Capo maori si unisce all’ondata di denunce contro ex dittatore cinese

19 Agosto 2015 15:56 Aggiornato: 29 Gennaio 2025 18:51

Recentemente un membro di una comunità indigena ha denunciato l’ex dittatore cinese Jiang Zemin. Il suo gesto è parte di un’ondata di querele che è iniziata a maggio e che ha visto una crescita esponenziale, con oltre centomila firmatari in tutto il mondo.

Amato Akarana, capo locale Maori nella zona di Auckland in Nuova Zelanda, dopo aver sopportato alcuni attacchi alla sua Nazione, ha deciso di non tollerare più passivamente, ma di agire. Ha quindi richiesto al massimo Tribunale della Cina di processare e condannare Jiang Zemin per crimini contro l’Umanità e genocidio.

«Ho saputo che Jiang Zemin ha esteso la persecuzione dei praticanti del Falun Gong in Nuova Zelanda, e non permetteremo che ciò accada», ha affermato Amato a minghui.org, riferendosi ad alcune molestie passate. Il 24 aprile e il 16 luglio 2015 infatti un’organizzazione cinese ha molestato e insultato alcuni praticanti del Falun Gong davanti a un consolato cinese ad Auckland. In seguito l’organizzazione aveva anche chiesto a un giornale cinese di scrivere un articolo che diffamasse il Falun Gong e i suoi praticanti. Parlando poi con il redattore del giornale, i praticanti avrebbero saputo che gli articoli venivano regolarmente censurati dal Consolato cinese.

In quell’occasione Amato aveva manifestato la sua disapprovazione, sostenendo che il Consolato cinese a Auckland dovesse smettere di fare cose cattive nei confronti di queste persone. «Se diffamano il Falun Gong, allora diffamano anche i Maori», aveva precisato Amato. Tra la comunità dei Maori – oltre 400 mila persone – molte persone praticano questa disciplina e si comportano in accordo ai suoi insegnamenti. «Nella mia famiglia, nella mia tribù, ci sono molti praticanti del Falun Gong. Per molti anni ho considerato i praticanti del Falun Gong come parte della mia famiglia», ha spiegato Amato.

Ma attualmente qualcosa in Cina sta cambiando. Da quando, a maggio, i tribunali in Cina non possono più rifiutare di accettare una querela, sempre più persone in tutto il mondo stanno sfruttando questa possibilità per denunciare l’autore di questa persecuzione. «In Nuova Zelanda, nella mia terra Maori, più di 70 persone hanno fatto causa Jiang. Sono molto impressionato dal loro coraggio e sostengo completamente i loro grandi sforzi», ha affermato Amato.

Questa persecuzione è iniziata nel 1999 quando Jiang Zemin, allora leader della Cina, aveva ideato, promosso e guidato una campagna di arresti, torture, lavaggi di cervello, licenziamenti dal lavoro e diffamazioni, contro chiunque praticasse questa disciplina meditativa composta da lenti esercizi e dall’insegnamento dei principi di verità, compassione e tolleranza.

Secondo il governo cinese, nel 1999 c’erano tra i 70 e i 100 milioni di praticanti in Cina, tra cui molti membri di alto livello del Pcc. E a Jiang Zemin questo non andava bene: temeva che il numero di questi praticanti in Cina – che era superiore agli iscritti al Partito Comunista Cinese (Pcc) – costituisse una minaccia alla sua sopravvivenza politica. Il vero e proprio attaccamento al potere dell’ex segretario del Pcc, lo aveva quindi portato a decidere di sradicare questa pacifica pratica spirituale, senza alcun consenso da parte degli altri dirigenti del Partito.

Le atrocità ideate da Jiang Zemin sono numerose. In un articolo precedente, Epoch Times ha fornito una prova secondo cui Jiang aveva ordinato che ai praticanti del Falun Gong venissero prelevati gli organi, senza il libero consenso e a scopo di lucro. Un crimine inaccettabile anche per Amato e il suo popolo: «I Maori condannano chi perseguita le brave persone. Il prelievo di organi dai praticanti vivi del Falun Gong è un crimine contro l’Umanità. E i Maori non tollerano questo crimine».

   Per saperne di più:

Consigliati