Il 10% di Intel diventa di proprietà pubblica

di Redazione ETI/Adam Morrow
23 Agosto 2025 9:19 Aggiornato: 23 Agosto 2025 11:41

Venerdì la Casa Bianca ha reso noto che il governo degli Stati Uniti detiene ufficialmente una partecipazione del 10% in Intel. Il ministro al Commercio Howard Lutnick ha annunciato l’accordo tramite un messaggio su X. L’intesa, in preparazione da tempo, era stata anticipata all’inizio della settimana, quando la Casa Bianca aveva indicato l’intenzione di acquisire una quota del produttore di chip in cambio di circa 11 miliardi di dollari in sovvenzioni.  Parlando ai giornalisti nello Studio Ovale il 22 agosto, il presidente americano ha riferito che l’amministratore delegato di Intel, Lip-Bu Tan, aveva dato il suo consenso all’accordo durante un incontro dell’11 agosto, osservando come questo accordo sia vantaggioso anche per Intel, che negli ultimi anni è rimasta indietro rispetto a concorrenti del settore come Nvidia e Tsmc. Lip-Bu Tan è diventato amministratore delegato di Intel nel marzo 2025, succedendo a Pat Gelsinger, che aveva guidato l’azienda dal 2021 al 2024.

Le azioni di Intel hanno registrato un rialzo fino al 6% alla chiusura della settimana di contrattazioni. Il sostegno del governo dovrebbe rappresentare una boccata d’ossigeno per Intel, che ha recentemente riportato una perdita annuale di 19 miliardi di dollari, la prima in quasi quarant’anni. Intel è valutata 100 miliardi di dollari e ha ricevuto recentemente un’iniezione di capitale di 2 miliardi di dollari in acquisto di azioni ordinarie da parte dell’azienda tecnologica giapponese SoftBank.

«Questo storico accordo rafforza la leadership degli Stati Uniti nel settore dei semiconduttori, favorendo la crescita economica e consolidando il nostro vantaggio tecnologico», poi ha dichiarato Lutnick, ringraziando l’amministratore delegato di Intel «per aver concluso un accordo equo sia per Intel che per il popolo americano». All’inizio della settimana, Lutnick aveva chiarito che il governo statunitense non intende acquisire diritti di governance né un ruolo decisionale nella gestione di Intel. L’obiettivo del presidente, ha spiegato il ministro del Commercio, è ottenere «un buon ritorno per i contribuenti americani» non quello dare inutili sovvenzioni a fondo perduto. «Noi vogliamo che Intel abbia successo in America» ha infatti dichiarato Lutnick il 19 agosto durante un’intervista a Cnbc, «noi vogliamo che i transistor americani siano prodotti in America» e non solo, ha poi aggiunto Lutnick: «noi vogliamo che sia un’azienda americana a farli».

Le recenti scelte politiche dell’amministrazione hanno puntato a rafforzare le partnership pubblico-private con aziende del settore dei semiconduttori e delle terre rare. A inizio mese, Trump ha autorizzato licenze di esportazione per colossi tecnologici come Nvidia e Advanced Micro Devices per la vendita di chip per l’intelligenza artificiale alla Cina. In cambio, queste aziende verseranno al governo federale il 15% dei loro ricavi, per un totale stimato di 2 miliardi e 200 milioni di dollari. Inoltre, il Pentagono ha acquisito azioni per 400 milioni di dollari in Mp Materials, produttore di terre rare, diventando il principale azionista della società per garantire l’accesso a minerali strategici. Le azioni di Mp Materials sono cresciute del 15% nell’ultimo mese, con un’impennata del 320% dall’inizio dell’anno. Questo attivismo in ambito industriale ha ricevuto il sostegno persino del noto senatore di ultra-sinistra Bernie Sanders (tecnicamente “indipendente” ma vicino democratici): «se le aziende di microchip realizzano profitti grazie alle generose sovvenzioni del governo federale, i contribuenti americani hanno diritto a un ragionevole ritorno su quell’investimento» ha dichiarato Sanders in una nota.

 

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