Sei fattori per comprendere l’imminente tracollo del regime comunista cinese

di Alexander Liao
12 Luglio 2025 15:28 Aggiornato: 12 Luglio 2025 15:28

Giunti a metà del 2025, appare evidente che quest’anno si è distinto per instabilità, incertezza e un senso di disperazione sempre più radicato tra molti cittadini della Cina comunista. Sei fenomeni riassumono al meglio lo stato attuale del Paese: declino, competizione accanita, lotte politiche, il movimento della “fuga”, atti di violenza casuali e il movimento degli “Sdraiati”. Aspetti che mettono in luce l’erosione della fiducia e un crescente sentimento di disillusione e inquietudine tra la popolazione.

DECLINO

Per numerosi cittadini cinesi, il 2025 rappresenta l’anno più difficile in trent’anni, e vasti settori economici registrano un netto calo. Il mercato immobiliare ne costituisce l’esempio più emblematico. Entro la fine di maggio, i prezzi medi di transazione per i terreni residenziali sono diminuiti di quasi il 50 per cento nelle città di secondo livello e di quasi il 40 per cento in quelle di terzo livello. Tali valori derivano dal rapporto tra il costo totale del suolo e la superficie edificabile consentita per legge, offrendo una misura del costo di acquisizione per gli sviluppatori. Le amministrazioni locali, che dipendono in larga misura dalle vendite di terreni per le entrate fiscali, assistono alla scomparsa quasi totale di questa fonte essenziale di reddito, con gravi ripercussioni sulle finanze pubbliche.

Il rallentamento economico emerge anche dal calo dei consumi. Tra i segnali di una domanda interna in contrazione figurano le guerre dei prezzi nel settore dei veicoli elettrici, la chiusura diffusa di piccole imprese e il calo delle vendite di beni di lusso come cosmetici, orologi di lusso e borse firmate. E diverse aziende straniere riducono le operazioni o abbandonano del tutto il territorio. I tagli salariali colpiscono i dipendenti in vari ambiti, tra cui banche, società di intermediazione finanziaria, servizi pubblici e imprese sia statali sia private. A tutto questo si aggiunge l’aumento della disoccupazione tra i neolaureati, spingendo molti a prevedere l’assenza di impiego dopo gli studi. Tuttavia, il vero tracollo non è, incredibilmente, quello economico, ma la totale perdita di fiducia della popolazione nel regime.
Sia i cittadini comuni che funzionari governativi hanno perso ogni speranza nel Partito comunista cinese, e nessuna retorica ottimistica o misura di stimolo economico può invertire questa tendenza. Una perdita di fiducia che ha innescato fughe di capitali e uscite dal mercato azionario, configurando forse la crisi di legittimità più grave mai affrontata dal Pcc.

COMPETIZIONE ACCANITA

La concorrenza eccessiva all’interno dello stesso settore rappresenta un problema cronico nel regime comunista, che genera conflitti interni e un esaurimento generalizzato. Quest’anno si osserva un incremento significativo nelle chiusure di varie attività, tra cui ristoranti, parrucchieri, negozi di bubble tea, saloni di bellezza e concessionarie automobilistiche. Sebbene il rallentamento economico giochi un ruolo decisivo, la rivalità interna contribuisce in modo sostanziale. Troppi operatori competono per una domanda limitata, spingendoli a pratiche di sottocosto sempre più insostenibili. Di conseguenza, molti faticano a resistere, finendo per chiudere, e il peggioramento dell’economia aggrava solo questa dinamica.

LOTTE POLITICHE E CONFLITTI INTERNI

I contrasti tra i vertici del Pcc costituiscono uno degli sviluppi più delicati e impattanti dell’anno, particolarmente visibili nella purga in corso nell’esercito. Iniziata alla fine del 2023 come un’ampia repressione nella Forza missilistica – inizialmente mirata a alti funzionari considerati sleali nei confronti del leader cinese Xi Jinping – la campagna ha preso una svolta inattesa nella seconda metà del 2024. In un capovolgimento di fronte sorprendente, le ultime epurazioni hanno colpito alleati del segretario generale del Pcc Xi Jinping, indicando un indebolimento del suo controllo sul potere. Secondo fonti attendibili che hanno parlato con dissidenti cinesi all’estero, il ruolo di Xi Jinping si limita ormai a funzioni cerimoniali. Crescono i segnali che i massimi dirigenti del Pcc abbiano raggiunto un’intesa: presto Xi Jinping verrà rimosso ufficialmente dal potere. Questo spostamento imprevisto domina ormai il panorama politico della Cina nel 2025.

IL “MOVIMENTO DELLA FUGA”

Questa espressione descrive la tendenza crescente dei cittadini cinesi a lasciare il Paese con ogni mezzo disponibile. Dopo i rigidi lockdown triennali imposti dal Pcc per il Covid-19, un numero sempre maggiore di persone ha cercato di emigrare negli Stati Uniti, con alcuni che hanno attraversato illegalmente il confine meridionale a piedi. Ma con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, questa via risulta ormai in gran parte preclusa. Negli ultimi anni, alcuni cinesi hanno tentato di stabilirsi in Canada prolungando visti turistici e richiedendo asilo politico. Anche Ottawa, però, ha inasprito le politiche in materia di visti. Ora, Thailandia e Malesia emergono come nuove mete per i cinesi di reddito medio che aspirano a unirsi al movimento della “fuga”.

Per i più abbienti, il Giappone si rivela una destinazione sempre più ambita rispetto a molti Paesi occidentali, grazie al visto per manager aziendali relativamente accessibile. Tale visto non richiede competenze in lingua giapponese, titoli di studio o limiti di età. Gli aspiranti devono investire almeno 5 milioni di yen (circa 35 mila dollari) in un’azienda giapponese, registrare l’attività e garantire uno spazio ufficio fisico. Inoltre, l’impresa deve assumere almeno un dipendente a tempo pieno che sia cittadino giapponese, residente permanente, coniuge o figlio di un cittadino o residente permanente giapponese, oppure straniero con status di residente a lungo termine. Se il piano aziendale ottiene approvazione, i richiedenti possono portare con sé i familiari. Indipendentemente dal livello socioeconomico, numerosi cinesi abbandonano la Cina continentale. Questa tendenza sottolinea la dura realtà di un regime tirannico, dove le pressioni crescenti spingono le persone a gesti estremi.

ATTI DI VIOLENZA CASUALI

Un altro fenomeno allarmante consiste nell’aumento degli assalti indiscriminati negli ultimi due anni. Molti cinesi, intrappolati da difficoltà insormontabili o vittime di ingiustizie, non trovano sfoghi per le loro rimostranze. Tragicamente, quando esplodono per manifestare il dolore, spesso scaturisce violenza. Gli episodi seguenti potrebbero collegarsi a questo contesto.
Il 27 gennaio, a Bozhou nella provincia di Anhui, un’automobile ha investito una folla, ferendo diverse persone. Poi, il 23 marzo, un uomo ha compiuto un attacco con coltello all’esterno di un supermercato a Shaoxing, nella provincia di Zhejiang, colpendo passanti a caso. Risulterebbero feriti vari individui. Un utente ha pubblicato video dell’incidente sui social media. Pochi giorni dopo, il 26 marzo, ad Anyang nella provincia di Henan, un taxi ha proceduto in modo irregolare lungo la strada, urtando pedoni e veicoli. Alcune fonti sostengono che pedoni e corrieri alimentari abbiano perso la vita. Le autorità hanno censurato rapidamente le informazioni su questi fatti.

“GLI SDRAIATI”

Questo movimento, avviato dai giovani cinesi negli ultimi anni, risponde all’esaurimento sociale: gli individui si ritraggono dalla frenesia competitiva e abbracciano uno stile di vita più lento e minimalista. È emerso un nuovo termine per descrivere chi porta all’estremo il concetto di “lying flat”: i giovani dei “Cinque no”. Queste persone scelgono consapevolmente di non acquistare casa o auto, evitano acquisti superflui e rinunciano a matrimonio e figli. L’obiettivo consiste nel ridurre al minimo le spese. Mentre l’economia continua a peggiorare, questo ritiro passivo dalle aspettative sociali si diffonde sempre di più. In sostanza, la società cinese pare aver perso ogni vitalità.

NESSUNA SPERANZA DI RIPRESA SOTTO IL REGIME DEL PCC

Queste sofferenze derivano da decenni di tirannide comunista uniti a un’economia in costante indebolimento. Il Partito contava di rilanciare l’economia puntando sulla domanda interna, incoraggiando le persone a spendere i risparmi residui. Ma questa strategia sta fallendo, perché la Cina manca perfino di un sistema affidabile di welfare. Con redditi in calo, la popolazione teme di spendere. Di conseguenza, i consumi ristagnano e l’economia sprofonda in una stagnazione sempre più nera. Risultato: tutti i progressi accumulati negli anni di riforme e aperture si esauriscono oggi. Inoltre, il modello di gestione del potere del Partito comunista cinese danneggia la società, soprattutto nei momenti di crisi.
I tentativi maldestri di mantenere il potere – come l’estremistica politica zero-Covid, la diplomazia aggressiva e la crescita incontrollata della bolla immobiliare – hanno gravemente danneggiato la società cinese. Peggio ancora, il Partito distrutto la moralità dal popolo cinese. Disinvoltura, tradimenti e opportunismo dilagano, creando un’atmosfera di diffidenza reciproca nella vita quotidiana. Nel 2025, le conseguenze di questa degradazione decennale raggiungono il punto di rottura. Se la tirannide del Pcc non finirà presto, per i cittadini comuni si prospettano anni davvero tetri.


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