Banche in crisi e economia sull’orlo del baratro in Cina

di Redazione ETI/Alex Wu
7 Maggio 2025 10:55 Aggiornato: 7 Maggio 2025 11:42

Le sei maggiori banche cinesi hanno pubblicato i resoconti del primo trimestre, che registrano un calo significativo di utili e ricavi. Gli esperti dicono che il calo dei profitti nel settore bancario cinese segnala un’economia che va male, e che è destinata a peggiorare per effetto dell’escalation della guerra dei dazi tra regime comunista cinese e Stati Uniti.

Le sei principali banche controllate dal regime, Industrial and Commercial Bank of China, Agricultural Bank of China, Bank of China, China Construction Bank, Bank of Communications e China Postal Savings Bank, il 29 aprile hanno pubblicato i dati del primo trimestre. In totale, il loro utile netto è sceso di 7 miliardi e 300 milioni di yuan (890 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo del 2024, in calo del 2%.

Tra queste, l’Icbc, il più grande istituto di credito al mondo, ha registrato un calo degli utili netti del 4% rispetto all’anno precedente, mentre la Bank of China del 2,9%. Le sei banche hanno generato ricavi per 910 miliardi e 200 milioni di yuan (111 miliardi di euro) nel primo trimestre, con un calo di 13 miliardi e 900 milioni di yuan (1 miliardo e 600 milioni di euro) rispetto all’anno scorso.

L’Icbc è l’unica grande banca cinese con ricavi trimestrali superiori a 200 miliardi di yuan (24 miliardi e 700 milioni di euro), ma anche questi sono in calo del 3,2% rispetto al 2024. La China Construction Bank ha dichiarato ricavi di 190 miliardi e 700 milioni di yuan (23 miliardi e 200 milioni di euro), in calo del 5,4% su base annua.
«Nel primo trimestre del 2025, l’economia a livello internazionale non ha avuto un forte slancio in termini di crescita», ha dichiarato la China Construction Bank.

É da gennaio ormai, che Cina e Stati Uniti sono impegnati in una guerra dei dazi che ha colpito duramente l’economia cinese, già in affanno da tempo. I media cinesi hanno citato analisi di diverse agenzie, attribuendo la crisi bancaria a molteplici fattori: un’ondata di rinegoziazioni dei prestiti che ha ridotto i margini di profitto sui tassi, un rallentamento nella crescita degli investimenti, un aumento delle tasse sui redditi e una maggiore instabilità dei guadagni non legati agli interessi.

Henry Wu, macroeconomista taiwanese, ha dichiarato che le aziende cinesi hanno smesso di ricevere ordini di esportazione a causa dei dazi di Trump, «e l’economia cinese è andata in recessione, andando a colpire anche le banche». «Le banche di solito guadagnano coi prestiti e guadagnano dagli interessi, prestiti che ora le aziende non chiedono più. Molte non investono più e rischiano di chiudere o addirittura fallire. I dazi hanno ridotto drasticamente gli affari delle banche, colpendo l’intera economia», ha detto Wu.

L’economista taiwanese Edward Huang ha previsto che la guerra dei dazi avrà un impatto ancora maggiore sui profitti delle banche cinesi nel secondo trimestre. «Il calo del primo trimestre è dovuto al continuo declino del settore immobiliare cinese e alla generale flessione economica, che hanno un impatto significativo sui profitti delle banche», ha detto.

Dopo la pubblicazione dei profitti in calo, le azioni delle banche cinesi sono crollate. L’economista ha spiegato che, in generale, i profitti e le azioni delle banche riflettono lo stato dell’economia di un Paese, poiché le banche trasferiscono fondi a tutti i settori. «Se i profitti dei sistemi che trasferiscono fondi diminuiscono, significa che l’economia sta rallentando», ha detto.

Nel frattempo, l’indice “Pmi” del settore manifatturiero cinese è sceso a 49 ad aprile, il livello più basso toccato in quasi un anno e mezzo. L’indice Pmi misura l’economia cinese nei settori manifatturiero e dei servizi: un valore inferiore a 50 indica una contrazione economica.
Huang prevede che le esportazioni cinesi diminuiranno ulteriormente nel secondo trimestre e che l’economia continuerà a stagnare. «Per capire quanto sia grave lo stallo economico dopo la guerra dei dazi, basta osservare gli andamenti nei profitti delle banche cinesi nel secondo trimestre», ha detto.

L’economista taiwanese ha anche ipotizzato che il Partito comunista cinese potrebbe adottare delle contromisure come la riduzione dei tassi di interesse e dei coefficienti di riserva obbligatoria per affrontare il rallentamento economico; questo «per i cittadini cinesi, significherebbe meno interessi sui depositi bancari, e per le banche, una riduzione dello spread»; e data la situazione economica «le banche potrebbero esitare a prestare denaro per paura del rischio di insolvenza – e quindi – il credito bancario inizierà a ridursi, causando un ulteriore deterioramento del quadro macroeconomico», perché quando le banche non prestano più denaro «molte aziende non riescono a restituire i prestiti contratti in precedenza». E a quel punto scatta un effetto domino dai risultati potenzialmente devastanti.

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