Il regime cinese va alla guerra commerciale con l’Europa introducendo dazi “antidumping” fino al 62,4% sulle importazioni di carne suina dall’Unione Europea. La decisione ha oggettivamente un che di ridicolo, considerando che proprio la Repubblica Popolare Cinese inonda, da decenni, i mercati di tutto il mondo con prodotti venduti a prezzi straordinariamente bassi. E non certo perché la produttività cinese sia maggiore o più efficiente di quella del resto del mondo, ma perché è proprio il regime cinese a fare un uso sistematico e massivo della scorrettezza commerciale nota come dumping: la Cina fabbrica prodotti sottocosto pagando a milioni e milioni di operai salari da fame (quando non li riduce direttamente in schiavitù, come nello Xinjiang) e pompando soldi pubblici nelle aziende “private” cinesi, oltre che rubando e/o estorcendo segreti industriali e know how alle aziende occidentali nei modi più diversi.
Ma la verità è fin troppo evidente: il Partito comunista cinese – che recentemente è passato in modalità attacco, evidentemente teme per il proprio futuro – invece di smettere di praticare il dumping e iniziare a rispettare le regole, sta agendo in ritorsione ai (veri) dazi antidumping europei sui veicoli elettrici di importazione cinese. Poco più di un anno fa, Bruxelles – dopo lunga indagine – ha infatti riconosciuto come i veicoli elettrici cinesi beneficino di «sussidi sleali» e rappresentino una «minaccia economica» per i produttori europei. E due mesi fa – falliti i tentativi di ricomporre la questione a livello politico – il regime cinese aveva già risposto colpendo le importazioni di brandy europeo, in particolare il cognac francese, sempre con l’improbabile formula del “dazio antidumping”.
Secondo il ministero del Commercio cinese, l’indagine sulla carne suina riguarda diversi prodotti, dalle carni fresche e congelate alle interiora e altri sottoprodotti; Spagna, Paesi Bassi e Danimarca sono gli esportatori più colpiti. Una parte significativa della carne suina esportata dall’Europa in Cina è costituita da sottoprodotti come orecchie, naso e zampe di maiale, ossia materiale di scarto per gli occidentali, ma molto apprezzati nella cucina cinese.
La Commissione Europea ha commentato la rappresaglia del regime cinese, definendo la cosiddetta “indagine” su cui si baserebbero i dazi “antidumping” cinesi «basata su accuse discutibili e prove insufficienti». Un portavoce dell’Ue ha poi ribadito la linea dura europea col regime cinese dicendo: «Prenderemo tutte le misure necessarie per difendere i nostri produttori».
Nel 2020, la Cina era il principale acquirente di carne suina dell’Ue, con esportazioni che avevano raggiunto i 7,9 miliardi di dollari, spinte da una crisi di approvvigionamento interno causata da una malattia suina. Storicamente il Partito comunista cinese ha sempre avuto grossi problemi nel fornire cibo sufficiente alla popolazione, non solo ai tempi della carestia causata dal cosiddetto “Grande Balzo in avanti” di Mao Zedong, che sessant’anni fa causò milioni di morti per fame, ma anche in tempi recenti: la produttività per ettaro e la varietà della produzione agricola cinese sono di scarso livello, e l’allevamento non funziona meglio. La Repubblica Popolare Cinese è quindi un importatore netto di prodotti agricoli e alimentari dall’Occidente. Nel 2023, ad esempio, il valore delle importazioni agricole cinesi si attestava intorno ai 200 miliardi di dollari, di cui 41 miliardi di dollari dagli Stati Uniti e 15 miliardi di euro dall’Unione Europea. Per dare una proporzione, le importazioni europee di prodotti alimentari cinesi, nel 2023 ammontavano circa a 5 miliardi.
Il conflitto commerciale di cui farà le spese la popolazione cinese è il risultato delle ambizioni del Partito nel settore dell’energia “verde”. Da dieci anni, il regime ha dichiarato i veicoli elettrici un settore strategico e centrale per le «nuove forze produttive», anche perché la domanda interna e l’intera economia cinese sono in forte rallentamento. Evidente, quindi, perché il regime abbia dovuto puntare tutto sulle esportazioni, facendo così esplodere tensioni che per troppi anni erano rimaste latenti in tutto l’Occidente.