Il più potente funzionario giudiziario di una popolosa provincia nord-orientale della Cina è stato improvvisamente abbattuto, dopo essere stato indagato dagli investigatori del Partito Comunista Cinese (Pcc).
Il più delle volte i funzionari cinesi indagati, con i loro sperperi e la loro criminalità, raramente appaiono simpatici. Comunque c’è un gruppo di cinesi – praticanti della disciplina spirituale del Falun Gong – che saranno particolarmente interessati a vedere la resa dei conti che attende Zhang Jiacheng, ex capo del Dipartimento di Giustizia della provincia del Liaoning.
Per oltre un decennio Zhang ha ordinato e supervisionato la cattura, la riduzione in schiavitù, la tortura e l’uccisione finalizzata al prelievo degli organi dei praticanti del Falun Gong.
Nel corso di oltre un decennio nel Liaoning, Zhang ha occupato diversi ruoli chiave nell’apparato giuridico e politico del Pcc, tra i cui vice segretario o segretario del Partito in alcune città e contee, e di vice segretario del Partito nella Commissione Politica e Giuridica provinciale. Stranamente le fonti del Partito non identificano le date in cui Zhang ha ricoperto queste cariche, ma è noto che ha rivestito l’ultima – da capo del Dipartimento di Giustizia – da un giorno imprecisato del 2012 fino al 15 giugno del 2015, quando l’apparato disciplinare provinciale del Partito ha annunciato che era stato messo sotto inchiesta.
L’EREDITÀ DI UN CARCERIERE
Zhang Jiacheng ha presieduto l’apparato di sicurezza provinciale del Liaoning nel corso di un periodo di estrema brutalità. La provincia era il «centro dei prelievi d’organi dai prigionieri di coscienza», secondo le parole del giornalista Ethan Gutmann, un ricercatore che si è dedicato all’investigazione sull’esecuzione di massa dei praticanti del Falun Gong, attuata con l’intento di prelevare e vendere i loro organi vitali. L’indagine è stata pubblicata nel suo libro The Slaughter: Mass killings, organ harvesting and China’s secret solution to its dissident problem’ [Il massacro: uccisioni di massa, la raccolta di organi e la soluzione segreta della Cina al problema dei dissidenti, ndt].
La prigione di Panjin nel Liaoning è stata descritta dai prigionieri come «l’inferno sulla Terra» ed era gestita da Song Wanzhong, un funzionario selezionato e promosso personalmente da Zhang. Sotto il comando di Song, i praticanti del Falun Gong torturati con scosse elettriche, alimentazione forzata e privazione del sonno. Le guardie del carcere di Panjin ricevevano premi in denaro e valutazioni positive per ogni persona che riusciva a convincere questi praticanti a rinnegare il loro credo spirituale. Gli altri prigionieri, se collaboravano a maltrattare i praticanti del Falun Gong, venivano premiati con una riduzione della pena.
In altri carceri Zhang ha dato un tocco più personale. Alla fine del 2007 la prigione Xinhu, una struttura finanziata e costruita dal Dipartimento di Giustizia del Liaoning, veniva chiamata come ‘La base per l’educazione e la trasformazione dei praticanti del Falun Gong’, dal momento che erano stati detenuti moltissimi praticanti. Era risaputo che Chen Taibao, direttore dell’ufficio di amministrazione penitenziaria del Liaoning, e Zhang, facessero visita al carcere Xinhu per dispensare consigli sulle tipologie di abusi più efficaci.
Sotto il comando di Zhang, la persecuzione del Falun Gong nel Liaoning è divenuta una delle più violente del Paese. Secondo Minghui, un sito estero che riporta informazioni e notizie di prima mano sul Falun Gong, nel Liaoning sono stati riscontrati 9.970 casi di torture e abusi nei confronti dei praticanti del Falun Gong, e a giugno 2015 sono stati accertati 462 morti.
A causa del suo forte coinvolgimento nella persecuzione di questa disciplina spirituale, Zhang è stato incluso nella lista nera dall’Organizzazione Mondiale per Indagare sulla Persecuzione del Falun Gong (Woipfg), un’organizzazione no-profit che raccoglie prove degli abusi contro questa disciplina spirituale.
VISO BRUCIATO
Nel maggio 2004 Gao Rongrong è stata detenuta nel Liaoning poiché praticava il Falun Gong. Dopo poco più di un anno di detenzione alla Gao – che poi alla fine è morta in carcere – le è stato sfregiato il volto con dei manganelli elettrici che i suoi aguzzini hanno utilizzato per cercare di forzarla a firmare una dichiarazione di rinuncia al Falun Gong.
Mentre la Gao si trovava in cura presso l’Ospedale della pubblica sicurezza di Shenyang nella provincia del Liaoning, sua sorella è riuscita a fotografare il suo viso bruciato e sfigurato. La sua famiglia ha esposto allora il caso alla Procura provinciale – un organo investigativo e procuratore – e l’ha poi aiutata a fuggire. Tuttavia poco dopo è stata nuovamente catturata e portata in carcere, dove è morta all’età di 37 anni.
Considerata la vasta documentazione relativa al suo abuso, Amnesty International ha accolto il caso della Gao e ha richiesto alle autorità cinesi di avviare «un’indagine completa, indipendente e imparziale» sulla sua morte, e di liberare altri quattro praticanti del Falun Gong, i cui arresti e maltrattamenti erano noti. Amnesty ha anche invitato il regime cinese a porre fine alla «rieducazione per mezzo del lavoro forzato», un’espressione ingannevole che fa riferimento a un sistema particolarmente utilizzato per attaccare il Falun Gong.
Secondo la cronaca del momento Zhang Jiacheng era a quel tempo direttore e segretario di Partito del Dipartimento di Giustizia del Liaoning. Nel 2005 Zhou Yongkang, zar della sicurezza recentemente condannato all’ergastolo, era a capo del Ministero della Pubblica Sicurezza.
SGOMBRARE
Un decennio più tardi, chi ha avuto un ruolo nella persecuzione del Falun Gong nel Liaoning è stato spazzato via dal leader cinese Xi Jinping nella campagna anti-corruzione. In realtà queste persone sono state presumibilmente prese di mira per la loro appartenenza alla fazione politica opposta, piuttosto che per gli abusi commessi.
Il primo aprile 2015 l’agenzia anti-corruzione del Pcc ha annunciato che Song Wanzhong, che lavorava nel carcere di Panjin, era indagato per ‘gravi violazioni della disciplina del Partito’ – un gergo utilizzato che indica corruzione e abuso di potere. La stessa accusa è stata lanciata contro Zhang il 15 giugno.
Nel corso degli ultimi due anni sono stati purgati oltre trenta funzionari del sistema politico e giuridico del Liaoning, secondo i dati incompleti riportati da Peng Pai, sito web di informazione finanziato dallo Stato. Solamente ad agosto 2014 sono stati indagati 25 funzionari, tra cui Zhang Dongyang, ex procuratore generale nella città di Shenyang; Chen Zhanglin, ex vice presidente della Corte Intermedia del Popolo per il trasporto ferroviario di Shenyang; Wang Junren, direttore della stazione di polizia nel distretto di Guta della città di Jinzhou e Ju Chuanjie, capo del Tribunale del Popolo nella città di Fengcheng.
Allo stesso tempo sembra che Xi Jinping stia inserendo nelle posizioni chiave i funzionari a lui fedeli. A ottobre 2014 Li Xi, noto alleato di Xi Jinping, è divenuto governatore del Liaoning ed è stato anche nominato alla carica di segretario provinciale del Partito.
«Le tre province nel Nord-est della Cina sono il cuore industriale del Paese, il che le rende molto importanti per l’economia cinese. Tuttavia, la fazione di Jiang Zemin ha controllato queste tre province negli ultimi venti anni», ha scritto Xia Xiaoqiang, editorialista per l’edizione cinese di Epoch Times.
«Quello che è sembrato essere un normale passaggio di consegne nelle cariche governative della provincia del Liaoning è in realtà una lotta politica tra due diverse forze politiche».
Articolo in inglese: ‘Downfall of a Chinese Torturer Signals Winds of Change in Chinese Politics‘