Calenda: la democrazia in Italia è a rischio come in tutto l’Occidente

di Redazione ETI
29 Ottobre 2025 14:34 Aggiornato: 29 Ottobre 2025 14:34

Il segretario di Azione, Carlo Calenda, ha dichiarato su X: «democrazia a rischio in Italia? La democrazia in Italia è a rischio come in tutto l’Occidente. Un sondaggio Swg commissionato da Azione mostra che più di un terzo degli italiani vorrebbe una sospensione temporanea della democrazia per riuscire a risolvere i tanti problemi che la politica democratica non è in grado di affrontare. Dunque il rischio c’è ed è in crescita, come dimostra anche l’astensione di cui nessuno sembra curarsi. Aggiungo che forze esterne alla Ue premono per disgregare la democrazia in Europa attraverso la corruzione e l’uso strumentale dei social e dei falsi profili. La questione del rischio democratico non viene tuttavia mai presentata in questi termini. Nei talk show diventa uno slogan politico per attaccare Meloni negli stessi identici termini in cui veniva attaccato ieri Renzi e ancora prima Berlusconi. Meloni ha messo in atto una sistematica occupazione di posti da parte di suoi fedelissimi, dei FdI doc, ex missini ecc, dando scarsa rilevanza al cv o alla competenza. L’aggravante è che questi fedelissimi sono in larga parte incapaci di ricoprire ruoli di responsabilità ed estremamente settari. Il risultato è un’azione deludente sul piano delle capacità di governo e posture inappropriate e faziose. Tutto ciò determina un gradimento alto per le capacità personali di Giorgia Meloni ma in flessione per il Governo. L’occupazione di posti e la gestione settaria del potere hanno molti precedenti in Italia in governi di tutti i colori politici. E’ una prassi stupida e detestabile che allontana le persone di qualità e che premia la fedeltà e non il merito. Tuttavia Meloni non ha messo in atto provvedimenti che restringono le libertà o puntano anche solo a rendere più forte l’azione, in verità assai debole, dell’esecutivo. Il rischio democratico viene dunque dalla nostra incapacità di far funzionare la democrazia, dai conflitti di interesse, da una barocca architettura istituzionale e da pressioni esterne. Il paradosso è che ogni volta che si è cercato di risolvere questi problemi, vedi referendum Renzi, gli stessi giornalisti che attaccano la Meloni oggi hanno gridato al rischio democratico. Azione ha proposto numerosi rimedi: dalla proposta di legge contro le interferenze esterne, all’elezione di una assemblea costituente per riformare tutta la seconda parte della costituzione. Ci battiamo quotidianamente contro conflitti di interesse, da Elkann a Enel, che condizionano la stampa e la TV. Ma l’uso della bandiera del rischio democratico contro l’avversario politico è poco credibile, in particolare se usata da giornalisti settari, che spesso in politica estera sostengono le ragioni di autocrazie e dittatori».


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