Governo valuta limitazioni investimenti cinesi per evitare tensioni con gli Usa

di Agenzia Nova
12 Agosto 2025 11:16 Aggiornato: 12 Agosto 2025 11:16

Il governo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sta studiando piani per ridimensionare le partecipazioni cinesi in aziende italiane strategiche per evitare tensioni con gli Stati Uniti, secondo fonti a conoscenza della questione citate dall’agenzia d’informazione economica Bloomberg. Tra i casi più rilevanti c’è quello di Pirelli, di cui il colosso statale cinese Sinochem detiene il 37 per cento. L’azienda, che produce anche pneumatici per la Formula 1, ha rischiato potenziali restrizioni alle vendite negli Usa dopo l’allarme delle autorità statunitensi sui rischi legati ai pneumatici dotati di sensori, e Roma sta ora cercando di limitare il ruolo di governance di Sinochem, spingendo per una possibile cessione della quota. Anche Cdp Reti, di cui una controllata di State Grid Corporation of China detiene il 35 per cento, e Ansaldo Energia, con una presenza cinese ridotta ma ancora influente, sono sotto osservazione per il loro ruolo in settori chiave come energia e infrastrutture.

Sono circa 700 le aziende italiane con partecipazioni cinesi, ma il governo si starebbe concentrando in particolare su grandi gruppi nei settori energetico, tecnologico, dei trasporti e finanziario. Pechino ha ribadito che la cooperazione economica con l’Italia è vantaggiosa e chiede un ambiente equo e non discriminatorio per le imprese cinesi. Dopo l’uscita italiana dalla Belt and Road Initiative nel 2023, Roma ha lavorato per ricucire i rapporti con la Cina, bilanciando però la pressione di Washington che teme un rafforzamento militare cinese grazie alle tecnologie Usa. L’Europa, da parte sua, resta attratta dagli investimenti cinesi soprattutto nei settori «green» e tecnologici, ma si mostra più selettiva, proteggendo infrastrutture critiche e puntando a progetti capaci di creare occupazione locale. Secondo Bloomberg nei cinque anni fino al 2025, il disavanzo commerciale dell’Unione europea nei confronti della Cina dovrebbe raddoppiare a oltre 400 milioni di euro, sull’onda di esportazioni sussidiate dalla prima potenza asiatica come quelle di auto elettriche, batterie, dispositivi per energie rinnovabili e prodotti chimici.


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