Si tiene oggi a Istanbul un vertice trilaterale tra il primo ministro del Governo di unità nazionale libico (Gun), Abdulhamid Dabaiba, il presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdogan, e la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. L’incontro è ospitato presso il palazzo Dolmabahçe, situato sulla riva europea del Bosforo, ed è incentrato su un ampio ventaglio di dossier strategici, tra cui la cooperazione economica e lo sviluppo nella regione del Mediterraneo, il rafforzamento delle partnership nel settore dell’energia e del petrolio, nonché la gestione dei flussi migratori e le implicazioni sulla stabilità regionale.
La riunione, secondo quanto riferito dall’ufficio stampa del Gun e confermato da fonti diplomatiche libiche consultate da Agenzia Nova, si inserisce in un quadro di coordinamento crescente tra Libia, Turchia e Italia, volto a «promuovere approcci comuni che servano gli interessi dei popoli della regione e contribuiscano a sostenere la stabilità e la cooperazione internazionale».Il vertice si tiene in una fase delicata per gli equilibri regionali. Sullo sfondo, pesa la possibile ratifica parlamentare dell’accordo marittimo tra Libia e Turchia firmato nell’ottobre 2022, oggetto di forte opposizione da parte di Egitto e Grecia. Il Parlamento libico con sede a Tobruk ha istituito di recente un comitato tecnico per riesaminare i termini dell’intesa. Secondo il sito web d’informazione libico «Fawasel», Ankara resta interessata a salvaguardare i propri interessi strategici in Libia, ma non li vincola esclusivamente alla leadership di Dabaiba. «Qualora il Parlamento guidato da Aguila Saleh si mostrasse disposto a ratificare l’accordo, la Turchia potrebbe anche riequilibrare i propri rapporti verso l’Est libico», riferisce il media nord africano.Il vertice avviene inoltre sullo sfondo di un aumento del coordinamento sul piano della sicurezza. Nei giorni scorsi, i droni Akinci – aeromobili a pilotaggio remoto di ultima generazione prodotti dalla Baykar, compagnia turca già fornitrice del noto TB2, e recentemente rafforzatasi con l’acquisizione dell’italiana Piaggio Aerospace – hanno condotto raid mirati contro reti di traffico migratorio nella città costiera di Sabrata, segno tangibile della cooperazione crescente tra le tre capitali nella lotta alle reti criminali transfrontaliere. L’incontro di Istanbul rappresenta, di fatto, una prova per la tenuta delle alleanze attuali e per le future traiettorie diplomatiche. La posizione di Dabaiba, indebolita dagli scontri armati scoppiati a Tripoli, potrebbe trovare nella cornice del vertice un’opportunità per rilanciare la propria legittimità internazionale dopo mesi difficili. Ma resta aperto l’interrogativo su quale sponda libica Ankara vorrà puntare in prospettiva: quella occidentale, guidata da Dabaiba, o quella orientale che fa capo alla famiglia Haftar.Per l’Italia, la gestione dei flussi migratori irregolari resta una priorità strategica, pur in un contesto che, alla luce dei dati attuali, non può essere definito emergenziale. Nei primi sette mesi del 2025 sono sbarcati in Italia 36.545 migranti via mare, con un incremento moderato del 9,15 per cento rispetto ai 33.480 dello stesso periodo del 2024, ma in netto calo del 58,7 per cento rispetto agli 88.464 dello stesso periodo del 2023. I dati aggiornati, resi noti dal ministero dell’Interno, mostrano un quadro in linea con lo scorso anno e ben distante dai picchi osservati due anni fa.
Secondo quanto appreso da Agenzia Nova, la Libia si conferma il principale Paese di partenza, con 32.690 persone salpate al 31 luglio, in aumento del 67 per cento rispetto alle 19.580 dello stesso periodo del 2024: circa l’89,5 per cento dei migranti sbarcati in Italia nel 2025 è partito dalle coste libiche. In forte calo, invece, le partenze dalla Tunisia – dove oggi si è recata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – passate da 12.052 a 2.393, con una diminuzione dell’80,1 per cento: la flessione si fa ancora più marcata – pari al 96 per cento – se si considerano i circa 60 mila arrivi registrati nello stesso periodo del 2023. Più contenuti quest’anno i flussi dalla Turchia (848 contro 1.318, pari a un calo del 35,7 per cento), mentre hanno osservato un leggero aumento – del 15,8 per cento – quelli dall’Algeria (614 contro 530).La riunione di Istanbul, infine, si tiene in concomitanza con la visita a Roma della rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la Libia, Hannah Tetteh. La diplomatica ghanese, alla guida dell’Unsmil, si trova nella capitale italiana per la sua prima missione ufficiale, in vista della presentazione della nuova «road map» dell’Onu per la Libia, attesa al Consiglio di sicurezza nel mese di agosto. Le bozze che circolano a New York prevedono un pacchetto unico – mini-Costituzione, legge elettorale e governo tecnico – con un orizzonte di diciotto mesi, ma Tetteh pare intenzionata a evitare dettagli troppo granulari nella prima presentazione, per non offrire pretesti ai blocchi contrari. Non è ancora chiaro se la proposta dell’inviata Onu affronterà il nodo cruciale del confronto politico: la distribuzione delle ingenti rendite petrolifere della Libia, che detiene le maggiori riserve di greggio del continente africano.