Un’autorità ad hoc per velocizzare gli sfratti degli inquilini morosi. Il Governo accelera su uno dei cavalli di battaglia degli ultimi tempi: l’emergenza abitativa. E lo fa con un disegno di legge da cinque articoli depositato in Senato dal meloniano Paolo Marcheschi.
Secondo le nuove misure, chi non paga l’affitto regolarmente e accumula un ritardo di oltre due mesi (limite già fissato dalla precedente normativa) sarà costretto a abbandonare l’abitazione mediante una procedura di tipo amministrativo gestita dall’Autorità per l’esecuzione degli sfratti, un ente pubblico facente capo al ministero della Giustizia. L’intervento dell’ufficiale giudiziario verrà autorizzato da questo nuovo organo, che sostituirà dunque la figura del giudice, prevista attualmente dal Codice di procedura civile.
L’obiettivo, per Marcheschi, è duplice: «ridurre i contenziosi civili e frenare le locazioni mordi e fuggi». Spesso le abitazioni «sono destinate ad affitti brevi, anche per la difficoltà dei proprietari di riavere immobili da inquilini morosi», spiega il senatore di Fratelli d’Italia, sottolineando che grazie al nuovo provvedimento «ci sarebbero meno riserve ad affittare per un tempo più lungo, ad esempio alle famiglie». L’iniziativa rientra infatti in un quadro più ampio che vede l’Esecutivo di Giorgia Meloni impegnarsi per il “Piano Casa”, annunciato lo scorso agosto dal presidente del Consiglio al Meeting di Rimini, con la promessa di dare «case a prezzo calmierato» alle giovani coppie e famiglie.
COSA CAMBIA
Dopo i due mesi di ritardo nel pagamento del canone di locazione, parte la segnalazione da parte del proprietario dell’immobile e l’inquilino ha 15 giorni di tempo per mettersi in regola con i conti. In caso contrario, il proprietario può contattare direttamente l’Autorità per l’esecuzione degli sfratti che, valutato il caso contingente, dispone il rilascio dell’immobile entro 7 giorni dal giorno di presentazione dell’istanza.
Lo sfratto va dunque eseguito nei trenta giorni successivi da quando viene emesso, con la possibilità di proroga per un massimo di novanta giorni. In ogni caso, l’inquilino ha facoltà di fare ricorso, nel limite tassativo di 7 giorni dalla notifica del provvedimento. Sono comunque previste parziali deroghe o rinvii alla procedura se la persona interessata è in «comprovata difficoltà economica temporanea».
Il rinvio dello sfratto è ammesso anche in caso di inquilini con figli minori o familiari anziani, non autosufficienti o disabili: in questo caso, l’Autorità è tenuta a informare i servizi sociali (entro cinque giorni dalla prima comunicazione del proprietario) che poi possono segnalare la necessità di un rinvio dello sfratto di 90 giorni e agevolare un’abitazione alternativa temporanea, in collaborazione con il terzo settore o il Comune di riferimento.
La proposta di legge prevede inoltre un “Fondo nazionale per l’emergenza abitativa”, volto a fornire aiuti economici temporanei a chi ha un Isee inferiore a 12 mila euro, se la morosità è dovuta a licenziamento per crisi aziendale, malattia grave o separazione legale.
Il testo fissa anche delle sanzioni per i proprietari che dichiarano il falso sulla morosità o avviano la procedura speciale per riottenere un immobile «per scopi speculativi», con una multa che va dai 5mila ai 20mila euro, oltre all’esclusione temporanea dall’accesso ai benefici fiscali e a altre agevolazioni pubbliche per la casa.
Con questo nuovo percorso, l’intero processo di sfratto potrebbe concludersi potenzialmente tra i due e i quattro mesi dalla richiesta iniziale, riducendo drasticamente le tempistiche attuali.
L’ALLARME DELL’OPPOSIZIONE
La proposta di legge già solleva polemiche. L’Unione Inquilini «denuncia con forza l’ennesimo attacco ai diritti delle persone in precarietà abitativa», ricordando che il governo Meloni era già intervenuto sul tema con il Ddl Sicurezza. Si rischia di «aggravare una crisi sociale già drammatica», scrive Silvia Paoluzzi, segretario nazionale dell’Unione, ricordando che «in Italia oltre 1.049.000 famiglie vivono in povertà assoluta e in affitto. Si tratta di un’emergenza strutturale, resa ancora più grave dall’assenza nella Legge di Bilancio di qualsiasi misura di welfare abitativo o del tanto annunciato, e mai attivato, Piano Casa».
Contro la proposta si è schierata anche Ilaria Salis, eurodeputata di Alleanza Verdi-Sinistra e paladina del diritto alla casa, che ha denunciato una «deriva pericolosa», vista come conseguenza della «strategia del Governo di accentrare il potere nelle sue mani» attraverso l’istituzione di un’Autorità amministrativa al posto del giudice naturale.
I NUMERI DELL’EMERGENZA ABITATIVA
Secondo i dati raccolti dalla Cgil, basati sulle rilevazioni del ministero dell’Interno presentate agli Ufficiali Giudiziari, nel 2024 i provvedimenti di sfratto emessi hanno superato quota 40 mila, segnando un aumento del 2% rispetto all’anno precedente. Di questi, gli sfratti effettivamente eseguiti con l’intervento dell’ufficiale giudiziario si attestano attorno alle 21mila unità.
La causa principale degli sfratti è il mancato pagamento dell’affitto, che da sola conta 30 mila provvedimenti sul totale. A questi si aggiungono 2 mila sfratti per necessità del locatore e oltre 8 mila per “finita locazione”. Questi ultimi, in particolare, sono il segnale di un fenomeno ormai strutturale, quello degli affitti brevi; si moltiplicano infatti i casi di proprietari che vogliono riappropriarsi degli immobili per destinarli alle locazioni brevi a fini turistici, una soluzione nettamente più redditizia rispetto agli affitti residenziali tradizionali.
La crisi degli alloggi, tuttavia, non è un problema solo italiano. La proliferazione degli affitti a uso turistico genera in tutta Europa un pesante rincaro nei prezzi delle case. Secondo un’analisi dell’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, il costo delle abitazioni in vendita nel continente è aumentato in media del 53% tra il 2015 e il 2024, registrando gli incrementi maggiori in Ungheria (+209%), Lituania (+135%) e Portogallo (+124%). In Italia il rialzo si attesta al 12%. Anche il costo delle case in affitto è salito: tra il 2010 e il primo trimestre del 2025 l’aumento medio europeo è stato del 28%.




