Scossone di Trump alla Nato: smettetela di comprare petrolio russo e mettete dazi a chi lo compra

di Artemio Romano/Tom Ozimek
13 Settembre 2025 21:29 Aggiornato: 13 Settembre 2025 21:32

Nuovo colpo di scena di Donald Trump. Il presidente americano ha dichiarato di essere pronto a imporre nuove sanzioni alla Russia, ma solo dopo che tutti gli alleati della Nato (finalmente) interromperanno gli acquisti di petrolio russo. Questo nell’ambito di un piano complessivo che prevede anche nuovi pesanti dazi sulla Cina.

In una dichiarazione diffusa il 13 settembre su Truth, Trump ha accusato alcuni membri della Nato di indebolire il potere negoziale dell’alleanza nei confronti di Mosca, continuando ad acquistare energia russa nonostante gli impegni a ridurre progressivamente tali importazioni, spiegando: «Io sono pronto a imporre sanzioni importanti sulla Russia, quando tutte le nazioni Nato avranno concordato e iniziato a fare lo stesso, e quando tutte le Nazioni Nato smetteranno di comprare petrolio dalla Russia» ha scritto Trump. Per poi gettare la palla in campo europeo scrivendo: «io sono pronto a “procedere” quando lo siete voi. Solo dite voi quando». Senz’altro una sveglia per la Coalizione dei Volenterosi (nonostante Trump formalmente parli alla Nato) che finora – nonostante la buona volontà mostrata da quando Trump è tornato alla Casa Bianca – è sempre apparsa un passo indietro rispetto agli Stati Uniti.

L’idea di Trump è che un embargo unificato, unito a nuovi (devastanti) dazi sulla Cina tra il 50 e il 100 per cento, porrebbe fine rapidamente alla guerra in Ucraina perché, molto semplicemente, “prenderebbe per fame” la Russia.
Questo nuovo post di Trump arriva dopo alcuni giorni di “calma piatta” a Washington (rispetto alla guerra in Ucraina), e dopo una telefonata di venerdì 12 con i ministri delle finanze del G7, durante la quale il ministro del Tesoro Scott Bessent e il rappresentante per il commercio degli Stati Uniti Jamieson Greer hanno sollecitato gli alleati a allinearsi ai dazi imposti da Washington alle nazioni che acquistano petrolio russo: «Solo con uno sforzo unificato che tagli alla fonte i ricavi che finanziano la macchina da guerra di Putin potremo esercitare una pressione economica sufficiente a porre fine all’uccisione insensata», hanno dichiarato in un comunicato.

La dichiarazione di Trump fa seguito alle sue osservazioni espresse alla Casa Bianca del 7 settembre, quando aveva segnalato la disponibilità ad avanzare una seconda fase di sanzioni contro Mosca. Dopo che la Russia ha colpito l’Ucraina con uno dei più massicci raid di droni e missili dall’inizio della guerra, un giornalista aveva chiesto a Trump se fosse pronto a rispondere con sanzioni; il presidente americano aveva replicato: «Sì», ma senza fornire dettagli.
La possibilità di un’escalation delle sanzioni è emersa dopo che la Russia ha scatenato oltre 800 droni e missili in quello che Kyiv ha descritto come il più grande assalto aereo della guerra, causando quattro morti e decine di feriti. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha esortato le nazioni a incrementare la pressione economica sul Cremlino, invocando «dazi severi e altre restrizioni sul commercio».
Bessent, lo stesso giorno, ha detto a Nbc News che l’azione coordinata è cruciale, dicendo che imponendo nuove sanzioni occidentali «sui Paesi che comprano petrolio russo l’economia russa crollerà del tutto, e questo porterà il presidente Putin al tavolo delle trattative»

Il presidente degli Stati Uniti ha già inasprito le misure commerciali contro l’India, raddoppiando i dazi al 50 per cento alla fine di agosto a causa dell’aumento delle importazioni di greggio russo da parte dell’India; e aveva già ventilato dazi fino al 100 per cento sia sulla Cina sia sull’India, sollecitando i funzionari europei ad adottare un approccio simile, in una telefonata del 9 settembre con il responsabile di Bruxelles per le sanzioni, David O’Sullivan.
Se attuato, questo passo rappresenterebbe un mutamento nella strategia dell’Ue, che finora ha puntato sulle sanzioni per isolare la Russia, ma non sui dazi.  Secondo il Center for Strategic and International Studies, la quota russa nelle forniture di greggio dell’India è balzata dal 2 per cento prima della guerra a quasi il 40 per cento di fine 2023. E la Cina rappresenta ora circa il 47 per cento dei ricavi dalle esportazioni di combustibili fossili della Russia.

Benché il presidente americano non abbia “fatto nomi”, basta una rapida ricerca per scoprire quanto Francia e Spagna abbiano continuato a acquistare gas naturale liquefatto dalla Russia, come Ungheria e Slovacchia abbiano dimostrato una forte dipendenza dal petrolio e dal gas russi (cercando perfino di mantenere attivi gli accordi di fornitura), e come anche la Germania, pur avendo ridotto drasticamente la propria dipendenza, abbia continuato a comprare gas russo.
La Turchia, addirittura, pur essendo un membro della Nato, non ha aderito alle sanzioni occidentali contro la Russia e ha mantenuto un forte legame commerciale e energetico. Ma il regime di Erdogan potrebbe essere inteso come un caso a parte

Quanto all’Italia, fonti del settore e analisi recenti indicano che, nel 2025, le importazioni di gas e petrolio russi da parte del nostro Paese siano state praticamente ridotte a zero. Una svolta epocale, dopo decenni di dipendenza dalla Russia.

Donald Trump, con questa nuova e spiazzante richiesta all’Europa di passare dalle parole all’azione, ha ribaltato completamente la prospettiva: ha passato la palla a Bruxelles permettendo all’Ue di giocare un ruolo da protagonista, ma costringendola, proprio per questo, a assumersi le proprie responsabilità. Il suo messaggio all’Europa, in pieno stile “The Donald”, è chiaro e semplice: «Se la Nato fa come dico io, la guerra finisce subito. Altrimenti state solo sprecando il mio tempo. E il tempo, l’energia e i soldi degli Stati Uniti».


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