Il piano egiziano per la ricostruzione della Striscia di Gaza

di Agenzia Nova
5 Marzo 2025 14:48 Aggiornato: 5 Marzo 2025 15:51

I Paesi della Lega araba hanno approvato il piano dell’Egitto per la ricostruzione della Striscia di Gaza, sottolineando la necessità del completo ritiro di Israele dall’enclave e dal corridoio Filadelfia, senza, però citare il disarmo del movimento islamista palestinese Hamas, al potere nella Striscia di Gaza dal 2007. Il piano, per il quale si stima siano necessari 53 miliardi di dollari, è stato criticato sia da Israele che dagli Stati Uniti, principalmente perché non interviene sul ruolo di Hamas, responsabile dell’attacco del 7 ottobre 2023 in Israele.

L’assenza di una chiara presa di posizione nei confronti di Hamas, movimento rivale del partito palestinese Fatah del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, rischia di far naufragare il progetto arabo-egiziano, nato in risposta alla proposta del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di voler creare una riviera a Gaza durante un periodo di 10-15 anni, in cui i palestinesi dovranno lasciare l’enclave. Proprio l’Egitto, insieme alla Giordania, erano stati individuati da Trump come potenziali Paesi ospitanti dei palestinesi di Gaza. Il progetto egiziano, per il quale non è chiaro chi fornirà i finanziamenti, appare in questa fase più come una contro proposta necessaria all’idea di Trump, più che una reale strategia per risolvere il conflitto in Medio Oriente.

Nella dichiarazione finale del vertice della Lega araba che si è tenuto ieri, 4 marzo, al Cairo, si legge che il piano egiziano per Gaza prevede il coordinamento con gli Stati Uniti per raggiungere una pace giusta e globale, ovvero la creazione di uno Stato palestinese.

Il piano prevede un periodo di ricostruzione di 5 anni per il quale si stima siano necessari 53 miliardi di dollari, il cui finanziamento potrebbe essere discusso durante una conferenza che sarà ospitata dall’Egitto ad aprile. Nella primissima fase del piano è prevista l’istituzione di una commissione di tecnocrati, incaricata di gestire gli affari della Striscia di Gaza in un periodo di transizione di 6 mesi, a condizione che sia indipendente e i membri lavorino sotto l’ombrello del governo palestinese. L’obiettivo del piano egiziano è quello di riqualificare la Striscia di Gaza, senza trasferirne la popolazione. Il piano si oppone con forza al trasferimento forzato della popolazione palestinese dalla Striscia, a differenza di quanto proposto dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di voler creare una riviera a Gaza durante un periodo di 10-15 anni, in cui i palestinesi dovranno lasciare l’enclave.

La gestione della sicurezza verrebbe affidata alle forze di polizia palestinesi, dopo una fase di addestramento da parte degli eserciti di Giordania ed Egitto. In futuro, secondo il piano, potrebbero occuparsi della sicurezza di Gaza anche altri Paesi, incaricati di fornire sostegno politico e finanziario. Tra le proposte del piano anche quella che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite valutino una presenza internazionale per il mantenimento della pace in Cisgiordania e a Gaza. Il movimento islamista palestinese Hamas, al potere nella Striscia di Gaza dal 2007, ha accolto con favore la creazione di una commissione di tecnocrati, mentre Israele e Stati Uniti lo hanno contestato.

Il governo di Israele ha respinto la dichiarazione finale del vertice Lega araba, affermando che nel testo non viene affrontata «la realtà della situazione dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre 2023». In una nota, il governo israeliano afferma: «È degno di nota che il feroce attacco terroristico di Hamas non sia menzionato, e non c’è nemmeno una condanna di questa entità terroristica omicida, nonostante le atrocità documentate». Allo stesso tempo, Israele plaude alla proposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di ricollocare gli abitanti di Gaza, sostenendo – nonostante i discorsi di Trump sul trasferimento di tutta la popolazione della Striscia – che tale piano include «un’opportunità per gli abitanti di Gaza di scegliere liberamente». La nota di Israele, infine, esorta gli Stati regionali responsabili a «liberarsi dai vincoli del passato e collaborare per creare un futuro di stabilità e sicurezza nella regione».

Da parte sua, l’amministrazione Trump ha respinto il piano arabo-egiziano, affermando che il presidente sostiene la propria visione, che include l’espulsione dei residenti palestinesi del territorio e la sua trasformazione in una «riviera» di proprietà degli Stati Uniti. «L’attuale proposta non affronta la realtà che Gaza è attualmente inabitabile e i residenti non possono vivere umanamente in un territorio coperto di detriti e ordigni inesplosi», ha affermato martedì sera il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, Brian Hughes. «Il presidente Trump sostiene la sua visione di ricostruire Gaza libera da Hamas. Non vediamo l’ora di ulteriori colloqui per portare pace e prosperità nella regione», ha aggiunto.

Secondo il piano, saranno forniti alloggi temporanei per gli sfollati a Gaza durante il processo di ricostruzione e in 7 località della Striscia saranno ospitati più di 1,5 milioni di persone. In una primissima fase, della durata di 6 mesi, con un costo stimato di 3 miliardi di dollari, sono previsti la rimozione delle macerie, la fornitura di 200 mila unità abitative prefabbricate che ospiteranno 1,2 milioni di persone e la ristrutturazione di 60 mila case danneggiate dalla guerra.

La prima fase della ricostruzione dovrebbe durare due anni, con un costo stimato di 20 miliardi di dollari, e prevede il proseguimento delle attività dei primi sei mesi. Inoltre, verrebbero riqualificati 20 mila acri di terreni agricoli e realizzati due impianti di dissalazione, due serbatoi di acqua potabile, due serbatoi per l’irrigazione e due impianti per il trattamento delle acque reflue.

A seguire, è prevista la seconda fase della durata di 2 anni e mezzo, con un costo stimato di 30 miliardi di dollari. In questa fase verranno potenziate le infrastrutture e saranno costruiti un porto commerciale, un porto peschereccio e un aeroporto. I leader presenti al Cairo ieri hanno adottato il piano di ricostruzione di Gaza presentato dall’Egitto in coordinamento con la Palestina e i paesi arabi e basato sugli studi condotti dalla Banca Mondiale e dal Fondo delle Nazioni Unite per lo sviluppo sulla rapida ripresa e ricostruzione di Gaza, e hanno concordato di lavorare per fornire tutti i tipi di sostegno finanziario, materiale e politico per attuarlo.

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