«Quel che sta accadendo è inaccettabile. Non siamo di fronte a un’operazione militare con danni collaterali, ma alla pura negazione del diritto e dei valori fondanti della nostra civiltà. Noi siamo impegnati sul fronte degli aiuti umanitari, ma oltre alla condanna bisogna ora trovare il modo per obbligare Netanyahu a ragionare», afferma il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un’intervista a «La Stampa». «Un conto è liberare Gaza da Hamas, un conto dai palestinesi. La prima si può chiamare liberazione. Cacciare invece un popolo dalla sua terra è ben altro, e il termine usato mi pare del tutto improprio», aggiunge Crosetto, secondo cui «la legittima difesa di una democrazia di fronte a un terribile attacco terroristico subito non convince più». Per il ministro si è di fronte a «un progetto di conquista di un territorio straniero mettendo in conto una catastrofe umanitaria». «Penso che l’occupazione di Gaza e alcuni atti gravi in Cisgiordania segnino un salto di qualità di fronte al quale vanno prese delle decisioni che obblighino Netanyahu a ragionare. E non sarebbe una mossa contro Israele, ma un modo per salvare quel popolo da un governo che ha perso ragione e umanità. Bisogna sempre distinguere i governi dagli Stati e dai popoli come dalle religioni che professano.
Vale per Netanyahu, vale per Putin, i cui metodi, ormai, pericolosamente si assomigliano», sottolinea Crosetto.Sul vertice di Alaska e sulla guerra in Ucraina, il ministro afferma: «Trump persegue il suo disegno con estrema coerenza e realismo all’ennesima potenza: sono il più forte e mi gioco la mia forza, in ogni ambito. Nello specifico dell’Ucraina: aveva promesso una qualsiasi forma di pace e ora ha bisogno, anche agli occhi della sua opinione pubblica, di dare un segnale tangibile». «Trump si muove nel mondo che c’è. Detta brutalmente: se l’Europa avesse un peso rilevante, da superpotenza, sarebbe stato costretto a muoversi diversamente. E invece l’Europa ha costruito le condizioni per essere un attore politico scarsamente rilevante. Ogni nazione continua ad avere la sua politica estera, militare, economica. E ci sono tanti leader nazionali, anche piuttosto ripiegati ognuno dentro il proprio orizzonte domestico», aggiunge. «L’Europa ha il dovere di assumersi le sue responsabilità, che si raggiunga o no un accordo in Alaska. E ha il dovere di continuare a sostenere Kiev, come ha fatto finora, fino a che non ci saranno le condizioni che Zelensky sceglierà di accettare. Alcuni Stati, che più percepiscono la minaccia russa, come i baltici, la Polonia e la Germania, si sono assunti grandi responsabilità».Quanto all’Italia, conclude Crosetto, «abbiamo fatto, con coerenza e senza tentennamenti, quello che abbiamo potuto. La differenza, rispetto agli altri, non riguarda tanto il governo, ma il sistema Paese nel suo complesso. Rispetto ad altre nazioni si fa fatica a condividere il dato di fondo. E cioè che aiutare l’Ucraina significa aiutare se stessi e la propria sicurezza. Da noi non c’è limite alla demagogia politica, pur di prendersi la scena. La disgrazia più grande, in tempi così gravi e difficili».