Un rapporto pubblicato martedì da ricercatori israeliani dell’Università Bar-Ilan ha documentato gravi accuse di violenze sessuali commesse da miliziani palestinesi di Hamas durante gli attacchi alle comunità israeliane del 7 ottobre 2023, proponendo al contempo un quadro giuridico per avviare delle azioni legali.
Il documento, redatto da tre esperti in diritto, riporta le testimonianze di almeno 17 persone che descrivono almeno 15 episodi distinti di violenza sessuale, tra cui stupri di gruppo e mutilazioni degli organi genitali. Vengono citati numerosi casi di corpi rinvenuti parzialmente o completamente nudi, alcuni legati a pali o alberi, e altri con ferite da arma da fuoco ai genitali o segni di mutilazioni. Le accuse di violenze sessuali perpetrate dai miliziani di Hamas il 7 ottobre sono state ampiamente documentate. Diversi ostaggi rilasciati dalla prigionia di Hamas hanno riferito di aver assistito o subito atti di violenza, inclusi episodi di penetrazione forzata, da parte dei loro carcerieri. Hamas ha sempre respinto le accuse di violenza sessuale. Bassem Naim, un rappresentante dell’organizzazione terroristica, ha definito il rapporto «non degno di commento».
Il documento delinea un quadro giuridico per perseguire i responsabili, anche nei casi in cui «l’attribuzione diretta a individui risulti impossibile», e si basa su prove di laboratorio e visive, testimonianze e registrazioni audio. Gli autori hanno presentato il rapporto alla first lady israeliana, Michal Herzog, martedì, con l’obiettivo di stimolare azioni legali sia a livello nazionale che internazionale, identificando dottrine giuridiche applicabili per «aprire la strada a procedimenti giudiziari concreti» attraverso meccanismi internazionali.
«Il nostro scopo è convincere il segretario generale delle Nazioni Unite a includere Hamas nella lista nera delle entità e dei Paesi che tollerano l’uso della violenza sessuale come arma di guerra», ha dichiarato a Reuters la professoressa Ruth Halperin-Kaddari, fondatrice del Progetto Dinah dell’università. A marzo, un rapporto di esperti delle Nazioni Unite aveva affermato che Israele avrebbe utilizzato la violenza sessuale come strategia di guerra a Gaza, accuse che Netanyahu ha respinto, definendole faziose e antisemite.
Una Commissione d’inchiesta dell’Onu sulle violenze sessuali del 7 ottobre ha concluso che le donne israeliane sono state sottoposte «a violenze di genere, incluse violenze fisiche, sessuali e psicologiche, minacce di tali atti, coercizione e privazione arbitraria della libertà». L’Onu ha precisato che le autorità israeliane si sono rifiutate di collaborare con l’indagine e che «gran parte delle informazioni raccolte dal team della missione proviene da istituzioni nazionali israeliane». La missione diplomatica israeliana a Ginevra, nell’aprile dello scorso anno, ha dichiarato che le vittime degli attacchi del 7 ottobre non avrebbero mai ottenuto giustizia dalla commissione Onu, accusandola di essere storicamente antisemita e anti-israeliana.