Giorgia Meloni rivendica in Parlamento decisioni e successi del suo governo

di Roberta Chiarello
23 Ottobre 2025 8:28 Aggiornato: 23 Ottobre 2025 17:11

L’Italia conferma il «pieno sostegno a Kiev», ma «non invierà soldati in Ucraina». Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle comunicazioni di oggi in Senato e alla Camera, in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre. Il conflitto russo-ucraino è solo uno dei temi affrontati in Parlamento dalla premier, che ha parlato anche della situazione in Medio Oriente, ribadendo la disponibilità del nostro Paese a riconoscere lo Stato di Palestina solo se Hamas accetterà «di non avere alcun ruolo e di disarmarsi». Tra gli argomenti toccati anche difesa europea, clima, migranti e la Legge di bilancio 2026.

Un indirizzo politico apprezzato dal Senato, che ha approvato la risoluzione proposta dai gruppi di maggioranza sulle comunicazioni della premier con 104 voti a favore, 63 contrari e un senatore astenuto. Parere favorevole anche per la risoluzione presentata da Azione, su cui il governo aveva dato il via libera chiedendo però di modificare alcune parti su premesse e impegni, che sono state effettivamente riformulate.
Nel giorno del terzo anniversario del suo governo, il più longevo della storia repubblicana dopo il secondo e il quarto esecutivo guidati da Berlusconi, Giorgia Meloni ha ribadito la «rara stabilità politica» del nostro Paese, «apprezzato dagli analisti e attrattivo per gli investitori, grazie a indicatori economici e finanziari solidi».

Per Gaza, «l’Italia continua a svolgere un lavoro intenso, che la pone al primo posto tra le nazioni occidentali, ed è pronta a incrementare il suo sforzo», ha detto la premier dopo aver ribadito «l’indiscutibile successo» del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per il «piano in 20 punti sulla crisi mediorientale». Secondo la Meloni, la prospettiva di pace è «credibile» a patto che Hamas rinunci alle armi e a qualsiasi tipo di ruolo a Gaza.
È necessario mantenere alta «l’attenzione sulla Cisgiordania, dove la violenza dei coloni rischiano di compromettere le prospettive della statualità palestinese», ha ricordato Meloni, mentre proprio oggi, 22 ottobre, la Knesset – il Parlamento israeliano – ha approvato con 25 voti favorevoli e 24 contrari una votazione preliminare su un disegno di legge per l’annessione della Cisgiordania.

Alla vigilia del Consiglio Ue, la leader di Fratelli d’Italia ha ribadito in Senato il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina, escludendo però l’invio di truppe, e richiamando il rispetto del diritto internazionale nell’uso dei beni russi congelati.
Tra i temi al centro del vertice, Meloni ha sollecitato una discussione sulla difesa europea, chiedendo flessibilità di bilancio per gli investimenti nel settore. Sul clima, ha annunciato il “no” dell’Italia alla revisione della legge europea se non accompagnata da «un cambio di approccio realistico», e ha criticato alcune «scelte azzardate» del “Green Deal”, invitando la Commissione a correggerle. La premier ha poi rilanciato il ruolo dei biocarburanti sostenibili anche dopo il 2035, ribadendo che «non può esistere solo l’elettrificazione per il futuro dell’auto, e tantomeno per quello del trasporto pesante o dell’industria».
Sull’immigrazione ha sottolineato i «primi risultati» della linea di fermezza del governo e l’avanzamento delle proposte italiane su Paesi sicuri e rimpatri. In chiusura, la Meloni ha rivendicato la solidità dei conti pubblici e la credibilità riconquistata sui mercati: «L’Italia torna in Serie A, dove merita di stare».

Nel successivo intervento alla Camera, la premier ha sostanzialmente ripreso le tematiche affrontate in Senato, rispondendo – con un susseguirsi di stoccate – alle questioni sollevate da alcuni deputati dell’opposizione.
Non è mancato un passaggio sulle banche. Riccardo Ricciardi, deputato del Movimento Cinque Stelle, «dice che le banche hanno avuto molti dividendi e noi non abbiamo preso abbastanza risorse per la Legge di bilancio», ha ricordato la premier, rivolgendo poi all’emiciclo il quesito su come gli istituti abbiano collezionato quei dividendi. «Grazie alle scelte dei Cinque stelle», l’accusa di Meloni, e grazie a due provvedimenti come «i crediti fiscali del Superbonus e la famosa ‘potenza di fuoco’ con cui avete consentito, con una garanzia dello Stato, che gli istituti di credito rinegoziassero i prestiti già dati a famiglie e imprese».

 


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