Un gruppo di deputati repubblicani americani ha chiesto al ministero degli Esteri degli Stati Uniti di offrire incentivi economici per contrastare il disumano crimine del prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza in vita attuato dal regime comunista cinese, che è al centro del racket dei trapianti “su appuntamento” negli ospedali del Paese. In una lettera del 7 agosto indirizzata al ministro degli Esteri Marco Rubio, i deputati Christopher Smith, John Moolenaar e Neal Dunn sottolineano l’«urgente necessità» di offrire incentivi economici per raccogliere prove dirette e perseguire i responsabili di questi crimini contro l’umanità: «Il coinvolgimento del governo cinese nel prelievo forzato di organi è profondamente inquietante e dovrebbe essere riconosciuto come crimine contro l’umanità», dicono appunto di deputati statunitensi.
Promotore dell’iniziativa è Christopher Smith, co-presidente della Commissione parlamentare-esecutiva sulla Cina e membro della Commissione Affari Esteri della Camera, mentre il deputato Moolenaar presiede il Comitato ristretto sulla Cina, di cui Neal Dunn è membro. Smith ha affermato: «Per troppo tempo l’impero del traffico di organi gestito dallo Stato cinese è stato ignorato e ha operato senza controlli, con la conseguenza che uiguri, praticanti del Falun Gong e altri prigionieri di coscienza ne sono diventate vittime: i loro organi vengono brutalmente prelevati e venduti a scopo di lucro dai funzionari del Pcc. Il ministero degli Esteri dispone già dei fondi e dell’autorità per offrire ricompense in cambio di informazioni utili: è ora di utilizzarli per smantellare questa industria illegale e macabra, che vale miliardi, e rendere giustizia a chi ha perso la vita a causa di questa pratica spietata».
Nella lettera, i parlamentari fanno riferimento a un’ampia documentazione emersa da audizioni del Parlamento americano e da indagini indipendenti. Citano uno studio del 2022 pubblicato sull’American Journal of Transplantation, secondo cui i chirurghi cinesi hanno agito come «esecutori», rimuovendo organi da prigionieri non dichiarati clinicamente morti. L’attenzione mediatica su questo crimine risale al 2006, quando due avvocati canadesi per i diritti umani hanno pubblicato un’indagine che confermava le accuse di prelievo forzato di organi in Cina. Nel 2019, inoltre, un tribunale indipendente di Londra, presieduto dall’avvocato Sir Geoffrey Nice, ha concluso che questo crimine sia in corso da anni su «scala significativa» e che i praticanti del Falun Gong risultino le principali vittime.
Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una pratica spirituale di meditazione che il regime comunista cinese perseguita dal luglio 1999. Da allora, il Centro Informazioni Falun Dafa ha rilevato costantemente che milioni di persone in Cina vengono detenute in carceri, campi di lavoro e altre strutture, certificando centinaia di migliaia di casi di tortura e un numero imprecisato di morti. I parlamentari hanno scritto: «Con meccanismi di applicazione efficaci, dobbiamo garantire che l’approvvigionamento di organi sia etico e che nessuno tragga profitto illegalmente dagli organi di uiguri, tibetani, praticanti del Falun Gong o altri che non possono decidere liberamente di donare».
Smith ha espresso la speranza che anche il Senato approvi a settembre la proposta di legge da lui promossa e approvata a maggio dalla Camera con 406 voti a favore e uno contrario. La legge prevede sanzioni per chiunque sia coinvolto in questi abusi – compresi i membri del regime cinese – come congelamento dei beni, divieto di transazioni, revoca dei visti e perdita di benefici migratori. E ha aggiunto: «Mentre continuiamo a insistere affinché il Senato approvi la legge, il ministero degli Esteri deve utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per fermare questo mercato internazionale illecito di organi umani, perseguire i responsabili e prevenire future atrocità». Già nel maggio 2024, Smith e altri cinque parlamentari, tra cui l’allora senatore Marco Rubio, avevano inviato una lettera simile al precedente ministro degli Esteri Antony Blinken. Rubio, scrivendo su X aveva esortato Blinken a «utilizzare le risorse disponibili per fermare questa pratica disumana» in corso in Cina. Durante l’audizione davanti alla Commissione Affari Esteri della Camera, Rubio si era impegnato a sostenere l’approvazione della legge in Senato «in ogni modo possibile».