Vladimir Putin ha dichiarato il 5 ottobre che i rapporti tra Mosca e Washington saranno irrimediabilmente compromessi, se gli Stati Uniti forniranno i missili Tomahawk all’Ucraina: «Questo condurrebbe alla distruzione delle nostre relazioni, o quantomeno alla fine delle tendenze positive che si erano delineate», ha affermato Putin in un filmato diffuso il 5 ottobre dal giornalista della televisione di Stato russa Pavel Zarubin.
A meno di due mesi dall’incontro tra Putin e il presidente statunitense Donald Trump, avvenuto in occasione di un vertice in Alaska, la prospettiva di una pace tra Mosca e Kyiv appare sempre più lontana. La Russia ha intensificato l’offensiva in Ucraina, e i caccia e i droni russi sono persino accusati di sconfinare nello spazio aereo della Nato, mentre Washington e la Nato assumono posizioni sempre più nette nel sostenere la controffensiva ucraina.
Il vicepresidente statunitense JD Vance ha infatti recentemente dichiarato che gli Stati Uniti stanno valutando la richiesta ucraina di fornitura dei micidiali missili a lungo raggio Tomahawk, che hanno una gittata di 2.500 chilometri e che verrebbero usati per colpire obiettivi infrastrutturali localizzati in profondità nel territorio russo, e che sarebbero persino in grado di devastare Mosca.
Vance ha precisato che la decisione definitiva deve ancora essere presa: «Stiamo esaminando la questione. Abbiamo diverse richieste provenienti dagli alleati europei», ha detto Vance in un’intervista a Fox News del 28 settembre, puntualizzando che sarà ovviamente Donald Trump a prendere la decisione finale, e che i Tomahawk sarebbero pagati dalla Nato.
Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, in parziale contraddizione con la linea espressa da Putin, ha dichiarato che i Tomahawk in ogni caso non farebbero nessuna differenza: «Anche qualora venissero forniti, non esiste panacea che possa modificare la situazione al fronte […] Non esiste un’arma magica, né i Tomahawk né altri missili saranno in grado di alterare la dinamica [della guerra, ndr]».
Il 2 ottobre Putin ha sottolineato che, per poter utilizzare i Tomahawk, sarebbe necessaria la partecipazione diretta di personale militare statunitense (cosa che sembra già avvenga, peraltro) e che questa di per sé verrebbe considerata una grave escalation: «Questo significherebbe un nuovo, qualitativamente diverso stadio di intensificazione del conflitto, anche nei rapporti tra Russia e Stati Uniti» ha detto Putin, aggiungendo che i Tomahawk potrebbero fare danni, ma che la Russia rafforzerebbe ulteriormente le proprie difese aeree e li abbatterebbe.
In ogni caso questo dibattito ha tutta l’aria di essere di una questione di lana caprina, visto che l’inviato speciale statunitense per l’Ucraina, Keith Kellogg, ha fatto capire che Trump ha già autorizzato Kiev a condurre attacchi in profondità in territorio russo, e che il 23 settembre Trump stesso ha di fatto incoraggiato via social l’Ucraina a riconquistare il proprio territorio dicendo: «Dopo aver conosciuto a fondo e compreso pienamente la situazione militare e economica tra Ucraina e Russia, e dopo aver visto le difficoltà economiche che essa causa a Mosca, io ritengo che l’Ucraina, con il sostegno dell’Unione europea, sia nelle condizioni di combattere e di riconquistare integralmente il territorio nazionale».