta originale di un cessate il fuoco di 60 giorni». Taher al-Nono, un alto funzionario di Hamas, ha dichiarato a Al Jazeera che la delegazione di Hamas ha avviato «incontri e colloqui incentrati su come porre fine alla guerra nella Striscia».
Alti funzionari della sicurezza israeliana sentiti da Epoch Israele affermano che negli ultimi giorni sono stati compiuti intensi sforzi per riprendere i negoziati tra Israele e Hamas. Affermano inoltre che l’Egitto avrebbe preso l’iniziativa, nonostante i suoi tesi rapporti con Hamas, di cercare di fermare l’attuazione del piano di occupazione di Gaza City. Secondo le stesse fonti, Egitto e Qatar sarebbero molto stressati dalla decisione israeliana di occupare Gaza City come primo passo verso il controllo dell’intera Striscia, che potrebbe poi portare all’attuazione del piano sull’immigrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Secondo quanto riportato da giornali arabi, la proposta egiziana prevede uno schema completo, ma inizierà con un accordo parziale simile allo schema Witkoff, che include un cessate il fuoco di 60 giorni, il rilascio parziale degli ostaggi e l’introduzione di aiuti umanitari a Gaza senza condizioni e, nella seconda fase, la stipula di un accordo completo.
L’emittente saudita Al-Arabiya ha riferito di recente che Hamas chiede un accordo scritto con Israele con garanzie di pace internazionali. Secondo le fonti, Hamas ha anche chiesto di «fermare il piano israeliano di occupare Gaza», e l’Egitto starebbe cercando di formulare un accordo complessivo sulla questione di Gaza, che sarà attuato alla fine di agosto.
Il dottor Saeed Aqash, commentatore politico sugli affari israeliani presso l’Al-Ahram Strategic Center, ha dichiarato al quotidiano Asharq Al-Awsat che «la visita di Hamas al Cairo apre l’opportunità di riprendere i negoziati e indica che le recenti pressioni, in particolare quelle legate alla minaccia di occupare Gaza annunciata da Israele venerdì, potrebbero indurre Hamas a dimostrare un certo grado di flessibilità verso un nuovo cessate il fuoco» ma «lo scenario più probabile è un cessate il fuoco parziale, non un accordo globale, poiché l’accordo globale prevede una richiesta di disarmo da parte di Hamas, che non accetterà – perché, spiega il dottor Saeed Aqash – Hamas continuerà a scommettere sul tempo e su cambiamenti futuri che le garantiscano un ruolo da protagonista».
D’altra parte, importanti personalità politiche a Gerusalemme affermano che Israele non è interessato a un accordo globale e non intende riprendere i colloqui su un accordo parziale. Un’importante figura politica afferma che l’unica questione all’ordine del giorno ora è il rilascio di tutti i 50 ostaggi, e che le condizioni imposte da Israele per porre fine alla guerra restano il totale disarmo di Hamas e la totale smilitarizzazione della Striscia di Gaza.