Hamas torna al tavolo delle trattative. Secondo fonti di Hamas stessa, citate dalla Testata israeliana Epoch, presso la redazione del quotidiano Asharq Al-Awsat sarebbe in corso una ripresa nei colloqui per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Secondo le stesse fonti, «non c’è ancora una vera svolta di cui si possa discutere in questa fase» ma i colloqui con i mediatori starebbero continuando e «un nuovo round di negoziati indiretti dovrebbe svolgersi nei prossimi giorni, al Cairo o a Doha».
Ma la fonte di Hamas citata da Epoch ha chiarito che vi sarebbero due ostacoli alle richieste israeliane (appoggiate anche dagli Stati Uniti): il disarmo di Hamas e delle altre fazioni palestinesi, e l’espulsione dei leader di Hamas e di altre figure di spicco palestinesi dalla Striscia di Gaza. Secondo la fonte, queste due condizioni sarebbero state respinte con veemenza da Hamas, mentre Israele respingerebbe la richiesta di Hamas di un ritiro completo dei propri militari dalla Striscia di Gaza. Sempre secondo la stessa fonte, «Hamas è sottoposta a forti pressioni da parte di alcuni elementi affinché presenti concessioni più significative, soprattutto per quanto riguarda il disarmo o la rimozione della leadership del movimento dalla Striscia di Gaza, ma queste questioni non sono affatto in discussione».
Le fonti non escludono che, a seguito di seri colloqui che si terranno nei prossimi giorni, si possa raggiungere un accordo parziale, che comprenda l’impegno a proseguire i negoziati nel periodo successivo, con l’obiettivo di raggiungere finalmente un’intesa definitiva..
I capi di Hamas sarebbero ancora disposti a procedere verso un «accordo complessivo che includesse la rinuncia al potere, la fine dei combattimenti, il ritiro completo dalla Striscia, la riabilitazione completa e il rilascio immediato di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas». Ma, per l’organizzazione terroristica, Israele (e Stati Uniti) sarebbero la causa principale del ritardo nella conclusione di un simile accordo. Il quotidiano ha citato una dichiarazione delle stesse fonti, secondo cui «le parti in contatto con l’amministrazione americana hanno più volte comunicato che Washington sia interessata a porre fine ai combattimenti e sostiene qualsiasi soluzione che porti a questo ma, al momento della verità, la posizione americana poi si allinea a quella di Israele, ed è questo che ha ritardato ripetutamente l’accordo. È possibile che accada anche questa volta, a meno che l’amministrazione Trump non adotti una posizione diversa».