Diverse Testate arabe – tra cui l’agenzia saudita Asharq Al-Awsat e il portale emiratino Aram News – sostengono che l’Iran avrebbe fatto “segretamente” tornare in Yemen il generale Abd al-Raja Shahlaei, comandante della Forza Quds, dopo circa un anno a Teheran.
Secondo queste fonti, il generale Shahlaei – che per oltre dieci anni aveva operato dall’Iran – sarebbe rientrato a Sana’a passando attraverso reti clandestine con l’obiettivo di «ripristinare la disciplina» negli apparati militari e di intelligence dei terroristi Houthi (duramente colpiti dagli attacchi occidentali) e ristabilire l’influenza iraniana su un fronte divenuto cruciale per il regime degli ayatollah, dopo le pesanti sconfitte subite in Libano e Siria.
Sebbene né Teheran né i vertici del movimento Houthi abbiano confermato ufficialmente la notizia, la convergenza di diverse Testate arabe e yemenite – alcune delle quali con fonti dirette negli apparati militari locali – rafforza l’ipotesi che il ritorno del generale sia un fatto reale.
Nato nel 1957 a Kermanshah, il generale iraniano Abd al-Raja Shahlaei è considerato da anni la figura di vertice della Forza Quds in Yemen, e uno dei principali architetti dell’influenza militare e strategica dell’Iran nella regione. Shahlaei ha avuto un ruolo centrale nel coordinamento e nella formazione delle milizie Houthi nello Yemen. Documenti ufficiali statunitensi lo descrivono come un alto funzionario con una «lunga storia di operazioni e attacchi contro gli americani e loro alleati nel mondo», e indicano Sana’a come il suo centro operativo principale.
Washington offre fino a 15 milioni di dollari per informazioni utili alla sua cattura o a individuare le sue reti che lo aiutano, cifra che lo colloca tra i terroristi più ricercati dagli Stati Uniti. Nel gennaio 2020, gli Stati Uniti hanno tentato senza successo di eliminarlo con un attacco mirato di droni in Yemen. Il suo nome figura anche tra i responsabili del tentato attentato del 2011 contro l’ambasciatore saudita a Washington e di diverse operazioni contro le forze americane in Iraq.
Un’analisi pubblicata dal Washington Institute for Near East Policy nel gennaio 2024, conferma l’importanza del generale Shahlaei in quanto principale autorità delle Guardie Rivoluzionarie iraniane per il teatro yemenita. A lui vengono attribuite attività che spaziano dall’addestramento degli operatori di missili e droni Houthi al trasferimento di armi avanzate – tra cui missili da crociera, balistici e sistemi d’attacco senza pilota – dall’Iran allo Yemen, fino al supporto d’intelligence per gli attacchi Houthi contro le navi in transito nel Mar Rosso verso Israele.
Secondo quanto pubblicato da Asharq Al-Awsat e da altri giornali yemeniti sulla base di fonti anonime a Sana’a e Aden, il rientro di Shahlaei sarebbe collegato alla serie di raid israeliani che negli ultimi mesi hanno colpito infrastrutture strategiche e arsenali segreti degli Houthi, causando la morte del primo ministro dell’organizzazione terroristica yemenita, di nove suoi ministri, del capo di Stato Maggiore e di altri comandanti. Tali operazioni avrebbero rivelato, secondo le fonti, una penetrazione profonda dei servizi d’intelligence israeliani all’interno dell’apparato Houthi, incrinando l’immagine di invulnerabilità che il movimento aveva coltivato per anni.
Il ritorno del carismatico generale Shahlaei coincide con una fase di grave frammentazione interna. Secondo fonti yemenite citate da Aden Ad, tre organizzazioni si contendono oggi il comando degli Houti: il gruppo guidato da Ali Hussein al-Houthi e dal nuovo capo di Stato Maggiore Youssef al-Madani, che sta attuando un “programma di purificazione” per assumere il controllo dell’apparato di sicurezza e intelligence; poi, la fazione di Abdullah al-Razami, leader carismatico esterno alla dinastia Houthi al comando di un proprio esercito a sud di Sana’a, che opera quasi come uno Stato nello Stato; terza, l’organizzazione di Abdel Karim al-Houthi, ministro dell’Interno e zio del leader del movimento, considerato il principale sostegno politico del capo dell’intelligence Abdel Hakim al-Khuwayni e primo obiettivo delle purghe interne.
Secondo Aden Ad, gli ufficiali delle Guardie Rivoluzionarie già presenti in Yemen avrebbero fallito nell’intento di riportare la stabilità dopo la recente ondata di omicidi. Le loro proposte di una «profonda epurazione» dei servizi segreti per eliminare presunte infiltrazioni straniere avrebbero anzi alimentato i sospetti e inasprito le rivalità interne, aggravando la frammentazione del potere.
Asharq Al-Awsat riferisce poi che il regime iraniano avrebbe deciso di rimettere in servizio Shahlaei per colmare il «vuoto strategico» apertosi nell’asse iraniano dopo l’uccisione del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, nel settembre 2024. Per anni, Nasrallah era stato la figura guida per gli Houthi che coordinava relazioni, strategie e sostegno operativo all’interno del cosiddetto “asse della resistenza”.
Dopo la morte di Nasrallah, osservano le fonti, il capo Houthi Abd al-Malek al-Houthi è stato percepito come «determinato ma inesperto sul piano strategico», privo di quella capacità di leadership regionale che Nasrallah aveva invece assicurato.
Da parte iraniana, la valutazione è che Hezbollah, colpito duramente in Siria e Libano, non rappresenti più un perno operativo affidabile, mentre gli Houthi – seppur ridimensionati – restino il braccio più attivo dell’alleanza jihadista. Da qui la scelta di reinvestire sul fronte yemenita, reinsediando una figura di massimo livello come il generale Shahlaei, considerato capace di riportare disciplina e di rilanciare le operazioni militari dell’organizzazione terroristica.
Secondo diverse Testate arabe, tra cui Aram News, il rientro del generale segna l’avvio dei preparativi per una nuova fase di escalation. Le valutazioni militari raccolte indicano che gli Houthi si starebbero riorganizzando per intensificare le operazioni nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, oltre a proseguire gli attacchi con missili e droni contro Israele e altri obiettivi nella regione. Le medesime fonti affermano che Shahlaei avrebbe ripreso il ruolo di «primo consigliere» del Consiglio militare jihadista e che eserciterebbe il controllo diretto sulle unità di missili e droni, consolidando la rete d’influenza iraniana nel cuore della penisola arabica.




