L’esercito israeliano ha annunciato ieri in serata che la tregua nella Striscia di Gaza è ripresa, dopo aver risposto a un attacco che ha causato la morte di due suoi soldati con una serie di raid aerei che, secondo fonti palestinesi, avrebbero provocato ventisei vittime. Il presidente degli Stati Uniti ha però commentato che la tregua resta in vigore, aggiungendo che i capi di Hamas potrebbero non avere responsabilità dirette nelle violazioni. Secondo fonti israeliane citate da Reuters, gli aiuti destinati a Gaza dovrebbero riprendere lunedì.
Fonti sanitarie di Gaza hanno riferito che i raid avrebbero provocato almeno ventisei morti, tra cui una donna e un bambino. Hamas – denunciano Israele e diversi osservatori arabi indipendenti – ha sempre usato i civili di Gaza o come scudi umani facendoli morire nei contrattacchi mossi da Israele, oppure impiegandoli come “ausiliari” armati delle proprie milizie.
«Dovremo vedere come si evolverà la situazione, vogliamo essere certi che Hamas rispetti la pace», ha commentato ieri Trump. I sui inviati speciali per il Medio Oriente, Steve Witkoff e Jared Kushner, sono attesi in Israele lunedì, secondo fonti israeliane e statunitensi.
In una dichiarazione rilasciata dal ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir, alla luce dei resoconti provenienti dalla Striscia di Gaza, si legge: «Chiedo al primo ministro di ordinare alle Forze di difesa israeliane di riprendere pienamente i combattimenti nella Striscia di Gaza a pieno regime. Le false illusioni secondo cui Hamas andrà via, o addirittura rispetterà l’accordo firmato, si stanno rivelando pericolose per la nostra sicurezza, come previsto. L’organizzazione terroristica nazista deve essere completamente distrutta».
Nel frattempo, il braccio armato di Hamas ha ribadito di tener fede al cessate il fuoco, dichiarando di non essere a conoscenza di scontri a Rafah e di non avere contatti con le bande armate che vi operano dalla primavera scorsa.
Il vicepresidente americano JD Vance non ha commentato i raid israeliani, ma ha affermato che Hamas è composta da circa quaranta cellule diverse e che non vi è ancora alcuna infrastruttura di sicurezza capace di verificare un effettivo disarmo: «Alcune di queste cellule rispetteranno la tregua, molte altre — come abbiamo visto oggi — no» ha commentato ieri Vance, aggiungendo che per assicurare un disarmo effettivo «sarà necessario l’intervento di alcuni Stati arabi del Golfo per ripristinare ordine e sicurezza sul terreno».
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato di aver ordinato una risposta militare decisa alla violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas, che invece accusa Israele di aver infranto più volte l’accordo. Ma secondo il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, è vero il contrario, e la cosiddetta «linea gialla», entro la quale le forze israeliane si sono ritirate nell’ambito del cessate il fuoco, verrà segnata fisicamente e ogni tentativo di oltrepassarla o di violare la tregua sarà punito con il fuoco.
Netanyahu ha annunciato che il valico di Rafah, tra Gaza ed Egitto, resterà chiuso fino a nuovo ordine, chiarendo che la sua riapertura dipenderà dal rispetto degli impegni assunti da parte di Hamas. Israele denuncia deliberata lentezza da parte di Hamas nella consegna delle salme degli ostaggi uccisi dall’organizzazione terroristica. Hamas si giustifica affermando di non voler trattenere i corpi ma di avere problemi tecnici, e di aver bisogno di macchinari adattai per recuperarli tra le macerie.