I regimi comunisti continuano a violare i diritti umani. Il più grave ancora in corso, come affermato dai relatori della conferenza Victims of Communism, è quello del Partito comunista cinese: il prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza. Durante un intervento alla conferenza del 18 febbraio, Cynthia Sun, ricercatrice del Falun Dafa Information Center, ha spiegato come il regime cinese violi la Costituzione cinese incarcerando praticanti religiosi, torturandoli e sottoponendoli al prelievo forzato di organi.
«I praticanti vengono sistematicamente arrestati, detenuti, condannati a lunghe pene detentive fino a oltre 20 anni per la loro fede, e questo accade in ogni provincia della Cina» ha dichiarato Sun. I praticanti del Falun Gong sono le principali vittime del prelievo forzato di organi del Pcc.
Il sistema di persecuzione sociale e religiosa in Cina comprende detenzioni di massa, torture, lavori forzati e prelievo forzato di organi. «Lo scorso anno, almeno 2.864 praticanti del Falun Gong sono stati vittime di violenze da parte della polizia, sia nelle loro case che in pubblico».
«La detenzione è spesso brutale, i praticanti subiscono violenze e abusi psicologici per costringerli a rinunciare alla loro fede». Cynthia Sun ha raccontato le storie di due praticanti del Falun Gong detenuti dal Pcc. Pang Xun, ex conduttore della Sichuan People’s Radio, è stato picchiato a morte nella prigione di Leshan Jiazhou il 2 dicembre 2022, dopo che le autorità cinesi lo avevano arrestato per aver distribuito volantini in un parco. Un amico intimo ne ha denunciato la morte pubblicando un video su X, ex Twitter, che mostrava lividi e ferite sul corpo; è uno dei pochi filmati usciti dalla Cina grazie alle reti Vpn.

L’altro caso riguarda Cheng Peiming, praticante del Falun Gong sopravvissuto al prelievo forzato di organi. In diversi eventi pubblici e interviste con The Epoch Times nel 2024, Cheng ha raccontato la sua terribile esperienza: mentre gli agenti di polizia trattenevano Cheng su un letto, i medici lo sottoponevano all’anestesia per l’intervento. Quando si è svegliato, era ammanettato al letto e aveva una cicatrice lunga quasi 35 centimetri sul fianco: gli erano state tolte parti di polmone e fegato. In seguito medici lo hanno preparato per un’altra operazione, ma è riuscito a fuggire dall’ospedale, lasciando infine la Cina e arrivando negli Stati Uniti nel 2020.
Alcuni esperti stimano che l’industria cinese dei trapianti d’organo abbia raggiunto la cifra di circa un miliardo di dollari. Il settore vanta tempi di attesa insolitamente brevi, talvolta di sole due settimane, suggerendo l’esistenza di «un grande serbatoio di organi disponibili su richiesta». Anche alcuni esperti indipendenti delle Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per diverse segnalazioni attendibili secondo cui solo i prigionieri di coscienza sarebbero sottoposti, con la forza, a esami del sangue e controllo degli organi, ecografie e radiografie. «I risultati degli esami vengono registrati in un database di “fonti viventi” di organi che facilita la macabra distribuzione degli stessi». Quando un ricevente pagante si presenta, da qualunque parte del mondo arrivi, il prigioniero viene ricoverato e l’organo prelevato. Ovviamente, la vittima del prelievo forzato muore durante l’intervento o poco tempo dopo. Il caso di Cheng Peiming è unico, ma parla da sé.