Negli ultimi mesi, numerose testimonianze raccolte dall’edizione cinese di The Epoch Times hanno portato alla luce un evidente aumento dei decessi improvvisi in diverse regioni della Cina continentale. Le fonti cinesi, di solito anonime per paura di ritorsioni da parte del regime, descrivono una realtà in cui giovani e persone di mezza età muoiono improvvisamente, lasciando le comunità nello sconcerto.
A Dalian, secondo le fonti, il tasso di mortalità recente sembra superare quello registrato tra dicembre 2022 e l’inizio del 2023, quando il regime cinese ha revocato le rigide misure di contenimento della pandemia di Covid-19: «Molte persone tra i 20 e i 50 anni sono morte improvvisamente». Simili resoconti giungono da Huadian e Siping, nella provincia del Jilin, dove altri testimoni hanno descritto decessi improvvisi di persone tra i 37 e i 56 anni. «Le pompe funebri sono le attività che prosperano di più» osserva la gente.
Le testimonianze convergono su un altro aspetto allarmante: il diradarsi della popolazione in molte aree rurali e piccole città, dove la gente sembra essere sparita; villaggi un tempo vivaci sono ormai praticamente deserti, abitati solo da pochi anziani. Immagini diffuse sui social media, che mostrano strade vuote e centri urbani silenziosi, alimentano il dibattito sulla reale popolazione cinese nel 2025.
Tra le ipotesi dei cittadini, il sospetto che i decessi improvvisi siano collegati al vaccino anti-Covid-19 prodotto in Cina, obbligatorio fino al 2022 e integrato nei codici sanitari che regolavano l’accesso a spazi pubblici e luoghi di lavoro. Alcuni raccontano di effetti collaterali quali ipertensione, orticaria o patologie più gravi, lamentando l’inefficacia dei farmaci locali per trattare tali condizioni. Tuttavia, queste affermazioni restano aneddotiche, prive di conferme ufficiali, e il timore di ritorsioni impedisce un confronto pubblico sul tema.
La revoca delle restrizioni pandemiche alla fine del 2022, dopo anni di lockdown e obblighi vaccinali, ha segnato una svolta improvvisa nella gestione della crisi sanitaria da parte della dittatura comunista. La decisione di vietare i vaccini a mRna stranieri, optando esclusivamente per quelli inattivati di produzione nazionale, ha sollevato dibattiti sulla loro efficacia e sicurezza, ma in assenza di dati trasparenti e di indagini indipendenti, le cause di questi decessi sono destinate a restare incerte. Spetterebbe alla comunità internazionale, monitorare la situazione e chiedere risposte che diano senso a una realtà tanto complessa quanto ingannevole come quella della “Repubblica” Popolare Cinese.