I rapporti tra Israele e le milizie palestinesi avverse a Hamas

di Redazione ETI/Epoch Israele
8 Luglio 2025 17:28 Aggiornato: 9 Luglio 2025 9:07

Osservando l’attività in corso della milizia Potere Popolare, guidata da Yasser Abu Shabaab nella parte orientale di Rafah, diventa chiaro come non si tratti dell’unica entità che opera con il sostegno israeliano contro Hamas. Fonti di alto livello sentite da Epoch Israele affermano che almeno altre due milizie operano al suo fianco, anch’esse basate su clan storici locali, che da sempre hanno conflitti con Hamas, fin dalla sua presa del controllo della Striscia di Gaza nel 2007. Si tratta della Milizia Hils e della Milizia Khanidak. La prima ha origine nei quartieri orientali di Gaza e fa capo al clan Hils, affiliato al movimento Fatah, ha accesso a molte armi e agisce apertamente contro il regime di Hamas. La seconda affonda le radici a Khan Yunis ed è guidata da Yasser Khanidak, membro di Fatah; riceve il sostegno dell’Autorità Nazionale Palestinese ed è considerata un chiaro rivale dell’ala militare di Hamas, soprattutto dopo l’omicidio dell’attivista di Fatah Salama Rabah nel 2007.

Fonti di Epoch nella Striscia di Gaza sostengono che, oltre a questi due clan, ve ne siano almeno altri tre che collaborano con Israele nella distribuzione di aiuti umanitari ai residenti della Striscia. Secondo le valutazioni di fonti di sicurezza israeliane, finché non verrà raggiunto un accordo tra Hamas e Israele, che preveda un cessate il fuoco concordato e forse anche la fine del governo di Hamas nella Striscia di Gaza, Israele, l’Autorità Nazionale Palestinese e il movimento Fatah continueranno a sostenere queste milizie, tentando nel contempo di trasformarle in una forza di governo alternativa a Hamas. Ma le fonti israeliane avvertono che, se Hamas raggiungerà un nuovo accordo con Israele sul rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco di due mesi, probabilmente Hamas cercherà di eliminare entrambe queste milizie e i loro leader durante la tregua.

Un simile tentativo è stato compiuto più di un mese fa, quando una forza dell’ala militare di Hamas ha tentato di eliminare la milizia di Abu Shabaab, uccidendone diversi membri. Un’azione del genere potrebbe essere particolarmente rapida e violenta, nel tentativo di Hamas di ristabilire il pieno controllo del territorio e di eliminare qualsiasi minaccia interna. Secondo quanto pubblicato sui siti web di Hamas, nella Striscia di Gaza importanti figure dell’organizzazione terroristica affermano che «Hamas non perdonerà la cooperazione con il nemico […] Si tratta di un grave tradimento che provocherà spargimenti di sangue».

La grande domanda che quindi ci si pone oggi è: il governo di Israele lascerà queste milizie al loro destino (magari persino usandole come merce di scambio) o pretenderà che venga loro garantita una qualche protezione nell’ambito di un accordo con Hamas? La decisione su questo tema potrebbe essere cruciale non solo per il futuro delle milizie, ma anche per il futuro equilibrio di potere nella Striscia di Gaza.

Lo stesso Abu Shabaab è stato intervistato questa settimana da un giornale israeliano, e ha ammesso il suo legame con i militari israeliani affermando: «noi ci coordiniamo con le forze armate israeliane e le informiamo in anticipo delle operazioni che stiamo svolgendo, ma l’attività sul campo è nostra. Siamo noi che iniziamo e portiamo a termine le missioni». Parole che sottolineano sia la posizione dei membri della milizia come combattenti indipendenti, in lotta contro il dominio di Hamas, sia la loro dipendenza da Israele. Posizione che potrebbe metterli in grave pericolo in caso di tregua.


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