Tajani: nessuno vuole lo scontro con le toghe ma si astengano da opinioni politiche

di Agenzia Nova
20 Luglio 2025 10:57 Aggiornato: 20 Luglio 2025 10:57

«Nessuno vuole lo scontro. La riforma della giustizia del centrodestra è semplicemente uno dei pilastri della storia di Forza Italia. In breve: giustizia al servizio dei cittadini». Lo dice il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, in un’intervista al Corriere della Sera sulla separazione delle carriere in magistratura, che martedì approderà in Senato. Riforma che per molti aspetti, ai magistrati non piace: «Credo che i magistrati non abbiano motivi di preoccupazione. La riforma – spiega – mette sullo stesso piano l’accusa e la difesa ed esalta il ruolo del giudice terzo. E sulla separazione delle carriere anche Giovanni Falcone riteneva che chi accusa non debba essere collega di chi giudica. E il tentativo di abolizione delle correnti che governavano il Csm è sacrosanto».

Tajani ricorda poi di essere figlio di un militare ma che «in famiglia, nessuno di noi ha mai saputo che cosa votasse mio padre. Chi ha incarichi al servizio della collettività dovrebbe astenersi dal manifestare le proprie opinioni politiche». In relazione al caso Open Arms Forza Italia pensa che dopo un’assoluzione le Procure non dovrebbero poter impugnare una sentenza, ipotesi già bocciata per incostituzionalità: «Quella sentenza ha bocciato l’inappellabilità perché si trattava di un testo che non poneva dei limiti. Ma già oggi, per i reati fino a quattro anni, la prima sentenza non è impugnabile. Noi pensiamo che questa norma possa essere estesa a più reati, esclusi quelli che creano allarme sociale».

Sull’inchiesta di Milano che vede coinvolto anche il sindaco Beppe Sala, Tajani ribadisce che non dovrebbe dimettersi: «Ma no. Da garantista, non credo che qualcuno, a destra o sinistra, debba dimettersi perché indagato: in dubio pro reo. Lo dicevamo per Berlusconi, lo diciamo per Sala. Questione diversa, il giudizio politico. Siamo convinti che si potesse fare meglio. Ma tra il criticare politicamente Sala e fermare Milano c’è una bella differenza. Non si può continuare a paralizzare la capitale dell’economia italiana che è già in stato di difficoltà. Fosse stato per me, anche il Salva-Milano sarebbe passato. Quello che non può passare è l’immagine di una Milano tutta di traffichini e di affaristi», prosegue il vicepremier. Il tavolo per le candidature del centrodestra «è per le Regionali. Milano ci arriverà quando la città andrà alle elezioni» precisa Tajani. Ma se Sala deciderà di dimettersi «a quel punto, si dovrebbe pensare a un patto per Milano che punti ad allargare il centrodestra grazie al coinvolgimento di personalità civiche. Deve essere in campo la Milano che produce. Ma credo che la cosa potrebbe essere interessante anche per Azione di Carlo Calenda. Ricordo comunque che Milano è difficile. Quando Giovanni Toti fu colpito dall’inchiesta in Liguria, a sinistra erano convinti che la vittoria fosse cosa fatta. Poi, però, ricordiamo tutti come è andata a finire: la sinistra ha perso. Ecco perché serve un patto che porti a un vero cambiamento politico», conclude.


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