Ora anche il mondo arabo “impone” in modo ufficiale la propria volontà di una soluzione a due Stati in Palestina. Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdel Ati ha rivelato la scorsa settimana che al Cairo esiste un piano ben strutturato per «governare» Gaza una volta terminati i combattimenti. Asharq Al-Awsat, un quotidiano filo-saudita pubblicato a Londra, ha pubblicato ieri i dettagli del piano. Secondo l’articolo, si tratta di un’iniziativa sostenuta dal mondo arabo e internazionale volta a gettare le basi per un governo sovrano di Gaza da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese e a avviare un processo politico per la creazione di uno Stato palestinese indipendente. L’Egitto avrebbe già iniziato ad addestrare centinaia di palestinesi che assumeranno responsabilità in materia di sicurezza nella Striscia di Gaza, ma l’attuazione dell’iniziativa dipenderebbe innanzitutto da un cessate il fuoco concordato.
Il piano egiziano, che fa parte delle decisioni del vertice della Lega Araba dello scorso marzo, si articola in tre fasi. Cessate il fuoco e aiuti umanitari: una fase transitoria di sei mesi, che comprende l’amministrazione civile attraverso un comitato tecnocratico indipendente che opererà sotto il governo palestinese; poi una fase di riabilitazione e ricostruzione della Striscia che durerà dai 3 ai 5 anni e comprenderà la costruzione di infrastrutture, un aeroporto, un porto e un ambiente logistico; terza fase, lo schieramento in parallelo di una forza di pace internazionale temporanea, che garantirà la sicurezza fino al completamento dell’addestramento delle forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese, che poi assumeranno il controllo.
Il costo della ricostruzione della Striscia secondo il piano egiziano è stimato a circa 53 miliardi di dollari e sarà suddiviso in due fasi: un periodo di recupero di sei mesi per la rimozione delle macerie e la fornitura di soluzioni abitative temporanee, seguito da cinque anni di ricostruzione.
Sempre secondo l’articolo di Asharq Al-Awsat, l’iniziativa mira a rimuovere Hamas dai centri di potere nella Striscia di Gaza. Il piano includerebbe l’istituzione di un meccanismo di polizia civile controllato dall’Autorità Nazionale Palestinese, escludendo Hamas da ogni ruolo di potere a livello sia politico che militare. I funzionari egiziani affermano che nel mondo occidentale, e persino in alcune parti del mondo arabo, «non c’è più la volontà di lasciare Hamas come parte della soluzione». Per Hamas sarebbe finita, insomma.
Ma nonostante il largo sostegno arabo e islamico all’iniziativa, i diplomatici egiziani sembra che ritengano che l’ostacolo più significativo all’attuazione sia l’opposizione americana e israeliana. Secondo fonti politiche egiziane, Washington e Gerusalemme avrebbero un piano alternativo per il futuro di Gaza, che include il controllo diretto o indiretto della sicurezza israeliana su circa il 40% del territorio.