Il Pcc censura il web e risponde ai dazi con la propaganda

di Redazione ETI/Wim De Gent
11 Aprile 2025 17:33 Aggiornato: 11 Aprile 2025 17:33

Il Partito Comunista Cinese sta censurando post e contenuti legati ai dazi sui social, dopo l’entrata in vigore dei nuovi dazi americani, saliti dal 104% al 125% in un solo giorno. I post denigratori verso gli Stati Uniti, invece, dominano i social cinesi.

Su Weibo, gli hashtag e le ricerche su “dazi” o “104” risultano in gran parte bloccati, con pagine che mostrano un messaggio di errore. I post negativi nei confronti degli Stati Uniti, soprattutto quelli che citano la carenza di uova sul suolo americano, spopolano su Weibo. La Tv di regime Cctv ha lanciato l’hashtag “#UsaInGuerraCommercialeConCarenzaDiUova”. «Gli Stati Uniti sbandierano i dazi in modo plateale, colpendo acciaio e alluminio europei, ma sottovoce chiedono ai Paesi europei ingenti quantità di uova», ha scritto Cctv su Weibo.

Censura e propaganda hanno raggiunto anche WeChat, dove numerosi post di aziende cinesi sui danni dei dazi americani sono stati rimossi come «contenuti sospettati di violare leggi, norme e politiche cinesi». L’America è dipinta come un partner commerciale irresponsabile, mentre il Partito comunista cinese si prepara eroicamente a una guerra commerciale su ampia scala. L’internet cinese è protetta dal “Great Firewall” del regime: un sistema progettato per bloccare contenuti dannosi per gli interessi del regime comunista. I social come Instagram e X sono vietati, mentre le alternative locali operano sotto stretto controllo del Partito.

La Cina ha annunciato i contro-dazi sugli Stati Uniti la scorsa settimana, promettendo di opporsi a quello che considera «un ricatto». Il ministro del Tesoro  Usa, Scott Bessent, ha definito «un grave errore» la scelta del Partito Comunista Cinese di rispondere ai dazi.

Secondo il database Comtrade delle Nazioni Unite, nel 2023 la Cina ha importato circa 165 miliardi di dollari dagli Stati Uniti, esportandone 501 miliardi verso il mercato americano: quasi quattro volte tanto. Lunedì scorso le borse cinesi sono crollate, con l’indice di Shanghai Composite in calo del 7%, il peggior calo registrato in cinque anni, ma mercoledì scorso hanno chiuso in rialzo, spinte dagli impegni statali a sostenere i mercati locali.

Gli analisti avvertono che i dazi rappresentano una sfida enorme per l’economia cinese, già alle prese con una grave crisi immobiliare e un calo dei consumi interni. I margini di profitto, già risicati, rischiano di assottigliarsi ulteriormente, spingendo le aziende a spostare le filiere produttive fuori dalla Cina.

 

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