Usa e Ue sono allineate sui dazi alla Cina

di Milton Ezrati per ET USA
13 Luglio 2025 16:03 Aggiornato: 13 Luglio 2025 16:03

L’Europa ha adottato misure per ridurre l’importazione di dispositivi medici prodotti in Cina, scegliendo un approccio diverso rispetto a quello dell’amministrazione Trump negli Stati Uniti. Anziché ricorrere a dazi, l’Unione Europea ha deciso di escludere i prodotti cinesi da alcuni settori del mercato. Ma l’obiettivo rimane simile a quello statunitense: esercitare pressione su Pechino per modificare le sue pratiche commerciali ritenute sleali.

Questa recente iniziativa segue le raccomandazioni dello Strumento di approvvigionamento internazionale dell’Unione Europea. Fino a nuova disposizione, i dispositivi medici di fabbricazione cinese saranno esclusi dagli appalti pubblici europei per importi superiori a 5 milioni di euro. Le offerte vincitrici dovranno mantenere la quota di questi prodotti al di sotto del 50% del totale, con eccezioni limitate nei casi in cui non esistano fornitori alternativi. Poiché gran parte della spesa per dispositivi medici e ospedalieri in Europa è gestita a livello pubblico, queste nuove regole escludono di fatto le aziende cinesi dalla maggior parte del mercato europeo di settore.

Le autorità europee hanno motivato queste misure come una risposta alla storica politica cinese di preclusione dell’accesso ai dispositivi medici prodotti in Europa ai suoi appalti pubblici. Secondo le autorità, la precedente apertura dell’Europa aveva permesso alle esportazioni cinesi di dispositivi medici verso le economie dell’Unione di raddoppiare tra il 2015 e il 2023. Nel frattempo, Pechino ha adottato pratiche “escludenti” che hanno negato l’accesso all’87% degli appalti pubblici cinesi per dispositivi medici ai prodotti europei.

Il commissario europeo per il Commercio, Maros Sefcovic, ha chiarito che queste misure non hanno un intento punitivo. L’obiettivo, ha spiegato, è spingere la Cina a rivedere le sue pratiche protezionistiche, definite discriminatorie. «Siamo impegnati a dialogare con la Cina per risolvere questa questione», ha dichiarato Sefcovic. Che ha poi aggiunto che, se Pechino rispondesse alle preoccupazioni, l’Unione Europea sarebbe pronta a sospendere o revocare tali misure.

Sebbene il tono e lo stile di Sefcovic differiscano nettamente da quelli del presidente statunitense Donald Trump, il messaggio di fondo è sostanzialmente lo stesso. La risposta iniziale di Pechino lascia poco spazio a speranze di una rapida soluzione. Guo Jiakun, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha completamente ignorato l’esclusione dei produttori stranieri di dispositivi medici da parte della Cina, accusando invece l’Unione Europea di scivolare verso il protezionismo e di ricorrere a strumenti economici e commerciali unilaterali. Anziché cedere o aprire un negoziato, ha dichiarato che la Cina «difenderà con fermezza i diritti e gli interessi legittimi delle sue aziende».

Le misure adottate dall’Unione Europea, insieme alla recente decisione di imporre dazi significativi sui veicoli elettrici di produzione cinese, inviano a Pechino un messaggio chiaro, in linea con quello dell’amministrazione Trump. In passato, l’Occidente aveva tollerato il protezionismo cinese in nome del suo sviluppo economico, con l’aspettativa che, con il progredire della Cina, Pechino avrebbe modificato le sue politiche. Ma ora che la Cina si è affermata come potenza economica senza mostrare cambiamenti significativi nelle sue politiche, le nazioni occidentali non possono più permettersi un atteggiamento così permissivo, né sono disposte a mantenerlo. Pechino deve rendersi conto che i bei tempi sono finiti. Sarebbe opportuno che agisse di conseguenza.

 


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